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La verità è forse che mi piace essere malato, da un certo punto di vista mi piace soffrire perché penso di meritarmelo, mi piace che qualcuno si occupi di me, qualcuno il cui camice collego facilmente a un'idea di candore, certezza, affidabilità, infallibilità, pur sapendo che tutto questo è una vera cazzate.Io mi terrorizzo quando sto male perché dentro di me non ho ancora ammesso la mia innocenza per crimini che il mio subconscio si porta dietro fin dalla mia infanzia. Crimini ovviamente inesistenti, è il senso di colpa assoluto, l'amore sbagliato, distorto dei genitori, un'adolescente che voleva compensare l'amore mancato e ha trovato molta mediocrità.In molte cose non ero il primo, e solo lottando strenuamente imparai a farmi strada, nello sport, nel teatro, a volte anche nella seduzione, io che non avevo i mezzi fisici per conquistare, e mi inventai un fascino dialettico e un personaggio seduttivo per fare quanto la natura mi negava.Ma nessun successo è mai bastato a saziare la sete del mio subconscio.Ancora una volta, in questo periodo ho vissuto le difficoltà che mi sono capitate con un atteggiamento di totale mancanza di accettazione: io non posso perdere, devo risolvere tutto e subito. E ho tirato la corda fino a che non ho fatto ripartire le cose. Ma mi sono spezzato io.Fisicamente.I miei nervi sono saltati, e con essi mille disturbi psicosomatici che si sono impossessati di me e non mi lasciano più. Sto peggio delle altre volte. Sono spaventato, e se molti mi ascoltano, nessuno mi sorregge.Ma ancora non mollo. E domani sarò ancora lì a modellare il mio fisico, ad arricchire la mia mente, per avere sempre più, sempre di più ancora, essere il primo nel lavoro, il primo nel teatro, il migliore marito, anche se il mio matrimonio ormai è diventato una lunga linea grigia di incomunicabilità che è diventato più una caricatura di matrimonio che una autentica Unione.Vorrei sedurre, vorrei una storia da romanzo, vorrei un trascendimento romantico che non provo più da tempo.Ma fino a che non arriva, continuo con la lotta.E non posso non pensare che forse, tanto tempo fa, sarebbe bastato un momento, da solo, nel silenzio, a guardare il cielo, un cielo azzurro e rasserenante, per dire a me stesso "io ti perdono, questa voragine non esiste più, io da oggi mi perdono". Ma forse non sono mai stato chiaro.E non mi sono mai capito.