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4. Il rivestimento


A parte il rivestimento alcalino impiegato dai ceramisti dell'antichità e l'ingobbio terroso, formato da un vello bianco di terra ( da noi detta di Siena o di Vicenza) da applicarsi sul verde e richiedente a sua volta un secondo involucro impermeabile (bianchetto si disse e si dice ancora in tante officine d'Italia e fu usato specialmente per le ceramiche da ornare con graffiti) gli altri rivestimenti si possono ridurre a due tipi : le vernici e gli smalti. Le prime sono trasparenti e di esse quella a base di piombo (vernice piombifera) si suol dire anche vetrina o cristallina ed è propria delle paste tenere perché fonde a temperatura relativamente bassa; quelle boraciche e feldspatiche si dicono piuttosto coperta e son più proprie delle porcellane, perchè fondenti a un più alto punto di temperatura. Degli smalti, più noto e comunemente usato è quello bianco,brillante, opacificato dall'ossido di stagno, che forma il classico rivestimento della maiolica . Ambedue queste specie si possono tingere con colori vetrificabili, dovuti a ossidi metallici, i quali, uniti ai necessari fondenti, secondo la temperatura e l'atmosfera del forno (ossidante o riducente), si comportano in modo diverso e danno quindi diverso effetto.