Lavorare & Produrre

BROGLI ED IMBROGLI


  Velinopoli Si prepara lo scandalo dell'annoMercoledí 29.11.2006 17:15
 Non c'è pace per i giornalisti. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da Affari, sembra proprio che sotto Natale, dopo Vallettopoli (costata per il momento la sospensione a Cesara Bonamici e Anna La Rosa), lo scandalo dei servizi segreti, con la sospensione del vicedirettore di Libero Renato "Betulla" Farina, e l'incriminazione di Enrico Deaglio per il film denuncia su presunti brogli fatti dalla CdL durante le ultime elezioni, toccherà a Velinopoli.
Già: sembra proprio che nei palazzi di Giustizia più importanti del Paese si stiano preparando degli affondi niente male. Dossier a colpi di intercettazioni scabrose o molto piccanti? Può darsi: quel che sembra trapelare per il momento è il nome dello scandalo. Velinopoli, appunto. Un vortice di sesso, potere e favori che potrebbe coinvolgere nomi molto noti del giornalismo e pierre di un certo calibro. Per che cosa? Per storie di sesso, corna (alle mogli), e... lavoro? Chissà.
E se questi bravi professionisti, "gente-di-un-certo-livello" fossero andati a letto con qualche velina-letterina-schedina-fanciulla disposta ad essere indulgente pur di ottenere un calendario o una prima pagina? Mah... mistero. Ma il panettone (e lo scandalo) si fanno sempre più vicini. E qualcuno trema. Non proprio di freddo, a Milano.
Elezioni/ Voto elettronico, Amato: "Abbiamo deciso di fermarci"Mercoledí 29.11.2006 15:20FORUM/ Sapremo mai la verità sulle elezioni del 9-10 aprile? E secondo te, chi ha vinto? Di' la tuaElezioni/ Indagati Deaglio e Cremagnani per notizie false. Pisanu: chi ci ha creduto si vergogni
 "Abbiamo deciso di fermare la macchina del voto elettronico in occasioni delle elezioni". Lo ha dichiarato Giuliano Amato in occasione di un convegno in corso a Roma. "Nell'elezione del 2006 - ha aggiunto il ministro dell'Interno - il sistema elettronico riguardò unicamente il voto e non il conteggio, solo in qualche parte d'Italia venne utilizzato come chiave d'esercitazione.
 Il suggerimento del non utilizzo del sistema arriva anche dagli stessi uffici del ministero e l'ho prospettato al presidente del Consiglio, Romano Prodi, che ha convalidato la mia stessa perplessità".
La decisione è collegata alle accuse di brogli e alla vicenda Deaglio, sulla quale Amato precisa: "Il recente articolo, accompagnato da un dvd, che ha sconvolto i titoli dei giornali, se solo fossero stati seguiti i criteri di professionalità che la Reuters applica ai suoi giornalisti, non sarebbe mai stato pubblicato. E tutto questo sconvolgimento non ci sarebbe stato".
"Tutta la vicenda - ha detto ancora Amato - evoca un bisogno di professionalità. Ed è anche singolare che una notitia criminis, desunta da un articolo, di un crimine commesso da altri nel giro di una settimana diventi notitia criminis nei confronti di chi quell'articolo ha scritto. Se sin dall'inizio fosse stata vagliata con maggiore ponderazione si sarebbe evitato questo giro di 360 gradi sulla vicenda". Rispetto al ritiro del voto elettronico, Amato ha precisato: "Se vogliamo questo è il trionfo degli antenati, la firma elettronica può essere truccata e taroccata: rinunciamo quindi ai benefici dell'evoluzione tecnologica e ci affidiamo al conteggio manuale, che è meno facile da taroccare.
Ogni risultato ottenuto sul filo di lana suggerisce a chi perde di essere stato imbrogliato, e a chi vince di aver avuto un vantaggio superiore rispetto a quello risultato".
 "Personalmente - ha concluso Amato - ho apprezzato nelle precedenti elezioni presidenziali americane, Al Gore, che pur avendo perso per qualche centinaia di voti ha accettato il risultato per salvaguardare il sistema democratico del suo paese".
Sulla vicenda dei presunti brogli elettorali è intervenuto anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti: "Io penso che i controlli esercitati dagli uffici e dalla giunta per elezioni siano stati di grande attenzione e di grande cura. Sin dall'inzio ho detto che non mi sembrava potesse esserci alcun dubbio sulla legittimità del risultato elettorale. Tuttavia, l'esercizio della critica è assolutamente legittimo nelle forme che ognuno ritiene di poter proporre".
"Su questa vicenda il governo non ha svolto nessuna particolare indagine. La spiegazione di questo ritardo, così come è stata data al governo attuale dagli uffici del ministero dell'Interno" indica che "il totale delle ore impiegate dal Viminale per acquisire e diffondere i risultati provvisori e ufficiosi è stato di dodici ore, e cioè un tempo che è stato più rapido di quello che fu necessario per le elezioni del 2001".
Lo ha riferito il vice presidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, rispondendo nell'Aula di Montecitorio al question time. "I dati ufficiosi - aggiunge - sono risultati alla fine sostanzialmente coincidenti con quelli ufficiali proclamati dai competenti uffici elettorali. Riguardo ai voti contestati e provvisoriamente non assegnati nella provincia di Catania, il Viminale segnalò tempestivamente alla prefettura che il dato non appariva credibile. Su disposizione del ministro - spiega D'Alema - la verifica fu estesa a tutte le provincie per la Camera e il Senato. Quindi, una verifica così ampia fece sì che la conclusione fu raggiunta solo nella tarda mattinata di venerdì 14 aprile. A quel punto emerse che, per mero errore materiale, alcune prefetture avevano sommato il dato delle schede nulle a quello delle schede contestate".
Elezioni: Indagati Deaglio e Cremagnani per notizie false. Pisanu: chi ci ha creduto si vergogniMercoledí 29.11.2006 11:00
"Uccidete la democrazia!"/ Il docu-thriller politico di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani che racconta le anomalia dell'esito elettoraleUn estratto del film "Uccidete la democrazia!" sui brogli elettoraliFilm Deaglio/ Donato Bruno ad Affari: "E' una bufala. I dati del ministero dell'Interno non servono a nulla. Riconteremo tutte le bianche e le nulle". E Il Diario va a ruba
Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani sono indagati dalla procura di Roma per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico. Lo ha annunciato lo stesso responsabile di Diario. Nel pomeriggio di martedì il giornalista e Beppe Cremagnani, autori di "Uccidete la democrazia!", film-documentario nel quale vengono denunciati presunti brogli da parte del Centrodestra in occasione delle ultime elezioni politiche, erano arrivati in Procura, per essere sentiti come testimoni dai pubblici ministeri Salvatore Vitello e Francesca Loy, titolari dell'inchiesta giudiziaria aperta alcuni giorni fa. Subito dopo avergli comunicato che assumeva la veste di indagato, Deaglio è stato informato dai magistrati che l'interrogatorio veniva sospeso e che prossimamente dovrà presentarsi in Procura accompagnato da un difensore. Cremagnani è stato sentito dai magistrati per circa un'ora. Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani non hanno fornito alcun elemento concreto su possibili brogli  elettorali. La procura di Roma è, quindi, orientata a chiederel'archiviazione del fascicolo.
 Sul set di "Uccidete la democrazia!Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a 3 mesi o con l'ammenda fino a 309 euro". E' quanto prevede l'articolo 656 del codice penale, che è stato contestato ad Enrico Deaglio in relazione al suo documentario "Uccidete la democrazia!".  "Non ci pensavo, mi sembra una cosa da anni Sessanta".
E' il commento di Enrico Deaglio alla sua iscrizione sul registro degli indagati per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico. "Mi hanno comunque detto - ha aggiunto - che il film non verrà sequestrato". Deaglio ha consegnato del materiale ai magistrati: "Ho capito però che a loro non interessa perché tutto quello che è stato descritto nel film non ha senso per la Procura in quanto la Cassazione effettua la proclamazione lavorando solo sul cartaceo.
Ma il mio film non si occupava di questo, ma della 'notte dei misteri'". Enrico Deaglio, che sarà assistito dall'avvocato Caterina Malavenda, ha aggiunto: "Lo sento come uno sbarramento al giornalismo di inchiesta. Parlare di intimidazione, forse è troppo. Mi viene contestato di aver messo in dubbio, turbando l'ordine pubblico, la legittimità del risultato elettorale. Mi aspettavo un intervento, ma non in questo senso, quanto in quello finalizzato a ricostruire tutto quello che è accaduto".