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Cronologia del Tricolore


  Questa è la cronologia degli avvenimenti che furono alle origini del Tricolore della Bandiera Nazionale Italiana.http://www.castellalfero.net/public/x/modules/mysections/* 14 novembre 1794 (24 brumaio anno III) - Tentativo  insurrezionale  di  De Rolandis e Zamboni. A Bologna  i  due  studenti affiggono  manifesti contro il governo e distribuiscono  coccarde bianche rosse e verdi.* 16 novembre 1794 (26 brumaio anno III) - De Rolandis     e Zamboni vengono arrestati dalle guardie pontificie a  Covigliaio, nel Granducato di Toscana.* 18 agosto 1795 (1 fruttidoro anno III) - Morte di  Zamboni nel carcere del Torrone a Bologna.  In segno di protesta don Giuseppe Compagnoni, educatore spirituale dei due, rigetta la veste talare. *  23  aprile 1796 (4 floreale anno IV)  -  Impiccagione  di Giovanni Battista De Rolandis, alla Montagnola di Bologna.  Nello stesso giorno  Napoleone supera le Alpi al passo del Moncenisio e punta verso Cherasco occupata dal generale Augeran.* 28 aprile 1796 (9 floreale, anno IV) - Nel palazzo  Salmatoris di Cherasco, Napoleone firma l'armistizio.* 18 maggio 1796 (29 floreale anno IV) - A Milano  Napoleone consegna alla Guardia Nazionale uno stendardo con i colori bianco rosso e verde.* 12 giugno 1796 (24 pratile anno IV) - Bonaparte arriva  in Romagna.* 19 giugno 1796 domenica (1 messidoro anno IV) -  Bonaparte  entra in Bologna ed ordina la liberazione di tutti i  prigionieri politici e che le ceneri di De Rolandis e Zamboni vengano onorate dalla popolazione e dalle milizie. * 20 giugno 1796 (2 messidoro anno IV) - Napoleone  convoca il  cardinale Legato Vincenti, lo rimprovera per l'ignobile  mancanza di giustizia dimostrata col processo Zamboni - De Rolandis, e gli dà tre ore di tempo per sciogliere il Tribunale dell’Inquisizione e partire per l’esilio.*  22 giugno 1796 (4 messidoro anno IV) -  Napoleone  elogia pubblicamente  l'avvocato Antonio Aldini e lo chiama al Governo della Provincia.* 23  giugno 1796 (5 messidoro anno IV) - Pio VI cede alla Francia Bologna e Ferrara.* 5 luglio 1796 (17 messidoro anno IV) - Pio VI invita clero e cattolici a riconoscere la Repubblica.* 9 ottobre 1796 (19 termidoro anno IV) - Napoleone consegna alla Legione Lombarda una bandiera tricolore con la stessa composizione delle coccarde della congiura De Rolandis e Zamboni.* 18 ottobre 1796 (27 vendemmiatore anni IV) (atto conservato all'Archivio di Stato  di Bologna, Atti dei Magistrati  Assunti, fascicolo ottobre-novembre, foglio 542) la Congregazione  dei Magistrati  e  Deputati  aggiunti delibera che i  colori  per  un vessillo  nazionale  debbano essere VERDE BIANCO e  ROSSO.  Nello stesso giorno a Modena si costituisce la Confederazione Cisalpina con  l'avvocato  Antonio Aldini come presidente. Si  delibera  la costituzione  della  Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco rosso e verde.* 6 gennaio 1797 (17 nevoso anno IV) - Il popolo di  Bologna onora i due martiri. * 7 gennaio 1797 (18 nevoso anno IV) - A Reggio Emilia il segretario della Repubblica Cispadana Giuseppe Compagnoni presenta al  Congresso  il Tricolore, come vessillo  del  nuovo  Stato libero.  Il  riconoscimento è siglato con voto  unanime dai 100 parlamentari di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia guidati dall'avvocato  Antonio  Aldini, già avvocato difensore  del  De Rolandis, riuniti in Municipio in quella che sarà chiamata  "Sala del Tricolore". * 7 gennaio 1798 (18 nevoso anno V) - In un tripudio di vessilli tricolori  con una grandiosa manifestazione di popolo le urne di De Rolandis e Zamboni vengono issate alla sommità della  colonna della libertà in piazza della Montagnola.*  19  febbraio 1797 - Col trattato di Tolentino, Bologna viene tolta al potere  temporale dei papi, e, come avevano auspicato Zamboni e De Rolandis, acquista una libertà propria, indipendente.*   7  gennaio 1798 (18 nevoso anno V) - Con una cerimonia trionfale le urna con le ceneri di De Rolandis e Zamboni vengono issate sulla colonna della libertà, e tutta la città partecipa esponendo per vie e piazze, vessilli e coccarde.   Testo gentilmente fornito da Ito De Rolandis  Castell'AlferoComune della Provincia di AstiCAP 14033Duecento anni or sono e precisamente nella primavera del 1796 avvenne un fatto che avrebbe sconvolto la storia della nostra Italia. Un giovane generale francese, Napoleone Bonaparte, penetra dalle Alpi in territorio piemontese, sconfigge rapidamente l'esercito del Regno di Savoia, batte poi quello austriaco, entra a Milano, impone l'armistizio e poi le condizioni di pace all'Imperatore d'Austria. In tale modo pose le premesse per la creazione di un primo Stato veramente italiano, la Repubblica Cisalpina, a cui, come vedremo, ne seguiranno altre, fino alla creazione di una vera e propria Repubblica Italiana, divenuta poi Regno d'Italia.Questa storia che durò circa vent'anni fu determinante per svegliare la nostra Penisola, nell'esaltazione di una coscienza nazionale e di una coscienza civile.E quando Bonaparte giungerà a Bologna scriverà a Parigi: "Io qui ho trovato un grande dibattito politico". Si andava, infatti, affermando un vero e proprio movimento che si proponeva anche per l'Italia un assetto costituzionale fondato sugli immortali principi dell'89 e cioè quelli dell'unità ed indivisibilità della nazione accanto a quelli di libertà, eguaglianza e fraternità.Ma, potrebbe osservare qualcuno: ha una giustificazione fare risalire la storia della nostra bandiera a due secoli or sono, quando lo stato unitario italiano invece risale al 1861 e cioè esiste solo da 136 anni? Sì, rispondiamo, c'è una giustificazione, perché il nostro Risorgimento trova le sue profonde radici proprio negli eventi di quegli ultimi anni del secolo XVIII. Quello che avverrà mezzo secolo dopo, tra il 1848 e il 1870, sarà solo la felice conclusione di un processo storico iniziatosi nel periodo che in questa sede ci interessa e nel quale si formò una coscienza nazionale per la prima volta: fu il tempo delle cosiddette Repubbliche giacobine che sorsero in Italia quali la Cispadana, la Cisalpina, la Ligure, la Romana, la gloriosa Napoletana; infine la Repubblica italiana. Orbene, l'origine della bandiera bianco, rosso e verde va fatta risalire proprio alla Repubblica Cispadana, la prima in ordine cronologico e forse proprio per questo la più interessante, anche dal punto di vista del diritto costituzionale.Giuseppe Compagnoni, originario di Lugo e deputato di Ferrara, era un uomo di cultura che prese parte attiva alla vita politica nel periodo napoleonico ed era appunto il Segretario Generale della Repubblica Cispadana. Proprio su sua proposta, il 7 gennaio 1797 - duecento anni or sono - a Reggio Emilia i 110 rappresentanti delle province di Bologna, Ferrara, Reggio e Modena, proclamarono la Bandiera Tricolore, bianco, rosso e verde, simbolo e vessillo di quella Repubblica Cispadana che avevano fondata nell'anno precedente. Il giorno prima, su proposta del deputato Aldebrandi, si era stabilito che lo stemma della nuova Repubblica fosse un turcasso con quattro frecce e con i fori per eventuali altre per esprimere il desiderio di un'unione più vasta. E nei giorni seguenti fu decretato che "in tutti i luoghi ove si alza insegna di sovranità venga piantata la bandiera tricolore verde, rossa e bianca con l'impronta di turcasso".L'innovazione fu ritenuta talmente notevole e straordinaria che il Comitato di Governo espresse al Congresso, in data 23 gennaio, qualche dubbio sull'opportunità di procedere al cambiamento dello stemma e della Bandiera e di "somministrare gli opportuni chiarimenti", temendo in sostanza di turbare i rapporti con l'autorità francese di occupazione! Ma la bandiera fu adottata all'unanimità: i colori erano posti in senso orizzontale: quello rosso, il primo in alto, portava l'iscrizione: libertà-eguaglianza; quello bianco, nel mezzo, conteneva lo stemma con il turcasso rosso e le iniziali R. e C. (Repubblica Cispadana); quello verde, in basso, su cui era scritto per le bandiere militari il nominativo dei reparti. Così per la prima volta il Tricolore diveniva la bandiera di uno Stato Italiano. La scelta dei colori fu certamente ispirata a quelli della bandiera francese, adottata a sua volta qualche anno prima, il 15 luglio 1789 a Parigi, per decisione del Comitato rivoluzionario, dalla milizia parigina, aggiungendo al bianco della vecchia bandiera borbonica il rosso e il blu dello stemma del Municipio di Parigi. Nel 1792 il Tricolore bianco, rosso e blu diveniva definitivamente la bandiera nazionale di Francia. Dunque il Tricolore nostro si volle simile a quello francese. Ma perché, nel volere giustamente apportare la differenza di un solo colore, si preferì il verde?Probabilmente influirono su questa decisione gli avvenimenti accaduti in Bologna tre anni prima e cioè nell'autunno del 1794.In quei giorni due giovani studenti, Luigi Zamboni (cui è dedicata la via di Bologna che conduce dalle Due Torri all'Università) e Giovanni Battista De Rolandis, si erano prefissi di organizzare una rivoluzione per ridare al Comune di Bologna l'antica indipendenza perduta con la sudditanza agli Stati della Chiesa. A tal fine furono propagate idee liberali, predisposte armi e diffuse coccarde bianco, rosso e verdi.La sommossa, nella notte del 13 dicembre, fallì e i due studenti furono scoperti e catturati dalla polizia pontificia, insieme ad altri diciannove cittadini.Avviato il processo, il 19 agosto 1795, Luigi Zamboni fu trovato morto nella cella denominata "Inferno" dove era rinchiuso insieme con due criminali, che lo avrebbero strangolato per ordine espresso della polizia. L'altro studente Giovanni Battista De Rolandis fu condannato a morte ed impiccato il 23 aprile 1796. Orbene, la scelta del colore verde da parte dello Zamboni sarebbe stata determinata, secondo alcuni storici, dal fatto che tale colore è il simbolo della speranza e "l'Italia era solo una speranza" come scrisse il Castagna nel suo: "Commento allo Statuto Italiano"; secondo altri perché il bianco, rosso e verde erano i tre colori evidenziati nel rito di iniziazione di alcune logge massoniche italiane. Ma in verità al riguardo non esiste alcuna prova sicura e documentata.Un altro filone di tradizione è da rinvenirsi a Milano nel 1796, allorché vennero formate sia la Guardia Nazionale Milanese, sia la Legione lombarda.Ma torniamo alla Repubblica Cispadana, che abbiamo indicato come il primo Stato che adottò in Italia il Tricolore. Sei mesi dopo (era il 18 luglio), allorché Napoleone diede il suo consenso all'unificazione della Lombardia con l'Emilia Romagna, avvenne la fusione delle Repubbliche Transpadana e Cispadana in un solo Stato: la Repubblica Cisalpina, con un Parlamento, un esercito di ben 25.000 uomini, con capitale Milano e con bandiera il Tricolore, sostanzialmente eguale a quello della Repubblica Cispadana.Successivamente, nel gennaio 1802, scomparve definitivamente la Repubblica Cisalpina, perché fu proclamata la Repubblica Italiana. Ottocento deputati, giunti a Milano da tante parti d'Italia, proclamarono tale nuovo vasto Stato. Presidente della Repubblica Italiana fu Napoleone medesimo, mentre vicepresidente fu Francesco Melzi d'Eril. E' da notare che la forma della bandiera Tricolore fu un quadrato a fondo rosso, in cui era inserito un rombo a fondo bianco, in cui era inserito, a sua volta, un quadrato a fondo verde.Neanche la Repubblica Italiana ebbe lunga vita perché, in conseguenza della sua evoluzione monarchica, Napoleone, incoronato imperatore dei francesi a Parigi il 2 dicembre 1804, divenne anche re d'Italia, cingendo nel Duomo di Milano l'antica corona ferrea il 26 maggio 1805.Sorse così il Regno d'Italia, che comprendeva in sostanza tutta l'Italia settentrionale e centrale e di cui fu Viceré Eugenio Beauharnais, figlio della prima moglie del Bonaparte. Il Tricolore fu confermato come bandiera, dunque, del Regno che durò sino al 1815 e cioè sino alla fine del periodo napoleonico. La bandiera monarchica fu un po’ diversa da quella repubblicana in quanto il rombo bianco al centro del vessillo delimitava quattro triangoli di cui due verdi e due rossi. Sui campi d'Europa le bandiere bianco rosso e verdi furono spiegate accanto a quelle francesi dalle corpose formazioni italiane che fecero parte della "Grande Armée". Queste truppe, generali, ufficiali e soldati si coprirono di gloria nella campagna di Russia e in particolare a Maloiaroslavez (24 ottobre 1812), ad Ocmiana e a Borodino, come pure il 16 ottobre 1813 nella battaglia cosiddetta delle nazioni a Lipsia.A Mosca il primo ad arrivare fu il colonnello Ottavio Tapputi, pugliese, alla testa dei reparti italiani! Quel sangue in terra straniera non fu inutile alla nostra futura unità perché fu sparso all'ombra delle bandiere tricolori e perché i superstiti divennero i primi protagonisti del movimento nazionale per l'indipendenza d'Italia.Finita l'epoca napoleonica il Tricolore scomparve dalla scena ufficiale militare e politica d'Europa, mentre, con il Congresso di Vienna e la firma della Santa Alleanza, vi fu il ritorno dei vecchi sovrani assolutisti in Europa e in Italia. Ma, mentre nessuno degli otto Stati in cui fu divisa la penisola mantenne il Tricolore, la restaurazione non lo ammainò nei cuori dei patrioti. Così per circa trent'anni e sino al 1848 il vessillo tricolore non fu la bandiera ufficiale d'alcuno Stato, ma divenne il simbolo di tutti coloro che si batterono per l'unità, l'indipendenza e la libertà d'Italia. Così nei moti del 1817 a Macerata, in quelli del 1820 a Nola, a Napoli, a Messina e a Palermo, durante i processi lombardi contro Maroncelli, Pellico e Confalonieri, e nella rivolta in Piemonte nel 1821, così nelle insurrezioni e condanne a Modena e nel Cilento; così nei moti del 1831 in Romagna, nelle Marche e un po’ dovunque nella Penisola. E il giuramento della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, che nel 1833 aveva ben 60.000 iscritti, veniva pronunciato davanti al Tricolore, issato in tutti i tentativi insurrezionali degli anni trenta.E come non ricordare Goffredo Mameli che, prima di innalzarla sulle pianure lombarde e sulle mura di Roma, ne fu l'alfiere in tutte le manifestazioni patriottiche nelle vie di Genova? Il 10 dicembre 1847, giornata rimasta nella storia del Risorgimento perché la dimostrazione popolare genovese fu la più grande che mai si fosse avuta fino ad allora in Italia, gli organizzatori avevano all'inizio invitato il ventenne Mameli a togliere via il Tricolore per prudenza, ma non avevano ottenuto il suo consenso. E così il corteo di venticinquemila genovesi si avviò dietro alla bandiera, sfilò davanti al mortaio di Portoria, dove un secolo prima era avvenuto l'episodio di Balilla. E risuonò il "Canto degli Italiani" composto poche settimane prima, che diverrà poi l'Inno di Mameli.E giungiamo così al 1848, che il Carducci ricorderà come "l'anno dei portenti, primavera della Patria". Sarebbe troppo bello descrivere quegli eventi: battaglie sanguinose, cortei, manifestazioni, vittorie e sconfitte; sacrifici e martiri! Dobbiamo limitarci alla storia della nostra bandiera che in quell'anno fatale ebbe una svolta decisiva. Orbene, il 4 marzo Carlo Alberto di Savoia, Re di Sardegna, promulgava lo Statuto del Regno, che trasformava un regime assolutistico in un regime costituzionale. L'art. 77 della Carta così stabiliva: "Lo Stato conserva la sua bandiera: e la coccarda azzurra è la sola nazionale". La bandiera era in sostanza costituita dallo stemma sabaudo in campo azzurro. Ma il 23 marzo Carlo Alberto entrava in guerra contro l'Austria (Prima Guerra d'Indipendenza) e nel proclama affermava: "E per voler meglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia portino lo scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana". Da quel giorno, la bandiera bianco rosso e verde diverrà il vessillo del Regno di Sardegna, che lo conserverà insieme allo Statuto anche dopo la definitiva sconfitta del 1849, mentre nel resto della Penisola venivano ripristinate le vecchie bandiere. Ed il 9 febbraio 1849 veniva proclamata la Repubblica Romana, retta dai Triumviri Mazzini, Saffi ed Armellini: bandiera della Repubblica fu proclamato il Tricolore! E per cinque mesi Roma resistette all'assedio dei francesi, superiori di numero e di mezzi.Attorno al Tricolore e a Garibaldi, 14.000 uomini combatterono sanguinosamente sul Gianicolo: il fior fiore della gioventù di tutta Italia vi partecipò e molti vi morirono, tra cui Goffredo Mameli di 22 anni, Luciano Manara, Emilio Morosini, Enrico Dandolo e tanti altri. Ed infine a Venezia il Tricolore, con al centro il Leone di S.Marco, sventolava sulla Repubblica dal marzo 1848; sarà ammainato solo per fame e colera e per gli spietati bombardamenti austriaci dell'anno successivo.Segue, poi, il cosiddetto decennio di preparazione, di cui Camillo Benso conte di Cavour fu il deus ex machina, costellato ancora di martiri e di eroi, da quelli di Belfiore a quelli di Sapri, fino alla Seconda Guerra d'Indipendenza. E come potere riassumere l'esaltazione del Tricolore nella Spedizione dei Mille con cui Garibaldi conquistò la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, la Puglia, la Campania e l'Abruzzo, offrendo così al Re più di un terzo della Penisola? Il Tricolore fu innalzato su tutte le torri civiche e i campanili del Sud e trascinò le Camicie Rosse da Calatafimi alla grande battaglia campale del Volturno.http://www.labandiera.com/nostro_tricol.htm info@labandiera.com