Lady G. & Mr Hop

Lungo i precipizi delle passioni

 

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DIMMI COSA VEDI (parte seconda)

Post n°8 pubblicato il 05 Agosto 2013 da LadyG_MrHop
Foto di LadyG_MrHop

In tre passi la raggiungo, le cingo i fianchi, cerco la sua bocca. Se in questo momento dessi retta al mio istinto gliela mangerei. Decido invece di mortificare l'avidità che mi scava nell'intimo e la bacio delicatamente, cerco la sua lingua, le labbra in un lungo gioco tra lievità e pesantezza, tra superficie e profondità. Nel mentre le dita scorrono sulla schiena fino ai glutei, per risalire e fermarsi sui fianchi, stringersi sul seno che punge con capezzoli turgidi.

Mi fermo, la guardo. “Lady G. tra poco ci sarà solo il buio per te” le dico scandendo le parole. Lo vedo che non ha alcun timore, ha gli occhi vivi, luccicanti. È curiosa ma non proferisce parola. Sta parlando con lo sguardo. Ed il suo linguaggio io lo capisco. Le mostro il nastro di raso nero, lo faccio scorrere tra le mie mani e poi sulla sua pelle. Lei segue questo serpente nero che sale lungo la sua schiena, si piega in prossimità del collo e scende di nuovo verso il basso. “Voltati” le dico. Lei esegue il comando. Il mio sguardo dal collo scende per un attimo lungo la schiena. Le bendo gli occhi, stringo i capi in un nodo dietro la testa. Dopo il nodo conto cinquanta centimetri di nastro e con i denti incido il tessuto e lo strappo proprio in quel punto. Prendo in mano quel capo e la guido in modo di averla di nuovo girata di fronte a me.

Mi vedi?” le dico. No, è tutto buio” dice lei. Tiro d'improvviso il nastro. Il suo collo si piega all'indietro. Istintivamente schiude la bocca, io me la prendo subito riempiendola con la lingua. Ha un sussulto. Con le braccia cerca il mio corpo.

Non mi toccare!” le dico, lasciando in sospensione un bacio e la sua lingua che fa capolino tra le labbra. Con l'altra mano, scendo dal viso lungo i fianchi fino al ventre. Sfioro le sue pieghe morbide, carnose, senza violarle. Lo faccio più volte e nel mentre le fisso il viso. Lei non può saperlo. La vedo che respira più profondamente. È bellissima così, ma non glielo dirò mai.

La conduco fino al bordo del letto. La faccio sedere. Spengo le luci. Lascio accesa solo la luce del bagno che diffonde nella camera quella che ritengo essere la giusta luce per noi. Mi spoglio completamente. Lei è lì ferma. Con le mani puntate sulle sue ginocchia. Mi avvicino lentamente di lato. Riprendo il capo del nastro con la mano sinistra. Ho il sesso duro, rigido, il glande scoperto. Desidero le sue mani, la sua bocca, ma provo ad allungare ancora l'attesa quasi morbosa con cui amo scandire i tempi con lei.

La punta del pene è ora a pochi centimetri dalla sua bocca. Ne percepisce l'odore, d'istinto prova ad avvicinarsi ma, proprio come prima, tendo il nastro allontanando la bocca dal boccone che stava bramando. Allento nuovamente la tensione. Sente che può avvicinarsi di nuovo, ma proprio mentre le labbra sfiorano la mia pelle lucida e tesa, nuovamente viene allontanata. Prova ad apporsi a queste costrizioni, si lancia all'improvviso con la bocca aperta verso il mio sesso, lo centra ma non riesce a trattenerlo. Nelle occasioni successive manca diverse volte il bersaglio, certe volte mi raggiunge con le labbra e la punta della lingua senza mai riuscire a trattenermi in bocca. Diventa sempre più famelica, temo anche che possa farsi male al collo per la forza con cui si oppone alla resistenza esercitata dal mio braccio che trattiene il capo della sua benda.

No!” dice ad un certo punto, alzando anche la voce. Un misto tra nervosismo ed eccitazione. Così non l'avevo mai vista. Così non posso proprio resisterle. Abbandono il nastro che le si adagia sulla schiena, le prendo le mani, le guido sul mio sesso. I suoi pugni si chiudono e mi trattengono. Prima una stretta violenta, tale da sentire il sangue pulsare dentro, poi più delicata, che precede di poco una lenta masturbazione con una mano, mentre con l'altra mi accarezza tutto intorno, si intrufola tra le gambe, mi cerca i glutei.

Guardo con quanta dedizione compie quei gesti. Lei è nel buio totale, ma i suoi occhi è come se vedessero tutto. Ha cura di me. Con le mani lo sposta per leccarlo dalla base fino alla punta. Lo fa più volte. Poi sceglie di seguire l'avvallamento lungo il bordo del glande, poi lo prende in bocca a diverse profondità. Poi si interrompe liberandolo dalle sue labbra avvolgenti. Riprende a masturbarmi, poi di nuovo in bocca. Sembra sorridere mentre tutto ciò avviene in una sequenza interminabile, dove ritrovo tutto quello che lei è: passione, erotismo, ironia, curiosità.

D'improvviso recupero quella lucidità che stavo smarrendo nell'abisso della sua sensualità, la stacco da me spingendola verso il letto. Le prendo le braccia, le unisco sopra la testa, recupero il nastro di raso e lo uso per legarle i polsi. Dopo il nodo conto circa un metro e mezzo, in quel punto lo strappo. Cerco sotto il materasso la rete metallica e assicuro il capo in quel punto. Non ha detto una parola durante questa lenta cerimonia di preparazione. Mi metto a cavalcioni su di lei. “Non mi tocchi più Lady G?” le dico con un sarcasmo fuori luogo. La bacio con voracità, le stringo i seni, premendo il mio sesso sulla sua pancia e poi sul ventre.

Mi fermo. Scivolo lungo il suo corpo portandomi fuori dal letto. La guardo. Vedo il suo elemento di costrizione spuntare dal letto, contrasta con il bianco candido delle lenzuola, si avvolge nei suoi polsi interrompendosi irregolarmente in prossimità dell'avambraccio. Un altro capo spunta da sotto la sua spalla, lo seguo e lo vedo congiungersi con la benda ben stretta sui suoi occhi. Poi è solo la sua nudità. I fianchi, le gambe, i piedi appoggiati a terra.

Mi metto in ginocchio davanti alle sue gambe. Le dico: “Apri e alza le gambe”. In un attimo ho il viso a pochi centimetri dal tuo sesso. Mi godo il suo profumo. Respiro profondamente, deve capire che mi sto nutrendo dei suoi vapori. Non so resistere ed inizio a leccarla. Dove sento gonfiarsi la sua pelle insisto con la punta della lingua, mi interrompo a tratti per succhiarla. Scendendo sento il richiamo di un odoroso calore. Violo con la lingua quel luogo. Un sapore intenso mi stordisce i sensi. Respiri profondamente, sale un piacere direttamente proporzionale al gusto che sento in bocca. Piccoli gemiti riempiono il silenzio di quella stanza. La mia visuale è un piano orizzontale, l'avvallamento del suo ombelico, le dolci colline dei suoi seni e sullo sfondo quel viso di donna bendato, le sue labbra e i suoni del suo piacere. Muovo la lingua più in profondità che posso, quando esco non la stacco dal solco delle sue labbra, le risalgo fino a quel monte gonfio e sensibile che succhio delicatamente per poi compiere quel movimento in senso opposto quante volte non lo so. Ad un certo punto la vedo contrarsi, il piacere implode in lei, io non smetto di tenerla in bocca. Segue un lungo respiro e un temporaneo abbandono.

Vederla così rilassata fa prevalere in me una sensazione di dolcezza. La risalgo tutta. Mi adagio sopra di lei. Le accarezzo il volto. Mi avvicino al suo orecchio e le dico “Lady, ti ho dentro ora”. Sorride, potrebbe essere per qualsiasi motivo compreso il fatto che giudichi le mie parole delle stupidaggini, ma la posizione non lascia spazio a tempi morti. Il leggero movimento del mio bacino genera una frizione tra i nostri sessi che immediatamente la predispone ad una nuova sequenza di respiri alterati. La prima volta che l'ho vista respirare così non mi sembrava vero. Era lei! E si stava abbandonando a me!

Continuo a baciarla in una indecisione irrisolta tra labbra, collo e seni. I nostri sessi continuano a toccarsi, con un'impercettibile variazione di inclinazione del bacino sento di essere lì, sul suo confine, spingo quel poco che basta per far scivolare la mia pelle dentro la sua. È come se due mani mi avessero tirato dentro. Mi sento avvolto, riscaldato, lievi contrazioni sembrano seguire i segni di piacere del suo viso.

Inizio a muovermi dentro di lei mantenendo il maggior contatto possibile tra i nostri corpi. Il mio petto sul suo, le mie mani lungo i suoi fianchi in lenti movimenti fino ai glutei e verso le gambe, il mio viso vicino al suo per scrutarne ogni variazione. E giù invece ha luogo una lunga esplorazione in tutte le direzioni, ora lieve e superficiale, ora più intensa e profonda. Davanti ad un continuo crescendo del suo piacere decido improvvisamente di fermarmi rimanendole interamente dentro, fermo, esercitando una certa pressione. Capisce che qualcosa sta cambiando. Rimane in una posizione di ascolto, di attesa, con il petto che si gonfia per questo continuo bisogno di aria.

Mi stacco lentamente da lei, le alzo leggermente le gambe facendo in modo che si adagino sui miei avambracci, le mie mani stringono avidamente i suoi fianchi. Senza nessun preavviso inizio una sequenza di spinte decise, rapide che la colgono inizialmente di sorpresa. Il tessuto che la lega al letto si tende violentemente, intimamente spero che le procuri anche un lieve dolore, certo in ogni caso che sparirà in quel piacere che sembra salirle sempre di più. Inizia a non controllare le reazioni, muove la testa a destra e sinistra, la schiena si inarca creando ponti precari destinati a crollare sotto il movimento che le dono. Vederla così mi fa eccitare ancora di più e non riesco a fermarmi, con la mano destra tocco quelle labbra lucide, bagnate, le seguo con le dita nelle introflessioni che il mio sesso imprime loro quando entra dentro e nelle estroflessioni che produce quando esce fuori.

Due corpi vibrano ora all'unisono. La sento salire, le pause tra un respiro e l'altro si fanno serrate fino a scomparire. Viene! Di forza, generando una tensione incredibile al nastro che la lega al letto. Poi è come se cadesse al suolo da un palazzo di dieci piani. Sulla pelle qualche goccia di sudore. Completamente abbandonata.

Lady, dimmi cosa vedi”, le dico a mezza voce, sdraiandomi nuovamente sopra di lei. Non ho mai smesso di guardarti” mi risponde fiera di questa sua capacità. Io non riesco ad aggiungere altro. Le bacio le labbra, mentre ad occhi chiusi le libero le mani. Con una va a tenermi la testa, quasi a voler riconquistare la gestione autonoma di un bacio, l'altra la sento muovere lungo la schiena. Poi è la volta di privarla della benda. Per un tempo imprecisato mi godo il suo sguardo. Non so cosa le stesse realmente passando per la mente in questo momento; io ho solo voglia di entrarle dentro anche per quella via. È una successione di istanti che ci restituisce una nuova lentezza, calma, intimi scambi di percezioni senza dirci nulla, ma proprio in un altro istante tutto muta di nuovo. Le passo un braccio lungo i fianchi, la tiro su con forza verso di me, con le gambe istintivamente mi cinge i glutei. Teniamo quella posizione qualche momento per virare verso un'altra dove è lei a volermi stare sopra.

Sono sdraiato supino. Lei giace su di me. Guardarla da qui è uno spettacolo. Il mio sesso è completamente dentro al suo. Appare e scompare nelle quantità e con il ritmo che imprime lei. Si muove regalandomi il piacere crescente del gesto in sé, che si moltiplica se fisso il suo sguardo, se vedo come il suo movimento si riverbera sui seni, se penso che tutto ciò lo sto vivendo davvero.

Di tanto in tanto le nostre mani si cercano, un po' come fanno i bambini, palmo contro palmo nelle canzoncine della prima età scolare. Con noi danno origine ad una danza, ora lenta e cadenzata, ora feroce e intensa. Ogni volta che la sento scendere spingo il bacino verso di lei. Seguirla in tutti i suoi aspetti in questi momenti è quasi ipnotico. Ci perdo la testa. Come lei non lesino voce e parole per testimoniare il mio piacere. Un ritmo che mi fa salire su montagne alte come sogni, un salire a perdifiato, con il vento in faccia ed il cuore che ti si spacca in mezzo al petto.

La vedo, vola! Ed io con lei! Ora! Vengo. Viene. Le mie dita affondano nella carne delle sue cosce, le sue dita nella carne del mio petto. Io dentro di lei. Lei avvolta a me. Rimaniamo così per istanti lunghissimi. Poi lei si adagia sul mio petto. Cerchiamo un'aria che sembra insufficiente per mantenerci in vita. Poi lentamente uno vicino all'altro, sguardo al soffitto.

Lady, dimmi cosa vedi ora?” le dico, sapendo che l'ulteriore reiterazione della domanda sarebbe stata fuori luogo. Lei si volta e guardando un punto indefinito dice: “Vedo te” e voltandosi aggiunge: “E tu dimmi, cosa vedi ora?”. Vedo te” rispondo io.

Mi alzo dal letto, cerco nella giacca il mio Ipod. Una rapida ricerca del brano. Le sistemo le cuffie in testa. Regolo il volume. Questa è Lady Stardust” le dico, “Quando ti penso, la metto sempre”.

LadyG & Mr Hop

 
 
 

DIMMI COSA VEDI (parte prima)

Post n°7 pubblicato il 05 Agosto 2013 da LadyG_MrHop
Foto di LadyG_MrHop

Mentre sto per entrare nella seconda galleria lo stereo della macchina suona una struggente Lady Stardust; sulla strada che scorre veloce si sommano in trasparenza immagini in successione cadenzata. Il suo sguardo, che qualche giorno fa ho visto mutare almeno cinque volte. La sua voce, che ha colorato le parole che ha detto per intero e quelle che ha lasciato a metà. La sua bocca, che ho visto dischiudersi per cedermi il calore che tratteneva al suo interno. La sua pelle, che ho attraversato memorizzando ogni anfratto, ogni piega ed anche una curiosa aggregazione di nei sulla gamba destra.

È il carro” mi ha detto, standomi seduta a cavalcioni vestita solo di autoreggenti ed una mutandina. Io ho sorriso, pensando all'orsa maggiore e al fatto che non ero poi così certo se fossero o meno la stessa cosa. Evidentemente le stelle ti hanno voluto segnare” le avrei voluto dire, ma non ci sono riuscito poiché la sua bocca stava mordendo le fragole e le sue labbra si facevano sempre più vicine alle mie.

Parcheggio nei pressi dell'ufficio. L'espresso del mattino, il rito di girare il cucchiaino nella tazzina anche se sono anni che non aggiungo zucchero al caffè. Salgo le scale fino al secondo piano, volgo lo sguardo ugualmente a destra pur sapendo che il suo ufficio è chiuso; a quest'ora infatti dovrebbe essere in treno, destinazione Roma per una di quelle riunioni che il nostro lavoro periodicamente ci regala e che prevede anche il pernottamento, visto che si concludono sempre nella giornata successiva.

Proseguo verso sinistra, raggiungo il mio ufficio, mi siedo alla mia scrivania, prendo in mano il tablet. “Buongiorno Lady G. levataccia questa mattina, eh? Dimmi, cosa vedi ora?” scrivo di getto, aggiungendo l'emoticon di un bacio e di un treno che sbuffa vapore. A seguire accendo il pc, leggo le e-mail più importanti, controllo gli impegni giornalieri; inizio una serie di telefonate per poi uscire e raggiungere il luogo della prima riunione. Durante quell'incontro, dove penso di aver avuto una curva di attenzione decrescente, controllo sul tablet la presenza di una sua risposta. Beh, davanti a me c'è una signora che sta sfogliando settimanali tipo Chi, Eva3000, DiPiù, Top, Novella2000 e, dato che il mio cellulare non smette mai di suonare sembra non gradire le mie continue risposte al telefono. Evidentemente sto disturbando letture spesse. Sull'altro posto invece c'è un tipo strano, guarda sempre fuori dal finestrino, ma ho notato che sfrutta il vetro per guardarmi. Che sia uno psicopatico? Speriamo!” rispondi aggiungendo una faccina sorridente con annessa linguaggia e poi ancora “Forse è meglio però conoscere uno psicopatico alla volta, giusto Mr. Hop?”

Rientro in sede. Poche gocce di pioggia moltiplicano il traffico della città. Tutto sommato meglio. Ripenso al suo messaggio. Dallo specchietto retrovisore mi vedo sorridere. Psicopatico. Ammetto che nessuno me lo aveva mai detto. E ammetto che mi piace. Nel suo mondo ha una declinazione intrigante e pertanto mi fa stare bene. Nell'ultimo tratto di strada si crea un'improvvisa coda di vetture. Una signora sta infatti attraversando lentamente la via in prossimità delle strisce pedonali. Noto sulla mia sinistra un negozio che vende tessuti, bottoni, cerniere. D'istinto metto la freccia, parcheggio impropriamente la macchina sul marciapiede. Entro dentro, una signora ultra settantenne mi accoglie bonariamente con un “Buongiorno, mi dica”. Senza alcuna esitazione le dico: “Ha del tessuto in raso nero già tagliato in strisce?”. Dunque, si. Ho diverse altezze. Tre, cinque e venti centimetri. Per altezze diverse però me lo deve ordinare, lo faccio tagliare da mio marito e se ripassa più tardi glielo faccio trovare pronto” dice con disponibile professionalità. Rifletto un attimo e dico: “Quello da cinque è perfetto, me ne da tre metri?”

Esco dal negozio con un sacchettino di carta ed un sorriso mal celato. Salgo in macchina e rientro in ufficio. Pranzo velocemente, fingo di interessarmi alle conversazioni con i colleghi, cerco di rispondere a loro domande che mi perseguitano da tempo e poi di nuovo al lavoro. Seguire l'istinto. Quando senti di fidarti totalmente di una persona non serve ripeterti il mantra. E così è l'istinto che mi dice di non essere in grado di aspettare il suo ritorno per vederla vestita solo con il nastro che ora tengo stretto tra le mani. È così è d'istinto che prenoto il treno delle 18:07 per Roma.

Prendo il tablet con l'intento di informarla della decisione, ma poi mi convinco che è meglio di no. Su whatsapp le scrivo: “Ehy Lady, dimmi, cosa vedi? Una testa pelata di un tipo che non conosci, un continuo parlarci addosso, una discussione che non decolla e ruzzle che non funziona” risponde nel giro di pochi minuti e aggiunge: “Ma 'sta cosa del dimmi cosa vedi mi fa pensare. Cosa hai in mente Mr. Hop? Come se non ti conoscessi!”.

Decido di non rispondere. Nel frattempo inizio ad organizzare il condominio di balle per giustificare la mia partenza per Roma. Sposto gli appuntamenti in sovrapposizione, una sequenza interminabile di telefonate, un veloce passaggio da casa e poi in stazione con qualche minuto di anticipo prima dell'arrivo del treno. Mi accomodo, riprendo il tablet tra le mani.

Dai non ti lamentare, sei a Roma no? Anche se ci sei per lavoro è pur sempre Roma. Ma in che zona sei?” le scrivo, cercando di capire come organizzarmi. Beh senti, se devo andare a divertirmi scelgo io con chi andare. Non basta Roma per vestire tutto di bello e divertente. Comunque sono a Trastevere, di solito le riunioni le facciamo qui” risponde lei, anche un po' stizzita direi.

Intanto il treno solca velocemente i territori. Il cielo si fa più scuro ad ogni mio nuovo sguardo. Riprendo in mano il tablet. Ehy Lady, dimmi, cosa vedi?” le scrivo. Mr Hop, ma cosa ti è preso oggi? È la tua patologia che sta peggiorando?” risponde lei, aggiungendo la faccina che ride.

No, è solo che mi piacerebbe che i tuoi occhi oggi fossero i miei, tutto qui” preciso io. Ah, un modo per essere qui. Bello. Allora, ora vedo un'acquacotta della Tuscia e un bicchiere di vino bianco dei Castelli. Ne bevo poco, tu conosci gli effetti secondari sennò” scrive lei.

Wow, nel pieno della tradizione romana!” ribatto e aggiungo “Dove sei a mangiare?” Siamo un gruppetto in un posto davanti all'albergo. Sono stanchissima, così esco e poi nanna. Sono all'Antica Trattoria da Carlone. Lo conosci?” risponde lei. No, non ci sono mai stato. Se merita fammi sapere. Buon appetito” digito io.

Ora ho tutte le informazioni che mi servono. Trovo su internet la via del ristorante e se poi l'albergo è proprio di fronte non dovrebbero esserci problemi. Intanto arriviamo a destinazione. Roma Termini. Corro nella piazzola dei taxi, schivo i soliti abusivi, e salgo sul primo disponibile.

Dottò, dove la porto?” dice il tipo.Dunque, Via della Luce 5, grazie” dico a memoria. Mentre sono in macchina arriva un suo messaggio. Mr Hop, tutto buono. Te lo consiglio. Non mi sono fatta mancare neanche il dolce, uno sformato al cioccolato. 240 kilocalorie, sicuro!” aggiungendo l'emoticon della risata a crepapelle.

Sei sempre la solita Lady. Ma dimmi, ora cosa vedi?” insisto ancora. Un letto matrimoniale, tappezzeria rosa, due abat-jour a parete. Sono già in stanza. Mi faccio una doccia. Bacio” risponde lei. Intanto il taxi mi porta a destinazione. Ho davanti il ristorante che diceva lei e l'albergo è proprio alle mie spalle. Una sensazione strana si impossessa di me. Ora devo entrare in un albergo dove non soggiorno. Che faccio? Io se vedo una comitiva mi ci infilo dentro come se fossi un cliente, tanto il personale è a turni, certamente non memorizzano i volti. Male che vada chiedo una stanza, sperando che non sia tutto occupato.

Riapro il tablet e scrivo: “Ehy Lady, numero di camera? Dai che me lo gioco alla roulette on line. Magari porta bene”. Te che giochi alla roulette on line! Ma stai sviluppando una ludopatia galoppante Mr. Hop! Comunque mi hanno messo alla 23” risponde lei.

Ragiono su come organizzarmi. Sta al secondo piano alla numero 3. Ora basta aspettare il momento giusto. Intanto aggiungo: “Ehy Lady, dimmi, cosa vedi ora?”. Lo vuoi proprio sapere?” risponde lei. Certo che si” ribatto io. Beh l'hai voluto tu. Essendo appena uscita dalla doccia ed essendo davanti allo specchio, vedo me stessa, completamente nuda” sapendo di stuzzicarmi. Ah questa non me l'aspettavo” dico io e poi “Senti, rimani così e lo accetti un gioco?”. Che gioco?”. Tu rimani così. Accetti?”. Secondo te mi tiro indietro? Accetto. Si!” dice, sapendo di poter affrontare tutte le sfide del mondo. Allora se sentirai bussare alla tua porta, così come sei la aprirai, ok?”. Cosa? E chi vuoi che bussi qui?” dice lei. Ma non avevi detto che avresti accettato?” scrivo, aggiungendo la faccetta arrabbiata. Sei pazzo, anzi psicopatico, lo sai. Ok accetto” con il suo tipico orgoglio.

Intanto vedo un gruppo di turisti inglesi che stanno per salire in albergo. Mi faccio coraggio ed entro con loro. Si fermano nella piccola hall, qualcuno guarda la carta della città, qualcuno parla con il portiere di notte. Io mi dirigo tranquillamente guardando il tablet verso le scale e salgo. Girata la prima rampa faccio i gradini due alla volta. Con un sorriso stampato in bocca arrivo al secondo piano. La moquette nei corridoi rende silenzioso il mio passo. Poi d'un tratto vedo il numero magico. 23. Busso con tre tocchi.

La porta si schiude lentamente e nonostante l'irrazionalità della mia richiesta aveva un braccio che cercava di occultare il seno e con una mano imitava la forma di una foglia per celare il ventre, i piedi scalzi sul parquet uno sull'altro.

Mi vede, esplode in un sorriso. “No, non ci posso credere!” dice indietreggiando di due passi e recuperando la naturalezza dello stare nuda davanti ai miei occhi. Io rimango appoggiato alla porta. La guardo e lentamente dalla tasca interna della giacca estraggo il lungo tessuto di raso nero che srotolo lanciandolo verso di lei, tenendo un capo saldamente in mano, muovendolo creando onde sommarie come fanno le atlete della ginnastica ritmica.

Sorride e con la consueta ironia aggiunge: “Sono senza trucco. Sono senza tacchi. Così la mia figura non si slancia affatto. Un disastro!”. Proprio un disastro” aggiungo io, enfatizzando lo scrutarla centimetro dopo centimetro e fermandomi poi sui suoi occhi. L'iniziale ilarità cede il posto ad una nuova complicità. Non occorre dire nulla, morde involontariamente il labbro inferiore, sostiene il mio sguardo, si appoggia con la spalla al muro, china leggermente il capo, lei non sa in questi pochi gesti quanta benzina sta versando sul fuoco che sono. O forse si, lo sa.

Io cerco in ogni caso di non farle percepire tutto questo, ho in testa un gioco, un gioco che ho pensato per lei. Lo inizierò secondo le regole e i tempi che ho immaginato e poi lo lascerò scivolare nelle frequenze della sua sensualità, me lo restituirà alterato e da quel risultato trarrò nuovi stimoli. Lei è in grado di fare tutto questo. Sempre. 

 
 
 

MOMENTI DI MEZZO ...

Post n°6 pubblicato il 06 Luglio 2013 da LadyG_MrHop

Il cambio di sguardo avviene in una frazione di secondo. Non ho il tempo neanche di cogliere il momento di mezzo tra uno stato ed un altro. Lei lo ha già.  Ed anche il suo respiro é mutato. 

Prendile qualche oncia dei suoi pensieri Mr Hop, proprio in quegli istanti e stupisci quell'essere se ci riesci.

 
 
 

SOLO PER QUALCHE ISTANTE ...

Post n°5 pubblicato il 01 Luglio 2013 da LadyG_MrHop
Foto di LadyG_MrHop

... si solo per qualche istante, sentirti contrarre per un breve ma intenso dolore, sentire le tue mani confuse tra il respingermi e il tirarmi ancora più dentro, tutto fuso nel calore bruciante di un piacere dalle tinte e dai profumi sempre nuovi ma sempre più intensi.

apparsa questa mattina in una veste floreale ... scomparsa qualche ora dopo, i fiori mi sono rimasti addosso ... 

Grazie Lady G.

Mr Hop

 
 
 

DADI E DINTORNI ...

Post n°4 pubblicato il 28 Giugno 2013 da LadyG_MrHop
Foto di LadyG_MrHop

 

“Fai tu il primo lancio” mi dice Emme, mettendomi in mano due dadi neri con i punti dorati.

Il vassoio con cui il cameriere ci ha portato la bottiglia di Krug e le fragole viene scelto come area dove lanciare i dadi.

Scuoto la mano e i dadi abbandonano la mia presa. Tre e cinque. Otto.

Ora tocca ad Emme; proprio come ho fatto io, li scuote nel pugno della mano, soffia sul pugno e poi lancia. Quattro e sei. Dieci.

E’ di nuovo il mio turno. Nonostante la banalità del gioco inizio a sentire una certa tensione competitiva. Lancio e ottengo un tre e un cinque. Otto e sono a sedici.

Di nuovo è la volta di Emme. Questa volta li lancia di getto. Uno e quattro. Cinque. Raggiunge così quindici.

Sono molto vicino a ventuno. C’è il rischio concreto di sballare. Ho un punto di più. Potrei rinunciare al lancio. Emme è obbligato a lanciare poiché sta un punto indietro. Se fa più di sei vinco io.

“Rinuncio al giro io, a te” dico, cedendogli i dadi.

Capisce la mia strategia. Inizia a muovere i dadi nel pugno della mano, soffia delicatamente e lancia. Il primo dado dice tre, il secondo sbatte sul bordo del vassoio, ritorna al centro e mostra la faccia con il due. Cinque. E quindi venti.

“Vittoria!” esulta e aggiunge “Consolati, com’è che si dice? Sfortunato al gioco e fortunato in …” volgendo lo sguardo verso di te.

Esse applaude la vincita del suo uomo. Tu sorridendo “Ed ora? Cosa hai vinto?”.

Emme si fa serio e scandendo lentamente le parole dice “Mr Hop, devi mostrarmi con accuratezza il seno della tua signora”. Come se non avesse detto nulla di particolare prese la coppa ed in segno di una bevuta alla tua salute, lo alza verso di te e lo svuota.

La richiesta mi coglie completamente di sorpresa. Che faccio? Rimango con gli occhi incollati sulle due facce dei dadi che hanno determinato questa situazione. D’un tratto la tua voce: “Ehy, i debiti di gioco si pagano sempre. Vieni qui e slacciami il corpetto”.

Il nastro rosa sul retro attraversava una trentina di asole, il fiocco stava in alto. Tiro un capo ed inizio lentamente a sfilarlo. Si blocca alla seconda asola, interviene Esse.

“Ti do una mano Mr. Hop” ridendo.

Arriviamo in fondo. Ti vedo la schiena nuda.

Devo restare calmo. Devo restare calmo, cercando di convincermi faccio rimbalzare nella mia testa quelle parole.

In pochi istanti riesco ad aprirlo completamente, diviene per pochi istanti un paravento, per poi sparire anch’esso.

Un seno florido, prima costretto in un’innaturale posizione, appare in tutta la sua bellezza, i capezzoli leggermente pronunciati.

Cercando di ostentare sicurezza e fierezza dico “Ecco a te il suo seno”. Nel farlo lo sfioro di lato con la mano sinistra, mentre con la destra ti cingo delicatamente il fianco. Sento un brivido in te, deglutisci, dischiudi le labbra, respiri.

La tua reazione mi cede coraggio e aggiungo “Sono proprio fortunato, hai ragione Emme”. Mi pongo dietro di te e con le due mani ti stringo i seni per apprezzarne peso, forma e consistenza. In questo modo penso che Emme possa cogliere tutte le informazioni di cui necessita per veder pagato il mio debito. Lo sento caldo, morbido, sui palmi sento i capezzoli spingere. Quando non ti stringo te li tocco delicatamente con due dita. Tu sembri apprezzare. Chiudi gli occhi. Abbandoni leggermente la testa all’indietro. Poi recuperi la posizione e guardi Esse. Poi guardi Emme. Poi richiudi gli occhi.

Esse durante questa scena ti guardava con occhi dolci e con voce flebile e aggiunse “Sei proprio bella, sai?”. Tu non dici nulla ma sorridi.

Ritenendo di aver adempiuto ritorno all’improvvisato tavolino da gioco. “Mi concederai la rivincita spero, no?” rivolgendomi ad Emme.

Ti ho lasciato sulla mia destra. Parrucca rosa, maschera con le piume, gonna vaporosa, stivaletti con tacco con un nastro rosa intrecciato come nel corpetto, guanti di seta. A seno nudo.

Con la coda dell’occhio vedo che Esse ti si avvicina, mentre muovo nell’aria il pugno con dentro i dadi. Lancio. Sei e uno. Sette.

Li cedo al mio avversario che se ne libera subito. Quattro e tre. Sette.

“Siamo alla pari” dico con aria di sfida.

Scuoto vigorosamente i dadi nel pugno. Accompagno il lancio con un “forza belli!” e magicamente compaiono due sei. Dodici e sette di prima, diciannove.

“Bel colpo” dico. “E vediamo adesso cosa riesci a fare!”

Raccolgo i dadi e mentre glieli cedo avverto il suono inconfondibile di un bacio.

Mi volto verso di te e ti trovo delicatamente abbracciata ad Esse. Vi stavate scambiando un bacio incuranti di ogni cosa. Le lingue si palesavano diverse volte all’esterno. Con una mano ti toccava il seno e con l’altra ti accarezzava il collo.

Tu cercavi di avvicinarla sempre più a te. Lei tirandosi su la gonna con la gamba entra tra le tue. Anche la tua gonna sale e mostra le autoreggenti con un delizioso nastrino rosa sul bordo.

Io ed Emme rimaniamo fermi davanti a questo spettacolo. Io rigido seduto sul bordo del cuscino, lui rilassato, si accende una sigaretta, accavalla le gambe e sprofonda delicatamente nel divano.

La vostra dinamica tende a crescere, noto il tuo respiro più intenso, generato penso dal ginocchio di Esse che sembra muoversi proprio fra le tua gambe.

La aiuti a togliersi il suo corpetto. È meno complesso del tuo. Bottoni a pressioni. In un attimo è a seno nudo. Un giovane seno, piccolo, con i capezzoli fini ed inturgiditi.

Ti avventi su quella giovinezza. Le tue labbra si prendono tutto in bocca uno di quei capezzoli. Lei ha un fremito. Quando lo liberi è ancora più turgido. La tua lingua continua a stimolarlo e mentre lo fai la guardi. È lei a prendere l’iniziativa adesso. Stringe con le mani i tuoi seni, le sue piccole mani non li contengono, vorticosamente la sua lingua si concentra sui tuoi capezzoli, prima uno e poi l’altro. Sono lucidissimi, duri. Tu le tieni la mano sul collo. Poi si stacca da te, sale lungo il collo e violentemente ti bacia, ti cerca la lingua, ti morde le labbra.

Tu sei dentro il vortice. Non hai occhi che per lei.

Io non so cosa pensare. La visione è eccitante. La situazione è inaspettata. A tratti mi sento un intruso ma non riesco a staccarti gli occhi di dosso.

Vedo Emme avvicinarsi a Esse. Le accarezza le schiena nuda. Le cerca la chiusura della gonna e gliela sfila. Il gesto rivela un perizoma piccolissimo nero con un cuoricino in metallo dorato che fa da giuntura dei tre pezzi di tessuto sul retro.

Con fare rapido e famelico Esse cerca di fare la stessa cosa con te. Trova con rapidità la chiusura della tua gonna. Te la sfila. Sveli così una deliziosa culotte di pizzo.

Emme continua ad accarezzare la sua giovane compagna mentre lei è rapida, incessante, la sua lingua ti attraversa la pelle. Le sue labbra cercano ogni centimetro di te. Ora è in ginocchio, indugia sul tuo ombelico, poi d’un tratto i suoi pugni stringono a destra e sinistra la tua biancheria e con un gesto rapido te la sfilano. Vedo la leggera difficoltà a far scivolare i tessuti tra i tuoi glutei e il divano, vedo le tue gambe chiudersi e alzarsi verso l’altro, vedo la mutandina salire lungo le cosce, la vedo arrivare alle ginocchia, la vedo salire verso i polpacci e abbandonare il tuo corpo dopo essersi impigliata per un attimo nel tacco dello stivale.

Poi lentamente le gambe recuperano l’originaria posizione. Le apri. Hai Esse in ginocchio davanti a te.

Dalla mia posizione vedo distintamente il tuo sesso. La pelle bianca. Nessun pelo, le labbra carnose, l’una vicina all’altra. Mentre sta in ginocchio Esse si sfila il suo perizoma. Da dietro le vedo i glutei, piccoli, sodi e quando apre le gambe per meglio posizionarsi davanti a te, le vedo le piccole labbra leggermente dischiuse.

Si ferma davanti al tuo inguine. Te lo guarda, sembra prenderne il profumo. Vi guardate. Si avvicina e in un attimo la sua lingua separa le tue labbra. Dal basso verso l’alto, più volte per poi fermarsi lì a succhiarti quella parte di te sempre più manifesta e turgida. Inarchi la schiena. Con una mano ti accarezzi la coscia, con l’altra il seno. Ed inizi a perderti in un piacere intenso.

Apri gli occhi d’un tratto e mi guardi. Sembra che tu mi stia sfidando. La testa di Esse si muove sul tuo sesso, due dita entrano ed escono da te delicatamente. Ora con una mano le tieni la testa.

Emme indugia un po’ sui glutei di Esse, poi inizia a masturbarla.

Istintivamente mi avvicino. Tu, aiutandoti con i denti, sfili i guanti che non avevi ancora abbandonato. La tua mano si appoggia sulla mia gamba, sale lentamente. La sento pesante, a tratti si ferma e mi stringe proprio mentre hai punte di piacere indotte dalla lingua di Esse.

Raggiungi il mio sesso. È duro, lo agguanti e ne aumenti la presa in corrispondenza delle sue spinte sempre più decise. Respiri sempre più velocemente, non contieni più il tuo piacere, la tua voce sale, la inciti a non fermarsi e vieni violentemente. Esse non stacca la sua bocca per un secondo e raccoglie tutto il tuo sapore. Io non credo ai miei occhi.

Emme si spoglia. Il suo pene eretto non sfugge alla sua compagna. Sorride, si stacca da te, lo bacia sulla punta. Tenendolo delicatamente in mano lo guida verso di te. Tu, ancora abbandonata a gambe aperte sul divano, vieni invitata dalla ragazza a recuperare una posizione da normale seduta.

Ti prende la mano e la pone al posto della sua. Ti guarda e seria dice “Prendi il mio uomo”.

Tu senza dire nulla avvicini il sesso del casanova alla tua bocca, lo strofini delicatamente sulle labbra, poi tiri fuori la lingua ed inizi a leccargli la punta. Chiudi gli occhi e in un attimo lo accogli nella bocca. Con una mano eserciti il movimento tipico della masturbazione, con la bocca termini il movimento iniziato con la mano. Così innumerevoli volte. L’altra mano la tieni sul suo gluteo, a tratti gli affondi le unghie variamente colorate dove spicca anche un curioso brillantino.

Esse ti guarda soddisfatta. Poi si dirige verso di me gattonando.

Mi spoglia senza dire nulla. Me lo prende in mano. È umido, fa scendere delicatamente la pelle e con la bocca copre interamente la parte appena liberata. Dentro sento le sua lingua avvolgerlo totalmente, in tutte le direzioni.

Me lo tiene alla base. Io rimango fermo. Poi lo libera dalla bocca ed inizia a masturbarmi a due mani. Sembra un rito. Una successione di gesti fatti con maestria, consapevole forse di questa arte; senza fermare quel movimento ritorna a prendermi in bocca come all’inizio, poi lo libera di nuovo e ti guarda mentre non smetti di tenerlo in bocca ad Emme.

Ti accorgi di essere guardata. Lo lasci ma continui a masturbarlo, le sorridi e dici “Ora però rivoglio mio marito”. Mi guardi sorridendo.

Esse gattonando mi lascia abbandonato sul divano. Il suo posto ora lo prendi tu.

Lo prendi in mano delicatamente. “Allora Mr Hop, che facciamo eh?”

Con una mano mi tieni i testicoli, con l’altra inizi una lentissima masturbazione, con la lingua circumnavighi il glande. Poi allunghi le mani fino al petto ed inizi a prendermi profondamente in bocca.

Ti interrompi un attimo. Ti togli la parrucca rosa. Un taglio corto, sbarazzino. I capelli sono neri, corvini. Li muovi un po’ con il vezzo tipico di donna e poi ti ributti sul mio sesso. Segui le vene con le dita. Quando non lo tieni in bocca, lo lecchi dalla base fino alla punta.

Una sequenza alternata, regalata con passione e dedizione.

Poi ti fermi. Ti alzi lentamente in piedi. Mi guardi fisso e dici “E ora?”.

Ti metti in ginocchio sul divano con le gambe divaricate su di me. Con la mano orienti il mio pene, lo appoggi sulle tue labbra, poi completando la seduta mi prendi dentro.

Inizi a cavalcarmi. Un ritmo non veloce ma regolare, in grado di garantirti profondità.

Io ti tengo i fianchi in modo da spingere per tendere a riempirti il più possibile di me.

Il seno si muove. A tratti lo tocco, lo lecco.

Poi ti fermi e lasci che sia io a gestirmi dentro di te. Tenendoti i glutei, senza perdere occasione di accarezzarti l’ingresso dell’ano, mi muovo dentro di te. A tratti spingo con forza, il rumore della nostra pelle che sbatte è inequivocabile.

Il tuo piacere sale. Mi inciti a continuare per poi regalarmi, dopo una sequenza di affondi senza tempo, un orgasmo violento.

Da lì a poco seguo la stessa strada, pochi istanti dopo esco da te, sei un fuoco e, senza doverlo neanche toccare, ti vengo sui glutei.

 

Ci guardiamo da dietro le nostre maschere. A seguire una risata sincera con il cuore in bocca e il respiro in fase di recupero. Rimaniamo abbracciati.

Sento le tue labbra vicino all’orecchio che mi sussurrano: “Ehy Mr Hop, niente baci hai visto, troppo intimi, no?”

Poi sorridendo, indicando Emme e Esse che fino a quel momento avevano indugiato in un petting reciproco mentre ci guardavano, dici: “Ora tocca a voi però”.

 

Lady G & Mr Hop

 

 

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: LadyG_MrHop
Data di creazione: 09/04/2013
 

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