Post n°1658 pubblicato il 08 Maggio 2019 da
Vince198 Che mi ami tu lo dici, ma con una voce più casta di quella di una suora che per se sola i dolci vespri canta, quando la campana risuona su, amami davvero! Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso freddo come un alba di penitenza, suora crudele di San Cupido devota ai giorni d’astinenza su, amami davvero! Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra tinte di corallo insegnano meno gioia dei coralli del mare mai che si imbroncino di baci su, amami davvero! Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano non stringe chi teneramente la stringe; è morta come quella d’una statua mentre la mia brucia di passione su, amami davvero! Su, incendiamoci di parole e bruciandomi sorridimi – stringimi come devono gli amanti – su, baciami e l’urna, poi, delle mie ceneri seppelliscila nel tuo cuore su amami davvero! (J. Keats) .. Sembra una preghiera accorata, angosciata quasi: il bisogno d’essere amato dello stesso amore e di bruciarne fin nell’intimo è più che auspicabile. É più che ovvio che se amore è, non si possono avanzare troppe pretese, ovvero se non funziona è meglio fermarsi, altrimenti sofferenze “inconsolabili” sono assicurate. Una via che ho già percorso tanti anni fa e che conosco bene: l’aver letto questi versi di Keats conferma che il bel sentimento avvince solo se non lo si condiziona. In altri termini il classico “al cuor non si comanda” non ha origine né fine: è sempre esistito. Però c'è chi ancora e purtroppo ai nostri giorni non se ne rende conto, accecato com'è da un desiderio che può non trovare giusta corrispondenza: come se la rinuncia diventasse un costante martirio per l'anima. Conseguenti incomprensioni, possibili e odiose forzature sono del tutto prevedibili..