« Messaggio #118

Post N° 119

Post n°119 pubblicato il 17 Maggio 2008 da Mc.Wire

--------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------------------------------



Dal pontile di pietra guardo le onde mentre sinuose corrono verso la spiaggia infinita, sono perturbazioni nate oltre l'orizzonte che si propagano attraverso lo spazio nel tempo loro concesso. Camminano sulle acque senza apparente motivo se non essere viste da chi vuole guardare, spinte dal vento che al largo, molto oltre la curva disegnata a dividere cielo e mare, le ha lasciate andare. Affondano ad ogni passo nell'ombra profonda di una gola che non sa parlare ma solo scorrere, per poi risollevarsi in spumeggianti cime innevate quando sentono il fondo così vicino da poter essere toccato se solo volessero o ancora quando il vento è teso e con l'immane forza di un respiro cerca di strappare al culmine del moto e tutto si ferma sospeso nell'estasi di un attimo, quella sottile patina che non è più mare ma non ancora cielo. Oscillare continuamente tra luci sfavillanti e fredde ombre, il susseguirsi dei giorni come delle stagioni, il sovrapporsi caotico di spinte aspirazioni sogni e desideri, di vento. Questo movimento faticoso, l'eco di una voce che si propaga amplificandosi nel tempo. Vai, disse, quel primo anelito caldo di aria e rugiada appena posata, diventa; e senza sapere mossi sulle acque i primi leggeri passi. Lunghe onde corrono veloci quando la profondità è incolmabile e non si conosce il cielo ma in vista della costa il verso dei gabbiani attrae l'udito e poi lo sguardo verso quel volo libero senza apparente fatica, mentre gli altri sensi ancorati sotto il pelo dell'acqua ascoltano il silenzio dei pesci galleggiare sotto quella pellicola sottile che separa i densi liquidi che scorrono caldi e le piccole dune che rigano il fondo di sabbia, perché l'acqua è densa e non permette di ergersi sopra il mare mentre l'aria è sottile e rarefatta e non contiene abissi in cui cadere, per questo ogni tanto respiro.

-
-
-
-
-
-
-

Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
Commenti al Post:
Mc.Wire
Mc.Wire il 20/11/18 alle 15:14 via WEB
Quaggiù tra la polvere, brandelli di suoni colorati.
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 
 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963