Arte Cul-in-Aria

Il pesto del Lupo


Tanti anni fa venne a casa mia un attore genovese all'epoca famoso, oggi un po' dimenticato, che cucino' una pasta al pesto che ancora me la ricordo. Cioè me ne ricordo bene il sapore, ma non come si cucina. Ho tentato varie volte di ricreare il gusto di quel piatto e devo ammettere di non esserci mai riuscita. Ad ogni modo la ricetta era questa:Si prendono parecchie foglie di basilico, il più apprezzato è quello piccolo genovese ma se non si abita da quelle parti va bene qualsiasi tipo. Si mettono nel mortaio due spicchi di aglio, un 50-70 gr di pinoli e il sale grosso e si pesta bene. Si aggiungono le foglie di basilico, il pecorino e  l'olio a filo e si continua a pestare fino a ridurre il tutto a una polpa verdastra che detta cosi' sembra una cacarella di bimbo enterocolitico. Si scola la pasta (le trenette o le trofie), si condisce con il pesto pestato e il parmigiano e si porta in tavola. Se il pesto dovesse risultare troppo denso si puo' diluire con l'acqua della pasta. Sembra che il pesto fosse già conosciuto dagli antichi romani, ne parla infatti Virgilio nel suo "Moretum", un poemetto di ambiente georgico, ma per lo più la sua origine viene fatta risalire al 1800, probabilmente tratta dall'agliata di aglio e noci risalente all'epoca della Repubblica marinara di Genova.