In punta di cuore

Itaca


.Fu un lungo viaggio, aggrappato a una zattera,disdratato su una riva, naufrago,ferito dal sale lancinante del marecon i compagni che cadevano, uno a uno,chi divorato dal ciclope chi affogato,chi morto insepolto e ancora vagante.Ricordo i falsi sogni e gli incantie l’isola dei mangiatori di loto,il fiore che toglie memoria di te e del mondo,oh, come avrei voluto pascermi e obliarel’oceano e il ritorno impossibile,svaporare in rugiada, svanire per sempre…Ma ho saputo resistere e vivere nel suo nome,lei, povera piccola isola bianca nell’arcipelago,nella bonaccia mi tenne in vita, Itaca.E ascolta, amico, tutti celebranole mie imprese contro i ciclopi, e i prodigie gli incanti di Circe e di Calipso,e come fuggii a quelle voci ammalianti,o gli esseri favolosi incontrati nel viaggioe l’isola dei Feaci dove regnava il sorrisoe le navi scivolavano nell’acqua senza spinta,ma il prodigio, il prodigio fu un altro.E fu semplice resistere alle Sirene,farmi legare all’albero, vincerele voci dell’abisso e la chiamata dal nulla,mentre sul ponte piangevo la mia vita mortalee con le labbra bevevo le mie lacrimee a poco a poco il canto svanì, sconfitto,e mi apparve, sulla spuma del mare,soffiata dalla dea pietosa che mi protegge,il volto di Penelope, e la riva di Itaca.Ascoltami, amico, fu quello il prodigio,resistere al nulla, credere al ritorno..Roberto Mussapi.