Le Labrene

Del tempo


Quando l’ombra del telaio si disegnò sulle tendine,  era tra le sette e le otto del mattino ed allora fui di nuovo nel tempo, sentendo il ticchettio dell’orologio.Era quello del nonno e quando papà me lo diede disse: “ Eccoti il mausoleo d’ogni speranza e desiderio, è molto probabile purtroppo che anche tu lo userai per ottenere la dimostrazione per assurdo di ogni umana esperienza, che non potrà soddisfare i tuoi bisogni individuali più di quanto poté soddisfare quelli suoi o di suo padre.Non te lo regalo per ricordarti del tempo, ma anzi affinché tu possa dimenticarlo qualche volta anche solo per un istante, non sprecando il fiato nel tentativo di vincerlo.Perché, disse, le battaglie non si vincono. Non si combattono nemmeno. L’uomo scopre sul campo solo la sua follia e disperazione e la vittoria è un’illusione dei filosofi e degli stolti.”Stava appoggiato alla scatola del colletto ed io, coricato sul letto, lo ascoltavo. Lo sentivo, cioè.Non credo che qualcuno abbia mai ascoltato di proposito un orologio.  In realtà non hai bisogno di ascoltarlo. Puoi dimenticarne il rumore anche a lungo ma poi il  semplice ticchettio di un secondo ricrea ininterrotto  nella tua mente l’intero ed evanescente corteo del tempo che non hai udito.Come diceva papà, per i lunghi e solitari raggi di luce potresti vedere Gesù che cammina. E il buon San Francesco che diceva “Piccola Sorella Morte”, lui che mai ebbe sorelle.William Faulkner, L'Urlo e il Furore