Lamine sovrapposte

In Italia la tortura ancora non è reato


Musica: Giovanni Lindo Ferretti - Amandoti
Lo Stato italiano, nel 1984, firmò la Convenzione contro trattamenti e pene crudeli, inumani e degradanti promossa dalle Nazioni Unite. Quasi 30 anni dopo l'Italia è ancora inadempiente all’impegno di inserire nel suo ordinamento giuridico il reato di tortura. Nonostante già nel 1988 il nostro Stato abbia ratificato la Convenzione, ovvero si sia formalmente espresso per l’accettazione degli obblighi e dei vincoli derivanti dal trattato, il Parlamento italiano non ha mai approvato una legge che introduca nel Codice penale il reato in questione.Può essere utile ricordare che, di fatto, la mancata attuazione della Convenzione rappresenta né più né meno un’inadempienza agli impegni assunti più di 20 anni fa in sede internazionale, considerando che in quell’occasione fu richiesto agli Stati firmatari di “incorporare all’interno della propria legislazione il reato di tortura e di punirlo con pene adeguate”. 1
É notizia di oggi:La mancanza del reato di tortura nel codice penale italiano potrebbe “salvare” la maggior parte degli imputati nel processo per gli abusi sui dimostranti compiuti dalle forze dell’ordine nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del 2001.Di fronte alla corte di Cassazione, chiamata a pronunciare la sentenza definitiva sulla vicenda, il procuratore generale Giuseppe Volpe ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso della Procura generale di Genova contro la sentenza di appello che ha dichiarato responsabili civilmente 44 imputati delle violenze alla caserma di Bolzaneto, ma ha condannato penalmente solo sette di loro tra poliziotti, agenti della Polizia penitenziaria e medici, ritenendo prescritti i reati a carico di tutti gli altri. Secondo i magistrati genovesi, quei reati dovrebbere essere dichiarati imprescrittibili perché hanno comportato una lesione dei diritti umani. Ma, appunto, il pg Volpe ha fatto notare che in assenza del reato di tortura questa richiesta va respinta. La parola, ora, spetta alla V sezione Penale della Cassazione, presieduta da Gaetanino Zecca. 21 www.senzasoste.it2 www.ilfattoquotidiano.it