Lettera di un ebreo dal ghetto Qualche cosa di molto sorprendente accade oggi nel mondo: Dio non ascolta coloro che lo invocano! Dio ha nascosto al mondo la sua faccia! Per questo gli uomini sono abbandonati alle loro più selvagge passioni. In un tempo in cui queste passioni dominano il mondo, è naturale che le prime vittime siano proprio coloro che hanno conservato vivo il senso del divino e del puro.Questo può non essere consolante, ma il destino del nostro popolo è stabilito non da leggi terrene, ma da leggi ultraterrene. Colui che impegna la sua fede in questi avvenimenti, deve vedere in essi una parte della grandiosa realizzazione dei piani divini, al cui confronto le tragedie umane non hanno alcun significato. Questo non vuol dire tuttavia che un ebreo devoto debba accettare semplicemente il giudizio, qualunque esso sia, dicendo: “Dio ha ragione, il suo giudizio è giusto”. Dire che noi meritiamo i colpi che riceviamo significa disprezzare noi stessi e non tenere in gran conto il nome di Dio.Stando così le cose, io naturalmente non aspetto un miracolo, e non chiedo al mio Dio di aver pietà di me. Egli mi tratti pure con la stessa indifferenza che ha mostrato a milioni di altri membri del suo popolo; io non sono un’eccezione alla regola, e non pretendo che Egli mi conceda un’attenzione particolare; io non cercherò di salvarmi, non tenterò di fuggire da qui. Preparerò il lavoro bagnando i miei abiti di benzina: le bottiglie di benzina mi sono care come il vino lo è a chi si ubriaca; appena avrò versato l’ultima bottiglia sui miei abiti, metterò questa mia lettera nella bottiglia vuota e la nasconderò tra le pietre. Se qualcuno più tardi la troverà, potrà forse capire i sentimenti di un ebreo, di uno di questi milioni di ebrei che sono morti: un ebreo abbandonato dal Dio a cui credeva tanto intensamente.
Israele
Lettera di un ebreo dal ghetto Qualche cosa di molto sorprendente accade oggi nel mondo: Dio non ascolta coloro che lo invocano! Dio ha nascosto al mondo la sua faccia! Per questo gli uomini sono abbandonati alle loro più selvagge passioni. In un tempo in cui queste passioni dominano il mondo, è naturale che le prime vittime siano proprio coloro che hanno conservato vivo il senso del divino e del puro.Questo può non essere consolante, ma il destino del nostro popolo è stabilito non da leggi terrene, ma da leggi ultraterrene. Colui che impegna la sua fede in questi avvenimenti, deve vedere in essi una parte della grandiosa realizzazione dei piani divini, al cui confronto le tragedie umane non hanno alcun significato. Questo non vuol dire tuttavia che un ebreo devoto debba accettare semplicemente il giudizio, qualunque esso sia, dicendo: “Dio ha ragione, il suo giudizio è giusto”. Dire che noi meritiamo i colpi che riceviamo significa disprezzare noi stessi e non tenere in gran conto il nome di Dio.Stando così le cose, io naturalmente non aspetto un miracolo, e non chiedo al mio Dio di aver pietà di me. Egli mi tratti pure con la stessa indifferenza che ha mostrato a milioni di altri membri del suo popolo; io non sono un’eccezione alla regola, e non pretendo che Egli mi conceda un’attenzione particolare; io non cercherò di salvarmi, non tenterò di fuggire da qui. Preparerò il lavoro bagnando i miei abiti di benzina: le bottiglie di benzina mi sono care come il vino lo è a chi si ubriaca; appena avrò versato l’ultima bottiglia sui miei abiti, metterò questa mia lettera nella bottiglia vuota e la nasconderò tra le pietre. Se qualcuno più tardi la troverà, potrà forse capire i sentimenti di un ebreo, di uno di questi milioni di ebrei che sono morti: un ebreo abbandonato dal Dio a cui credeva tanto intensamente.