Le Labrene

Un sabato pomeriggio


E così non è assolutamente vero che il sabato pomeriggio sia la liberazione al fondo della settimana grigiastra quando t'accorgi che il Tempo non è per niente dalla tua parte ed anche questa facile coppia di parole "futuro immediato " ti sembra qualcosa di irrimediabilmente distante.Cosicché se esiste solamente un dannato presente, che  presente vero allora sia, perché è ormai insopportabile  la truce beffa del passato remoto che si camuffa con la stessa sapienza di Houdini e poi ti pugnala all'improvviso mentre cerchi una posizione e sei più indifeso di quanto si possa immaginare, mentre cerchi la tua maledetta posizione illudendoti di poter riposare come possono fare qualche volta i ragazzi, mentre cerchi di tirare avanti illudendoti di essere sempre così forte,dopo tutto, come i ragazzi e sei invece più indifeso di quanto si possa immaginare.Così vorrei munirmi di arco e di frecce come mio padre, tirare una freccia nel vento infischiandomene se sanguinerà oppure no, invece di rinchiudermi in labirinti di tristezza senza poter afferrare il Minotauro per le corna e continuare a barcamenarmi saltando da una strada cieca ad un altra anch'essa cieca, coi tramonti di Ottobre bellissimi e desolanti e l'amore e l'affetto che vorrei dare e non ci riesco e tutta la mia dannata disabitudine alla vita che ferocemente salta fuori mentre guardo questa dannata discesa del sole e continuo a scoprire con lo stesso sbalordimento della prima volta, continuo a scoprire come se fosse la prima volta che anche il dolore e la noia e il disgusto di me stesso  o delle persone, anche ognuna di queste  cose ha senso solo per un uomo che bevuto un po' troppo o ingerito qualcosa di illegale o semplicemente per un idiota e che questa forse è la cosa più triste.Così tutti i soliti giochi di raziocinio potranno solamente essere morfina buona per tirare avanti ancora un po' e dimenticare l'assoluto baratro che si spalanca così lucidamente dinanzi ai miei piedi di tanto in tanto quando mi vedrete allora balbettare rifugiandomi alla scacchiera dietro un innocuo scacco di cavallo e cercando una effimera anestesia, un commovente appellarsi alla ragione impotente.Ora il sole è calato e guardo impassibile il buio che sembra inchiostro sul mondo, neanche gli alberi si vedono più, neanche si capisce se si muovono nel vento oppure no e dovrò vestirmi per uscire.