Passione... Arte

JACK VETTRIANO


di Laura CaputoNon per la via maestra, ma passeggiando ne’ vicoli, conobbi dell’Arte il gesto estremo.Addentrarsi nella produzione di un artista è cosa più o meno facile e immediata, a seconda del tipo di accesso: potrebbe essere facilitato, nella limpida schiettezza degli impressionisti, oppure ostacolato, reso ermeticamente metaforico come nella pittura metafisica e talvolta in quella surrealista; potrebbe soddisfare l’affluenza continua della Pop Art, o fare uso dei filtri formali di Munch e Picasso. Varcata poi la soglia, il percorso sarà lento e si srotolerà passo dopo passo.In Vettriano l’ingresso è spalancato a ogni potenziale lettore e magnetizza anche gli sguardi più fugaci e rapidi. Uno dei dipinti più solari è Sweet Bird of Youth: due uomini e una ragazza sulla spiaggia, le sdraio in mano, i cappelli di paglia che riparano dal sole, un abito troppo lungo che viene sollevato per non gonfiarsi d’acqua. La pittura è quasi plastica, corposa e uniformemente distribuita, la tecnica ricorda nelle campiture i Macchiaioli; la sensazione è di placida serenità, così come il cielo è sgombro di nubi, dimentico degli effetti di un ciclone devastante.  
La luminosità di questo primo dipinto è in contrasto con buona parte della produzione di Vettriano: le pennellate di luce che sfiorano le sue tele sono dosate e sapienti; spesso le atmosfere appaiono ombrose, gli spazi sono densi di fumo e pensieri, i corpi disegnati nel chiaroscuro.Come nell’incedere morbido verso una nicchia riparata e intima, appare lentamente la tematica romantica che si esplica in due filoni: l’uno rappresenta la donna-che-attende, l’altro mostra la coppia-immortale. È quest’ultimo il caso di Dance Me To The End Of Love: coppie di sposi scivolano nel ballo su una superficie bagnata, forse il bagnasciuga del Paradiso, illuminati dalla luce fioca di un sole nebbioso. La coppia in primo piano regala una sensazione di stile, eleganza e portamento, ricorda gli sposini che adornano le torte nuziali; le due figure sono ben delineate, ma il loro scenario è dipinto a pennellate di foschia.
Un’altra coppia-immortale è rappresentata in The Singing Butler: l’abito rosso, la sabbia ocra, il cielo in tempesta, gli ombrelli neri, è tutto solenne come un tango e possente come le spalle di un torero; pur essendo terrosa, l’immagine non è cupa. Dice Vettriano “My work is my fantasy world. I paint the world I want to be in”: il suo mondo ideale è fatto di lusso, passioni, tinte forti e tratti che colpiscono l’occhio e l’immaginazione. I due camerieri tentano di riparare i ballerini dalle intemperie e la composizione che ne emerge è equilibrata: il mondo sta in silenzio e osserva.
 Le donne-che-attendono sono imponenti e fragili nello stesso momento; si raccontano in Beautiful Dreamer e In Thoughts of You. Nel primo dipinto la donna è dimessa, pensierosa, forse triste; vicina alla finestra, fonte di quella luce abbagliante che permette un meraviglioso controluce, si fa scudo delle impalpabili tende bianche per vedere e non essere vista: aspetta qualcuno? Sogna? Ricorda? Non è dato di saperlo.
Una tazza da the è abbandonata su una mensola, mentre nel secondo dipinto è stretta tra le mani della ragazza finemente acconciata: anch’ella si trova vicina a una finestra e il bianco, trasparente nel tendaggio e corposo nel drappo che ricopre la poltrona, contrasta con il nero dell’abito. La staticità fa da padrona in entrambi i quadri e prolunga su di loro lo sguardo, che adotta la morbida lentezza delle donne-che-attendono.L’utilizzo ragionato della luce e delle fonti luminose tipico di Vettriano rivela uno studio quasi fotografico, che garantisce un realismo di abilità magistrale: le modelle sono posizionate davanti alle finestre in modo da lasciare alla luce il compito di scolpirne le dolci forme. Il pittore gioca con i colori che divengono atmosfere respirabili, come se frapponesse filtri cromatici tra il suo occhio e la tela: luce fredda quasi violacea in Beautiful Dreamer, cerulea ed azzurrata in Dance Me to the End of Love, più calda tendente al beige in In Thoughts of You, cupa, drammatica, giallastra in The Singing Butler. La dinamicità dell’arte suggerisce e consente moti che parafrasano l’autotrascendenza: la pittura è sempre tensione positiva verso un ideale di perfezione. Più ci si avvicina e più l’ingresso diventa una conquista da effettuare; poche gocce di un’essenza preziosa profumano un’intera stanza… In An Imperfect Past è facile individuare la stessa finezza di sempre, ma qui ci si può leggere una nota di malizia in più. Un uomo dall’aspetto austero maneggia un proiettore e una donna è chiamata a visionare immagini che restano non dette. Ha un aspetto regale, un’acconciatura sofisticata, la postura femminile alquanto imperiosa che accenna a una falsa ritrosia, una sigaretta accesa il cui fumo si insinua e intreccia nel raggio di luce. Nonostante il freddo contegno dei due personaggi, vi si percepisce una silente complicità, che si palesa all’innocente spettatore attraverso i toni caldi delle pareti e della luce rossastra che proviene dalla finestra.
E ora la donna, femmina, appare nella sua sottile arte di seduzione, così come la sogna Vettriano: in Lines of Sacrifice i tratti del volto si costruiscono solo nella fantasia, passano in secondo piano rispetto alla sensualità di colei che si cura della propria persona davanti a uno specchio. L’opera va in scena nello studio dell’artista, rispettando questa sequenza spaziale: il pittore, il suo cavalletto, la ragazza, lo specchio; i due soggetti viventi si dedicano a un’immagine, a una copia della realtà, o meglio, alla copia di un’unica realtà (la ragazza) vista da due diverse prospettive. Si tratta di un dipinto cubista: la protagonista è un tutto tondo che per giunta respira, il pittore ne vede una porzione, ne dipinge una ancora più contenuta, allo specchio ne appare un’altra e ogni possibile osservatore presente potrebbe coglierne infinite diverse.
Da uno sguardo più fulmineo, colpiscono l’attenzione forme che parlano di vita: le scapole che quasi si toccano, la sensuale cavità che segna il percorso della spina dorsale, la linea dolce del collo che degrada nella spalle, le dita che stringono una matita. Vettriano sembra adorare la sua donna, icona di tutte le donne che vorrebbe amare.La adora di un moto che si raccoglie da terra e si proietta verso l’alto. È ciò che si coglie osservando Study for a Model in White, da cui si evince l’incurante sensualità femminile. La ragazza sa di essere attraente, lascia ciondolare la scarpa sul piede, lascia scivolare la spallina lungo il braccio, ma nel contempo, con un certo distacco, perde lo sguardo nel paesaggio esterno, fingendo candore e fumando una sigaretta. Tale incuranza la eleva rispetto a chi la osserva, non permettendo che si instauri nessun tipo dialogo. E intanto il fumo deforma la finestra e la natura: il piacere è destinato a sconvolgere la realtà, trasformandone l’apparenza.
Quando una porta è chiusa, volendo celare, svela l’esistenza di un segreto; la curiosità si fa morbosa e conduce repentinamente ad ingegnarsi verso una via d’accesso, consentita o furtiva. Una manciata di gradini stretti, bui e impolverati: alcune tele intonse e tre tele dipinte, coperte da un telo originariamente candido. Beautiful Losers svela per la prima volta una pittura che parla di gesti; Vettriano dipinge ciò che coglie in un’istantanea, destinata però ad evolversi negli istanti di cui nulla sappiamo. Chi sono i due uomini e chi è la donna? Cosa è appena successo, cosa accadrà subito dopo? La figura femminile si lascia trasportare ed è già nel futuro, mentre l’uomo seduto ha un’espressione severa, ancorata al passato; chi vive nel presente è l’uomo in piedi, che è incurante di ogni cosa, o forse finge di non curarsene. L’ambiente circostante è di gusto classico e lineare, e non offre allo spettatore possibilità di distrazione.
Meno convenzionale è la poesia di un sottoscala: in A Dancer for Money l’atmosfera è fumosa, l’ombra sottrae spazio alla luce in un immobile contrasto, lasciando tra le righe particolari che non si dimenticano. Una vestaglia bianca, due borse, stoffe, sciarpe, una lampadina svestita del paralume, l’arredo scarno, la ringhiera di ferro battuto, il muro macchiato di scuro, e la ballerina, epicentro incurante, sicura sui tacchi alti, sfacciata nella postura, altezzosa nell’espressione, piena di sé. La sensualità del suo essere donna satura l’aria e colma gli angoli di palpabile erotismo. L’immagine si caratterizza per il suo linguaggio paradossalmente razionale e per una insolita sobrietà.
L’emozione ultima, quella più vicina all’acme del Vero, risiede in The Letter. Una donna giace su una candida chaise longue tenendo in una mano una lettera e nell’altra una sigaretta ancora accesa; l’atto del fumare è allegoria di seduzione e piacere, vizio e noia, lusso e lussuria, eleva al rango di galantuomo o di nobildonna.  Nel quadro appeso sopra di lei, uomini senza testa (sono gli incauti osservatori, inconsapevoli dei drammi vissuti dietro il velo della apparenze, dietro le quinte della vita, nascosti da un pesante drappo di velluto rosso) la osservano in silenzio, abbandonata così mollemente a un pensiero appena accesosi.
Gli eventi della vita si inerpicano tra le mille pieghe di un abito, si intrecciano tra gli stretti lacci di una scarpa, si smarriscono nella folta chioma profumata di una donna, scivolano su un pavimento lucido, si arenano nelle anse di una tenda di velluto, si posano lievemente sui petali fragili di un fiore, si stemperano armoniosi come la luce calda su una parete. A volte ne siamo spettatori inerti. La verità è scritta su quella Lettera.Vettriano immerge la sua platea in suggestivi scorci degli anni Trenta, altalenanti tra salotti ricchi e dorati, e stanze buie, tra sguardi ammiccanti e rigida compostezza, tra realtà ed immaginazione, tra rimpianto e rimorso, tra uomini e donne esistiti ed esistenti, tra Io ed Alter Ego.Nessuno può resistere alla tentazione di tuffarsi in questo mondo ibrido, a cavallo tra piacere e disperazione, in bilico tra spensieratezza e meditata solitudine.Vettriano sceglie di essere prima uomo che artista e si confida con il lettore dei suoi testi, rivelandogli il suo mondo, innesco dell’immaginazione. Vive prima di dipingere e rivive dopo aver dipinto: si arma di tavolozze i cui colori sono note musicali, impugna pennelli ballerini e ferma il tempo, tentando di perpetuare un battito di ciglia, il fruscio della seta, il sapore agrodolce della notte, il riflesso immortale della Vita.  
  JACK VETTRIANO