Post N° 110

Post n°110 pubblicato il 21 Agosto 2006 da Mc.Wire

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Navigo verso gli scogli, non li vedo ma so che mi aspettano. Li sento nella notte fermare le onde in un suono sordo e potente che riempie l'aria di salsedine, e quasi li vedo nel mare agitato quando le onde più alte avvicinano l'orizzonte di spuma e nebbia. Tocco il cielo avvolto nel vento, precipito nei cristallini abissi a sfiorare il fondale, una manciata di sabbia che racchiude il mondo, mentre accompagno il sole nel suo perpetuo tramonto. Un respiro, un nuovo salto a guardare le nuvole avvampare nel rosso e poi una stella e un'altra ancora, fino a riempiere il cielo di luminose promesse. Un canto che attrae emerge dal silenzio della notte, mescolandosi alla brezza mentre isso anche l'ultimo brandello di vela. Sono atteso lo so, ma ho fretta.

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Post N° 111

Post n°111 pubblicato il 27 Agosto 2006 da Mc.Wire

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E' molto tempo che non mi accosto al mare, ne ho osservato le immagini immolarsi in cartoncini estivi, sentendone il profumo di sabbia bagnata emergere dalle poche righe, uno spazio angusto in cui entro a passeggiare accettando l'invito lasciato da una porta aperta su di un remoto ricordo, lasciandomi lambire dal sussurro di un'onda con più abbrivio. La folla colorata è stranamente immobile e silenziosa sotto il sole a picco, ed io tra loro scivolo inosservato, una meteora senza luce che segue la parabola della costa fino a toccare nuovamente quel promontorio che so essere verde come l'erba che vi cresce disordinata. Il tempo delle onde mi assomiglia, lo stesso ritmo sfiora la spiaggia, spuma bianca si apre in molteplici ventagli nella sabbia scura, e il mio passo senza rumore, i punti sospesi in quella pagina. Sul promontorio incuneato nelle onde, laddove il rumore del mare si muta in bisbiglio, domina dalla sua posizione leggermente elevata, un reticolo di massi squadrati, figure geometriche in cui albergavano i sogni di chi li pose a loro protezione e dimora, ma che ora, persi nelle nebbie del passato, rimangono soli ad incorniciare rovi e sterpaglie. Doveva esserci un tetto, legno strappato agli abeti cresciuti qui intorno, e una luce, issata nella notte, sulla cima più alta della frastagliata scogliera a lampaggiare fra le onde per chi si fosse smarrito nei marosi. Ma il sole, mentre m'incammino è ancora alto, un calore appena attenuato dalla fresca brezza che spinge le onde e me verso quelle fiamme che ardono nel tempo.

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Post N° 112

Post n°112 pubblicato il 11 Settembre 2006 da Mc.Wire

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Nel buio caldo di sangue che scorre, quando la luna ormai alta nel cielo impallidisce le stelle, e anche il fruscio del vento mi lascia finalmente riposare, riesco sentire quel battito ritmico e lieve salire dal profondo. Sono onde stanche di attraversare oceani, di sorreggere navi con i loro sogni, di specchiarsi solitarie nel cielo azzurro, spinte verso un'orizzonte celato alla vista, da un vento che non riesco a vedere nè a comprendere, che mi getta esausto a riposare sul bagnasciuga della notte a guardare il silenzioso buio circondare le stelle. E a volte, rannicchiato nelle mie impronte mi domando se siano buchi di un mantello nero steso a proteggerci dalla troppa luce, o semplicemente candele accese nella notte per non far smarrire i naviganti.

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Post N° 113

Post n°113 pubblicato il 17 Settembre 2006 da Mc.Wire

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Seduto sulla sabbia, mentre le onde mi lambiscono, guardo il vento increspare le onde, una spuma bianca che mi raggiunge al limitare del mondo dove gli elementi che mi plasmarono confluiscono silenziosi nella sabbia del tempo. Qui il vento, attraversandomi, si macchia del colore dei miei pensieri, un'impronta perduta sotto il peso leggero delle dita, mentre sfiorano la sabbia della riva l'attimo prima che un'onda bianca smussi i contorni e le colmi di mare. Rimane così un velo sottile di acqua salata, un piccolo oceano tessuto nella notte a contenere un battito del cuore.

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Post N° 114

Post n°114 pubblicato il 17 Settembre 2006 da Mc.Wire

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A piedi nudi nella pioggia che cade, vedo le gocce perdersi in molteplici cerchi concentrici, l'eco di mille battiti che si espandono trasparenti gli uni negl'altri, uguali seppur sempre diversi nel loro intersecarsi. Un vello trasparente che sorregge il mio cammino in questo giardino dall'erba sempre verde, macchiato, come fossero impronte da seguire, dalle foglie ormai gialle d'autunno, stanche di volare. Le ho seguite quelle briciole di pane, sparse dal vento senza apparente schema, sfiorandole tutte mentre mi chinavo per guardarle da vicino. Era un'ellisse senza fuochi, un sentiero ancora da completare, in attesa su un abisso che avanzava ad ogni goccia. Era l'arco di una baia che cingeva il mare in un'abbraccio, illuminata dall'ultimo sole di una lunga estate, una striscia di sabbia senza impronte con le onde inquiete d'autunno che l'accarezzavano. L'ho osservato per un attimo, quel mare lontano, poi ho chiuso l'ombrello osservando il cielo cadere leggero e sono tornato indietro a cercare i miei passi, chiudendo gli occhi e ascoltando la pioggia che mi bagnava.

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