Laggiù

Post N° 111


---------------------------------------------------------------------------------------------------------- -E' molto tempo che non mi accosto al mare, ne ho osservato le immagini immolarsi in cartoncini estivi, sentendone il profumo di sabbia bagnata emergere dalle poche righe, uno spazio angusto in cui entro a passeggiare accettando l'invito lasciato da una porta aperta su di un remoto ricordo, lasciandomi lambire dal sussurro di un'onda con pių abbrivio. La folla colorata č stranamente immobile e silenziosa sotto il sole a picco, ed io tra loro scivolo inosservato, una meteora senza luce che segue la parabola della costa fino a toccare nuovamente quel promontorio che so essere verde come l'erba che vi cresce disordinata. Il tempo delle onde mi assomiglia, lo stesso ritmo sfiora la spiaggia, spuma bianca si apre in molteplici ventagli nella sabbia scura, e il mio passo senza rumore, i punti sospesi in quella pagina. Sul promontorio incuneato nelle onde, laddove il rumore del mare si muta in bisbiglio, domina dalla sua posizione leggermente elevata, un reticolo di massi squadrati, figure geometriche in cui albergavano i sogni di chi li pose a loro protezione e dimora, ma che ora, persi nelle nebbie del passato, rimangono soli ad incorniciare rovi e sterpaglie. Doveva esserci un tetto, legno strappato agli abeti cresciuti qui intorno, e una luce, issata nella notte, sulla cima pių alta della frastagliata scogliera a lampaggiare fra le onde per chi si fosse smarrito nei marosi. Ma il sole, mentre m'incammino č ancora alto, un calore appena attenuato dalla fresca brezza che spinge le onde e me verso quelle fiamme che ardono nel tempo. -----