Lamine sovrapposte

Vivaldi


Musica: Led Zeppelin - Black DogLa settimana scorsa (e non "Settimana scorsa", senza l'articolo, come dicono tutti i milanesi, anche nella TV pubblica, dove si dovrebbe parlare in Italiano) ero a Napoli, sono andato a trovare i miei. Come tutte le volte che vado giù, mi sono visto con un mio amico di vecchia data (ci conosciamo da oltre 25 anni). Un pomeriggio mi ha chiamato e mi ha chiesto se volevo andare con lui in un parco naturale sul fiume Calore (in provincia di Caserta). Non c'ero mai stato e ci sono andato. Entro in macchina e sento abbaiare. Dietro al bagagliaio c'era Vivaldi, il suo pastore dei pirenei. Ha un anno e due mesi, è ancora un cucciolo, così dice il mio amico. Posso assicurarvi che per me è un bestione. A me si gela il sangue nelle vene. Io ho paura dei cani, per un trauma che ho subito da bambino, non riesco a liberarmene, anche adesso mentre scrivo, al pensiero, sento ancora un po' di ansia. Il mio amico mi dice: "non preoccuparti, non fa niente è docilissimo, gioca con i bambini, l'ho abituato a stare in mezzo alla gente, inoltre è legato e non può saltare davanti". Io non riesco a fidarmi. Prima voglio scendere, poi mi faccio metà del viaggio in tensione. Il cane nel frattempo non mi calcola. Scendiamo sulla riva del fiume. Io mi tengo sempre a distanza, ma noto effettivamente che a Vivaldi interesso ben poco. Ci sono alcune famiglie con i bambini e una signora chiede se può accarezzarlo e il cane si lascia accarezzare, ama farsi accarezzare sul torace.
Vivaldi Più tardi il mio amico dice che andiamo a salutare una persona che conosce in un paese lì vicino. un tipo particolare, fa il ciabattino e anche il musicista. Arrivati a casa di questa persona, siamo per strada in questo paese che è un  antico borgo in collina. Qui succede per me una cosa straordinaria. Vivaldi viene vicino ad annusarmi ed io per reazione, invece di allontanarmi, comincio ad accarezzarlo sulla testa. Capisco che per la maggior parte delle persone quest'episodio può essere considerato una cazzata, ma non lo è per me.Vi posso assicurare che Vivaldi non faceva paura solo a me. Siamo andati al bar e molte persone si scansavano.Se qualcuno è interessato alla storia del trauma, sotto vi riporto il racconto. L'ho scritto l'anno scorso e mi ha molto aiutato aa affrontare questo problema. Sicuramente non è risolto, ma è un passo avanti.***Prigioniero con il caneAvevo circa otto anni, con i miei amici giocavamo a fare i pellerossa. Mario il più grande era il capo. Si faceva chiamare “Pacuà”, un nome che probabilmente aveva sentito in qualche telefilm o film “di indiani e sceriffi”, come dicevamo noi. Pacuà, aveva un altro bambino come suo braccio destro ed altri bambini che facevano parte della banda. Quel giorno, non ricordo perché, nel gioco, mi hanno fatto prigioniero. Mi hanno legato le mani con del filo di ferro. Poi il gioco ha cominciato a prendere una brutta piega. Eravamo nel cortile di una casa di contadini. Tra le varie costruzioni e tettoie, c’era una sorta di box alto circa un metro e mezzo. Era utilizzato per allevare il maiale. Aveva una porta di ferro. I tre quarti inferiori erano fatti di lamiera e la parte restante con delle sbarre verticali. In quel periodo il box era inutilizzato. Il capo e quindi tutti gli altri bambini decisero che io dovevo essere messo in prigione.Nel cortile insieme ai bambini c’era anche “pelle e ossa”. Era il cane di Mario. Il nome, potrebbe sembrare d’ispirazione pellerossa, ma non lo era. Lo chiamavano così semplicemente perché da cucciolo era magrissimo. Era un meticcio aveva alcuni tratti del pastore tedesco, il pelo lungo ed aveva sempre un orecchio appuntito e l’altro moscio. Era un cane molto docile, giocava con tutti i bambini.Io cominciavo a lamentarmi mi facevano male i polsi a causa del filo di ferro. Imploravo “Pacuà” di liberarmi.Per tutta risposta fui spinto all’interno del box, la porta si chiude dietro di me. Entrava poca luce. Cominciavo ad avere paura, ma pensavo che pur restando là dentro per un po’ di tempo, comunque sarebbe finita, in fondo era un gioco, molto cattivo ma sempre un gioco. Il gioco, in effetti, sarebbe finito presto, ma quello che stava per accadere avrebbe avuto effetti devastanti su di me forse per tutta la vita.Io cercavo di stare tranquillo, ma l’ansia saliva.«Fatemi uscire, per favore.», imploravo.Sento il rumore della porta che si apre. Vedo “Pelle e ossa”. Lo fanno entrare e richiudono la porta. Il cane va avanti e indietro, ma io so che è buono, non mi preoccupo. A volte si ferma e mi guarda. Io con le mani legate cerco di accarezzarlo. All’improvviso nel box cala il buio. Siamo in pieno giorno, ma il flusso di luce che filtrava dalle sbarre si interrompe. Qualcuno ha messo un cartone davanti alle sbarre della porta e lo tiene fermo.
L'immagine che mi torna sempre in menteÈ tutto buio. Pelle e ossa comincia ad abbaiare. Ha paura pure lui. È sempre stato un cane libero, senza guinzaglio né collare. Abbaia forte, in quel piccolo ambiente rimbomba tutto. Il verso mi penetra nel cervello. Gli occhi cominciano ad abituarsi al buio. Vedo i denti bianchi del cane che abbaia forte verso di me. Ho paura. So che è un cane buono o almeno lo sapevo, ma ho paura. Penso che mi potrebbe azzannare da un momento all’altro. Ha paura anche lui. Io ho sempre le mani legate. Vedo un chiodo da venti centimetri nel muro. Riesco ad estrarlo con le mani.«Se non mi fate uscire lo ammazzo.», comincio a gridare. So che non ci riuscirei, non è un coltello e poi ho le mani legate. Pelle e ossa abbaia sempre più forte verso di me. Io sono terrorizzato, urlo...Sento una donna gridare. È la zia di Mario che ha sentito i miei urli. É corsa verso il box sgridando i bambini che erano fuori e che adesso scappano via. La porta si apre di nuovo entra la luce, mentre il cane esce e smette di abbaiare. Io sono sotto shock. Tremo. Arriva anche il fratello adulto di Mario. Mi slega le mani ed inveisce contro il fratello, minacciandolo di prenderlo a calci nel culo. Mi vogliono portare a casa, ma io tremando ancora dico che mia madre è a casa di una conoscente che abita lì vicino.Quando arrivo da mia madre, a casa della vicina, preoccupati, mi misurano la temperatura: 39 gradi.