Le Labrene

La mia prigione


Nel titolo una reminiscenza del povero Pellico ma Pellico qui non c'entra anche se adesso naturalmente mentre scrivo il ricordo scolastico sepolto nella memoria ritorna alla luce come un vecchio baule lasciato in soffitta a marcire negli anni ma deformato dal tempo e dal mio umore un po' così di questo venerdì pomeriggio: questo vecchio baule con  Maroncelli seduto sopra con una gamba già tagliata che quasi sghignazza agli austriaci ed una rosa elettrica che risplende nella polverosa oscurità in cui mi sto perdendo a forza di pensare cose più grandi di me.Eppure non dovrebbe essere così triste fare finta di nulla e tuffarsi tra qualche ora nel gomitolo di strade in cui il poeta non voleva tuffarsi , non dovrebbe essere così difficile uscire di casa evitando di restare chiuso qui dentro, nella mia prigione voglio dire, in questa prigione che mi sono costruito e che difendo giorno dopo giorno, cercando di neutralizzare tutti i maledetti ostinati idioti di buon cuore che vorrebbero farmi uscire all'aria aperta, dove si respira, dicono loro.Ma sì perché non dirlo poi che io non possiedo polmoni adatti a respirare l'aria tra la cieca folla delle strade, perché non avere il coraggio di dirlo ed ammettere invece una buona volta, anche se Maroncelli continua a sghignazzare sul baule cercando di distrarmi, anche se Pellico continua a piangere come una femminuccia, perché non dirlo, guardando questi petali polverosi di una finta rosa elettrica e gli Austriaci che minacciano, perché non ammetterlo che questo Spielberg me lo sono costruito da solo e ci sto anche bene dentro?E poi eccoci  ancora qui, dentro queste pareti così sottili che dovrò rinforzare, altrimenti che prigione sarebbe, e mentre scrivo dover sentire in un corridoio vicino a me, forse al di là della mia porta o in una stanza a fianco, sopra un letto o in una cucina o dove non so, questa maledetta ragazza che parla al telefono col suo uomo e piange e cerca disperatamente di non essere abbandonata , questa vicina di casa che ciancia naturalmente di amore e disturba la mia concentrazione peggio di Maroncelli, come se fosse possibile ripetere questa oscena parolaccia, amore, come se fosse giusto e sacrosanto ripeterla, come se fosse possibile non essere abbandonati in questo mondo mentre il povero Pellico continua a piangere e gli austriaci spadroneggiano boriosi per le strade ed  il poeta si è tuffato pure lui nel suo gomitolo ma con una rosa elettrica in bocca ed io cerco di rinforzare con fatica, mattone dopo mattone, infilzato dal mal di testa, questa mia prigione.