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I dimenticati di Collegno - Basta con la 180!

Cari invasati del CAUS,

oggi il vostro affezionatissimo Max Vaunter vuole raccontarvi una fiaba.

C’era un volta, tanto, tanto, tanto tempo fa… quanto?? E chi cavolo se lo ricorda, fate sempre domande assurde!

Riprendiamo: allora, c’era una volta, a nord ovest di Torino, quindi nel farwest, una ridente cittadina che si chiamava, si chiamava… boh, adesso non ricordo, poi mi tornerà in mente, ultimamente sono un po’ smemorato…

Ebbene: in quegli attivi sobborghi industriali, molti anni fa, si buttò giù il muro che circondava una immensa struttura manicomiale che impediva ai degenti di oltrepassare i confini: delle recizioni, del comune, delle strade, delle tangenziali, dei loro disagi, delle loro bizzarie. Dopo lo smantellamento della struttura e l’abbattimento dei muri perimetrali, molti pazienti (senza pazienza), trovarono ospitalità in una nuova dimora, extraterrena, sponsorizzata dalle Ferrovie dello Stato.

Ora ricordo il nome del Comune: Collegno, città famosa in tutto il globo per  “lo smemorato di Collegno”, oh, quanto sono distratto!

Scherzi a parte, è necessario che qualcuno ogni tanto ricordi la tragica fine di quei poveretti, impreparati alla libertà, frastornati, confusi, finiti spiaccicati sotto i treni ad alta velocità della linea ferroviaria che costeggia il territorio dell’ex manicomio - ex certosa benedettina collegnese. Erano pazzi! Sì dirà! Ma erano persone! Sì risponderà! Esseri viventi, trasformati in macinato per il brodo, loro mal grado, dalle ruote dei locomotori. Le loro morti sono state riconosciute come suicidi, il più delle volte per convenienza! I ricoverati nel famoso manicomio, (alcuni a vita, altri nati semplicemente in quella struttura, poi diventata la loro casa) sono vittime della legge 180, sulla chiusura delle strutture psichiatriche.

Diabolico! Miserabile! Vergognoso! Fate ammenda, autorità che avete attestato la morte di questi nostri fratelli di vita, per poi archiviare rapidamente e rinnegarne la memoria!!

Ma il problema è un altro: perché non costruire un monumento o deporre una una lapide, con nomi e cognomi degli esseri umani,  vittime dimenticate della follia, ma soprattutto della pazzia dei “normali”?

E’ necessaria una testimonianza  visibile, a memoria di queste stragi, a memoria delle vittime non solo della 180, ma della ignominiosa irresponsabilità di chi aveva il dovere di curarle e proteggerle (fisicamente e giuridicamente) e che non l’ha fatto!

Sia ben chiaro: la 180 a livello teorico è inattaccabile. Ma quanti martiri ha generato, dalla sua applicazione ad oggi? Questo post sollecita e s’indigna, per invitarvi a non dimenticare tutte le persone ignare,  uccise dalla follia! Donne e uomini divenuti semplici casi di “suicidio”, archiviati dalla giustizia con la velocità di un “rapido”,  con l’avvallo della psichiatria e di politicanti. Non tutti, s’intende!

E questo non vale solo per gli ammalati degli ex manicomi. Vogliamo onorare tutte le altre vittime indirette (persone comuni, passanti, ecc.) caduti per mano di questa follia, che ancora oggi uccide?!

Credo che la richiesta di una lapide commemorativa, possa valere anche  per molte realtà piemontesi (penso all’ex manicomio di Racconigi – CN -) e di numerose altre città dell’Italia.

Strano a dirsi, ma a parlare e a dettare legge in questo campo sono, tutt’ora, non i familiari e gli amici delle vittime psichiatriche (tenuti debitamente a distanza dalle istituzioni), ma chi trae profitto e prestigio professionale dal disagio e dalla malattia altrui. Per non parlare, ma parliamone, dei manicomi criminali, dove un semplice attestato di follia cancella l’ergastolo di pluriomicidi  impenitenti (ma di gran lunga più sani di mente dei loro periti di parte). Boh : valla a capire questa magistratura e questa psichiatria!

In ultimo: vi prego, signore e signorine benestanti della media-alta borghesia italiana, ammiratrici di Santa Teresa di Calcutta, di Eros Ramazzotti, Fini e Casini e Dalema, mascherate da pie santerelline. Smettetela, una volta per tutte, di organizzare mostre e convegni, invitando potenti, vip dell’ultima ora, mafia bianca e gangster di vario calibro. Smettela di esporre foto di poveri internati manicomiali. Basta con l’inaugurazione di vernissage dolenti, a base di Martini, caviale, uova di quaglia, Castelmagno, pasticceria assortita, camerieri bianchi come infermieri ed escort prosciuttone.

Smettetela, davvero, per favore, di far svolazzare inorgoglite la locandina dell’evento, immancabilmente patrocinata da questo o quel ministero, assessorato, ordine laico-religioso… democratico… indipendente,  influente, lucente, impenitente, eccetera.

E’ penoso! E qui finisce la fiaba, magari ci fosse ancora… una volta!

 
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Commenti al Post:
puccitommaso
puccitommaso il 23/11/09 alle 15:30 via WEB
Leggendo il tuo post mi è venuto in mente Tobino e la Merini, loro hanno vissuto e creato intorno alla 180...Sono daccordo con te x una lapide al ricordo di tutte le vittime.
(Rispondi)
 
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