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Non è mai troppo tardi

 

La storia di Alberto Manzi by Patrizio Roversi

 
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C’era una volta, tanto tanto tanto tempo fa… Quanto? E non cominciate ad interrompere!

Foto di maxvaunter

D – Egregerrimo Max Vaunter, vogliamo iniziare l’esposizione sulle origini del mondo e dell’essere umano?

R – Lei, caro signore deve imparare a tacere, quando blatera, non dimenticando mai di stare zitto, perché lei è solo un ibrido, un perizoma sporco infiltrato nel culo della società terrestre per osservare e studiare. Inoltre le sue conoscenze sulle origini dell’universo sono scarse, nonostante il cervello che le è stato impiantato appartenga a quello di un grande poeta. Ma si sa, in ogni sistema solare la poesia non fa rima con scienza ma con camomilla.  Quindi stia calmo e mi lasci dire. Trattare le origini di un mito o peggio di una complessa cosmogomia, quando la faccio io, comogosua se la fa un altro, è cosa ardua, arduissima, arduerrima, anzi difficile. Cercherò quindi di offrire solo qualche elemento di riflessione partendo da Empedocle, che di elementi se ne intendeva. Egli sosteneva che sono quattro: terra, acqua, fuoco e aria. Oggi però con l’evolversi delle tecniche di disturbazione filosofica, dotti e scientisti sono giunti alla conclusione che essi sono ben sette, numero della perfezione: terra, aria, fuoco, acqua, luce, gas e telefono. Lasciando perdere l’etere che usano solo i drogati e il pneuma che usano solo i ciclisti, la legge della relatività gnostica ci insegna che l’anno luce è la somma astronomica delle bollette pagate in dodici mesi.

Allora, all’inizio dei tempi, quando non era possibile il pareggio perché non esistevano i supplementari, esisteva il campionato di hockey su ghiaccio. Nel mondo di sopra, di mezzo, di sotto e di lato, in Magonia insomma, due forze contrapposte si contendevano il primato in classifica. C’erano i Freezers, detti anche figli del Infreddolito e i Fires, detti anche figli del Bruciante, che ancor’oggi non sanno cucinare un arrosto come si deve. Questi boicottavano i primi, ma anche i secondi, i contorni e i dessert. Pare che all’inizio dell’universo, durante la finale per lo scudetto nevicasse. Ci fu allora una mischia pazzesca nell’area del barbecue fra le due squadre: salsicce, braciole e salamini caddero sul ghiaccio e congelarono, tizzoni ardenti scivolarono ovunque e sciolsero il campo di gioco.

D - In principio, dunque, era il grande Infreddolito, che aveva sempre un freddo pazzesco, in quanto il riscaldamento autonomo si accendeva quando cacchio gli pareva. Come ben ricorderà, caro Max Vaunter, nel principio c’era anche il caos, così il Grande Infreddolito decise di assumere una cameriera.

R - Forse, e quando dico forse so quello che dico. L’universo nacque perché era l’ora di pranzo e la colf, un po’ sorda, non si decideva a servire il Capo. Aveva un bel chiamarla! L’attesa lo irritò non poco e le fece un grande big bang! Le vetrate della sala da pranzo tremarono e cadde un prezioso vaso cinese, che lotolando lotolando si flantumò contlo un mulo. Un cavallo si imbizzarrì per il casino, ma finalmente gli portarono un piatto fumante di brodo, primordiale primordiale, come piaceva a lui. Niente da fare, si spazientì di nuovo e urlò: “Cameriera, c’è una bestia nella minestra!” E la Gisella: “E’ ottima sa?! E’ una zuppa di adamitico verace!” Egli l’assaggiò ma si ruppe la dentiera nuova, ché non era stata ben scongelata.

D – Maestro Max Vaunter, ricordo questo episodio! E’ narrato negli antichissimi frammenti dei rotoli surgelati del Mar Glaciale Artico, ritrovati dal grande archeologo A Tira Na Bisa, preso Qum-Gam (*dall’aramagico Mangia Questo)!… La parabola in versi dice:

L’adamitico è una cosa,

che la mangi con diletto,

ma se non sgeli il pacchetto,

rompi il dente e fai starnutt!

R – Bravo, piccolo, ignobile apprendista alchimista, lei fa progressi. Allora saprà dirmi, dati questi dati, il motivo per cui l’uomo è spesso cattivo, imperfetto, freddo?

D – Perché è nato da uno scongelamento?

R – Lei ha studiato. Andiamo continuando… di esegesi parleremo più avanti. Da un punto di vista scientifico siamo certi di una cosa: la preistoria precedette la storia. In quel periodo le mamme dicevano ai bambini: “A tavola! E lavatevi bene le mani senza fare tante preistorie!”

Ovviamente l’invenzione più importante di quel periodo fu la ruota, poi applicata dai persiani ai carri da guerra, dagli egizi ai pozzi e dai napoletani al lotto.

D - Ma contemporaneamente alla ruota venne anche l’hamburger di dinosauro!

R – Già, ed a causa della rassomiglianza fra l’uno e l’altra le indigestioni erano frequenti, visto che alcuni mangiavano i medaglioni di carne, ma altri preferivano la ruota, che seppur più grande era poco digeribile.

D - Così, la terza invenzione che mutò il corso della civiltà fu l’Alkaseltzer. 

R – Lei interrompe sempre e non merita alcun merito, io esco di pagina! Addio, dolci morbi sorgenti dalle acque putrefatte!

 

 
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I CESTINI ANORESSICI D'ITALIA

Foto di maxvaunter

Quello di Max Vaunter è un appello accorato alla vigilanza!!!

Vogliono far scomparire sottoproletari, proletari e impiegati, si nota dall’allarmante moria di cestini per la raccolta dei rifiuti, nelle vie storiche di numerose città.

In alcuni paesi padani, stracolmi di leghisti, i cestelli municipali per contenere i piccoli rifiuti solidi urbani (come le lattine di coca e i nani extracomunitari), sono addirittura deceduti e i resti fatti sparire dal giorno alla notte.

La diagnosi terribile (ma tragicamente vera) è dovuta alla prolungata impossibilità di questi contenitori ad alimentarsi. E dire che con i rifiuti hanno dovuto sempre vivere! Come i poveri, i ribelli e quelli di razza inferiore. Così, i raccoglitori già precari, o i precari già così raccogliticci e smagriti, strutturalmente deboli, rovinati dall’abbandono, finiranno di soccombere per primi, mentre chi resiste sarà rimosso, espianto e magari bruciato in modernissimi termovalorizzatori lombardi o piemontesi. Ciurbis!  

Le amministrazioni locali potranno anche decidere che quelli di plastica ancora bellini, diventino contenitori per acque minerali che fanno fare plin plin, ed i pochi in metallo, pallottole leggere ma colorate in dotazione alle ronde da sparare a carnevale per disperdere manifestazioni sediziose di arlecchini, gay e pulcinella.  

 

Che fine raffinata ed asettica: stecchiti, talmente denutriti da non emanare più un filo di puzza. Una volta sì che erano ben sazi, mangiavano roba sana e genuina e nel loro animo e nella loro coscienza erano consapevoli di contribuire ad una florida crescita sociale e nazionale. Non ci sono più i cestini dei rifiuti dei tempi di Saragat, Pertini e Scalfaro!

Quel male oscuro, dove tutto viene respinto o rigettato, non sapevano neppure cosa fosse. Erano oberati di volantini sindacali, di mozioni di protesta, di quotidiani che raccontavano qualche verità, e non dovevano schifarsi, riempiti di biglietti dello stadio usati, pezzi di hamburger di Mc e gelati colanti.

Tanto tempo fa, fuori dai teatri,  cinema d’essai,  librerie,  biblioteche,  musei e gallerie, auditorium e sale per concerti, circoli culturali, ecc.  i piccoli contenitori  comunali della spazzatura mangiavano chili e chili di biglietti d’ingresso del dopo spettacolo, locandine illustrative dei programmi, scontrini d’acquisto di libri, stampe, cataloghi, cartoline-inviti per l’inaugurazione, poster omaggio!

Grande orgoglio in quei tempi per i cestini dei rifiuti, perché consapevoli di servire una società che voleva capire, che si informava e aveva fame di giustizia, di cultura, di arti, di confronto, che voleva accrescere la propria coscienza e il proprio spirito con amorevole cura; attenta selezione degli alimenti necessari ad un sano e differenziato sviluppo civico, psicologico e spirituale.

 

Ma oggi, in questa Italia spaccata fra rifiuti anoressici che buttano in mare dai gommoni prima ancora di poterli ficcare in un cestino ed una grassa e becera padania bulimica, dove impera il facile business e  imperversano i megastore village, fast e slow food,  ipermarket take away,  fashion self service, ecc., dove ci si abboffa esclusivamente di grassa ignoranza, maleducazione e vuoti a perdere, io recito un grato e sentito De Profundis a tutti quei cestini pubblici che mi hanno saziato e cresciuto nel corso della vita.

Io, che ero e sono anarchico, rimpiango e ringrazio i cestini di Giuseppe Saragat e di Alcide De Gasperi.

Così, invece che ingerire  rifiuti di hamburgher, lattine di birra, pezzi di pizza, cicche e cacche di cane, siringhe insanguinate e preservativi usati, hanno scelto di non mangiare più, lasciandosi morire d’anoressia.

Scelta obbligata, piuttosto che essere mantenuti in vita da un’alimentazione coatta e consapevoli di non servire più a una società che un tempo fu anche una repubblica fondata sul lavoro.

 
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FORTUNATO L'IN-FORTUNATO ITALIANO

Post n°11 pubblicato il 02 Settembre 2009 da maxvaunter
 
Foto di maxvaunter

All’inizio dell’anno Max Vaunter s’è sentito tradito dalla sorte per non aver vinto almeno una medaglia di bronzo, con la faccia che tiene!

Pochi giorni dopo le feste di Natale, al ritorno in città dalle piste da sci, è volato e poi planato su una lastra di ghiaccio, alle cinque e quaranta (5,40) di un venerdì, svoltando un angolo troppo velocemente. 

Gentile lettore, mi chiederai: “Che cosa ci facevi all’alba in giro per l’urbe sonnolenta? Non lo sai che di venere e di marte non sì arriva, non si parte e non sì da inizio all’arte?

E perché correvi! Visto che nessuno ti stava inseguendo? Misteri dell’inverno polare torinese. Te l’ho detto mille volte, anche se fa freddissimo, non superare il litro e mezzo di gin puro e, soprattutto, non mescolarlo con la Red Bull, che t’innervosisce!

Questa volta, però, Max Vaunter, era sobrio. Aveva, forse, un appuntamento con Babbo Natale, che gli aveva promesso un giretto in slitta fino a Capo Nord per un rave party? Voleva presentargli anche le renne e le valchirie? Egli andava a caccia d’orsi bianchi? Maledetto bracconiere, è una specie protetta! No.

Allora… inseguiva i lupi (mannari), visto che luna piena splendeva ancora in cielo? Ho capito: voleva collaudare i regali della sua amica Nella, maga di Forcella (un paletto d’argento, un martello d’oro e tre teste d’aglio odorosissime), con il primo sventurato vampiro che avrebbe incontrato?

Niente di tutto questo, eppure le maledizioni volarono contro il cielo e il Comune, che non aveva voluto spargere sale sui marciapiedi, perché, si sa, spargere il sale porta sfiga!

E diciamola tutta: pane al pane, vino al vino e Camparino al Chiamparino! Parla come mangi e scrivi bianco su nero! Max Vaunter è pappa e ciccia con il bianco e nero, come ogni insegnate d’epoca, risalente ai film muti: gessetto bianco su lavagna nera! Max ti spiega anche quello che non ha capito nel programma della vita. Tutto.

 

Care amiche e amici, negli anni ne ho firmate di cambiali e lavagne, con i gessi! Ma ho scritto anche sui gessi con le matite nere, su braccia e peroni di studenti ed amici fratturatisi nel tour urbano.

Sarà per la mia dimestichezza con la vile poltiglia biancastra che di gessi, a gennaio, il Comune di Torino me ne ha donati due. Il primo per la ricomposizione dello scheletrato. Ricomporre l’osso è più lungo e difficile che riarrangiare le Nozze di Figaro del Mozart! Che musica, quando, in ortopedia, si sono accorti che si era saldato male: tolta la prima ingessatura, mi hanno rotto di nuovo il braccio, senza anestesia. Però l’infermiere è stato gentile, mi ha chiesto: “Vuole che proceda da solo, o facciamo a braccio di ferro?”

Gli acuti d’Andrea Bocelli sono nulla, rispetto a quelli di Max Vaunter! Voleva scritturarmi Caterina Caselli, ma io avevo già un impegno estivo con la grand’orchestra di ritmi moderni e sincopati Jimmy Spaccarotula. L’arto per la seconda volta fu ingessato. E pensare che non ho mai indossato un gessato in vita mia!

La vera rottura non è stata dentro l’ospedale, bensì fuori: quando una persona normodotata (anche lì giù, sfacciati, cosa andate a pensare!) diventa gappata (sia pure temporaneamente), prova sulla propria pelle come il mondo dei “normali” non voglia essere coinvolto da quei problemi lì.

 

Ho imparato che non bisogna ridere se una persona affetta da qualche morbo tremolante si ficca il gelato in un occhio e non in bocca! Così, quando vedete una signora anziana in piedi sul tram, che barcolla ad ogni frenata, anche se non le cedete il posto, almeno commuovetevi. Ricordate che quando il menomato sarete voi, la colpa sarà solo vostra e dovrete chiedere scusa: scansatevi, per non farvi urtare! Cedete agli studenti il posto riservato ai disabili! Al supermercato fate passare avanti nella coda i ragazzini che hanno fretta di pagare la coca e le patatine! Vergognatevi di produrvi in tristi spettacoli acrobatici: salire, scendere, spostare pesi, attraversare la strada sulle strisce con il semaforo verde! Il problemaccio è vostro. State attenti a rimuovervi da sé, come la barba di Don Raffaé, per non gravare sulla società! Capisci amico, non sei fortunato; sei infortunato! E’ meglio se non esci proprio da casa. Pensa a cosa è successo a quelli della Tyssen-Krupp per voler andare a lavorare ad ogni costo! E’ vero, una frattura ti limita per 30 giorni, quaranta massimo, i capitalisti disonesti per l’eternità! Non c’è paragone. In questo bel paese, ci vuole un attimo a perdere il lavoro o a rompersi l’osso del collo, per finire sul marciapiede a battere, a drogarsi o a chiedere l’elemosina con due capelli, almeno cucchi doppio. Così come un attimo ci vuole per dichiararsi invalido senza esserlo e sottrarre risorse a chi n’avrebbero davvero diritto.

 

Diciamocela tutta, o cantiamola:

Noi siamo tutti, diversamente abili

la sana maggioranza che ha paura,

per tutta la vita porta la sua ingessatura

attorno alla testa, per non vedere,

ascoltare, parlare, denunciare, aiutare.

Abbiamo una brutta frattura sociale! 

 

Aiuto! Dottore, per favore!

Se qualcuno in ortopedia volesse

sbloccare questa condizione,

che lasci perdere, che lasci stare,

si corre il rischio di sbagliare

a ricomporre bene la situazione,

rendendo impossibile la guarigione!

 

Grazie della comprensione e se non siete d’accordo, almeno non... rompete.

 
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Mastica e sputa

Post n°10 pubblicato il 29 Agosto 2009 da maxvaunter
 
Foto di maxvaunter

Max Vaunter ritorna dalla crociera e ne ha viste tante, ma la moda del momento lo ha inquietato molterrimo!

Il tanto vituperato gesto vietato per legge dalla maggioranza delle nazioni civili ( sui mezzi pubblici, sulla strada, nei locali ed esercizi alla moda e non) è tornato nella grandezza che merita! Non più relegato alla macchietta napoletana ( quella che dopo lo sputo per terra condito da imprecazione “ a sorete” “ a mammate” , ti sputazza pure in faccia), viene ora immortalato dalle telecamere durante gli ultimi giochi atletici di Berlino. Si sono visti fior di campioni sputare sul proprio attrezzo e vincere col giavellotto, il disco, il peso e il lancio del martello. Sono certo che  Edoardo De Filippo ne sarebbe estasiato.

E lo sputo non  viene usato solo da chi pratica lo sport ufficiale (dall’atletica leggera a quella pesante), ma è effettuato in molti sport minori ( braccio di ferro, tiro alla fune, lancio dei sassi, ecc.) e in attività lavorative come i taglialegna, i boscaioli, i pescatori, ecc. Abitudine tutta latina che ne sottolinea la virilità dell’uomo; in altre culture confinanti  la nostra è esercitata indifferentemente da maschi e femmine ( alternando lo sputo per bocca a quella dal naso…). Anzi, ancora oggi la stretta di mano che sancisce un contratto verbale è veicolata da un bello sputo su ciascun palmo.

Sembra proprio che una bella presa per mano diventi più forte con l’aggiunta del proprio escreato. Non so se una bella presa per il culo valga la stessa regola, però lo sputo è ancora il preferito dai pornodivi rispetto alla vasellina.

Esistono anche olimpiadi parallele, competizioni di buontemponi (pacchianate da Guinness dei primati) dove veri machi si contendono il primato di chi piscia e sputa più lungo di tutti. Che Darwin avesse sbagliato? Non è che siamo discendenti dei lama piuttosto che delle scimmie? Molti marinai così come per molti  piloti, politici e vip in mancanza di strumentazioni, debbono la giusta rotta intrapresa grazie ad un buon sputo usato per  intercettare la direzione del vento. Ma spesso li colpisce il fenomeno del ritorno dello sputo di ritorno, quello che ti becca proprio in faccia, invece di colpire il vicino. Io, ad esempio, sputo sempre nel piatto dove mangio, ma ho una mira assai scarsa, per questo becco sempre quello del vicino!

E voi che ne dite!? Masticate amaro e poi... sputate, qualche volta?

 
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QUANDO IL PARTNER E' IN VACANZA DA SOLO

Post n°9 pubblicato il 12 Agosto 2009 da maxvaunter
 
Foto di maxvaunter

Io, Max Vaunter non ho mai fatto un giorno di vacanza da quando sono diventato adulto, giuro: d'estate devo lavorare per vivere! Spesso faccio il cameriere sulle navi!

Ho girato il mondo e ho visto molti paesi, ma detesto viaggiare, la mia vera passione è sempre stata la musica, abbinata ad una sconsiderata venerazione per le donne. Non sono originale e non voglio esserlo; i sette mari pullulano di camerieri che attendono con trepidazione d'essere fuori servizio per suonare un pianoforte o per suonare una femmina, o volendo essere stravaganti, per suonare una femmina su un pianoforte, non sia mai il contrario! Suonare un pianoforte su una donna sarebbe alquanto scomodo e di cattivo gusto; tutto quel sangue sulla moquette e sui tappeti persiani stai sicuro che toccherebbe a me di pulirlo, come capita sempre nel salone delle feste con il vomito dei clienti.

Il vomito è una costante dei viaggi in mare, quasi come le docce che non funzionano e ti ustioni o geli come un ghiacciolo al Polo, nord o sud è uguale. Io in ogni modo a suonare donne e pianoforti non ci sono mai riuscito tanto bene: lì rispetto troppo, non sono un uomo rozzo, anche se ho fatto solo il liceo artistico.

I pianoforti, pur affascinandomi, mi hanno sempre messo in agitazione. Tutti quei tasti bianchi e neri mi confondono le dita; quando sono sul bianco dovrei essere sul nero, quando sono sul nero dovrei essere sul bianco. Le donne? Ho desiderato per tanti anni che una ragazza s’innamorasse di me, ma loro, invariabilmente, frugavano con gli occhi il cavallo dei miei calzoni per cercare un segno d'assenso: tanga in piscina, scollature a tavola, minigonne in discoteca, accavallamenti di gambe in sala video, sederi attillati ovunque, ci provavano in tutti i modi possibili e immaginabili. 

Ho imparato a mie spese che poesie, canzoni, margherite, languidi sorrisi e gentilezze, non sono articoli che tirano sulle navi da crociera.  Eppure non mi sono mai rassegnato, ho insistito fino all'ultimo baciamano, perché sono un ottimista e all'aurora vedo accendersi stelle inesistenti sulle onde del mare. Sarebbe peggio se fossi un pessimista, che di stelle proprio non ne vede e cerca anche di spegnerle.

E poi, alla fine, sono quasi tutte sposate, o hanno un fidanzato ricco e bello che le aspetta a Milano o a Torino. Ormai sono convinto: il verbo amare mi odia e con me ha deciso d’essere irregolare, di avere un solo tempo, quello di una notte.

E a voi, amiche e amici, com’è andata la vacanza... da single?

 
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