Lamine sovrapposte

Omaggio ad Alfredo Bascetta


Musica: Alfredo Bascetta - Se n'e' fuiuto 'o banchiere
Qualche giorno fa in seguito al post su Sacco e Vanzetti, avevo segnalato una canzone napoletana che parlava degli stessi personaggi. Io l'ho sempre ascoltata nella versione della Nuova Compagnia di Canto Popolare e pensavo che fosse stata scritta negli anni '70. Ho scoperto invece che è stata scritta da Alfredo Bascetta nel 1927, prima della sentenza. Scrivere una canzone del genere prima della sentenza è un atto di denuncia importante e coraggioso, seppur scritta in napoletano per gli abitanti di Brooklyn. Questo fatto mi ha incuriosito, ho raccolto notizie sulla vita di questo autore e ho deciso di dedicargli un post.Oltre alle star come: Enrico Caruso, Gilda Mignonette, Ria Rosa e Farfariello ci fu una schiera di cantanti, compositori, autori, attori "Napoletani" che all'inizio del XX secolo emigravano da Napoli verso New York e più in generale, nelle varie Little Italy americane.Tra questi vi era anche Alfredo Bascetta. Di origine avellinese, partì nel 1911, all’età di 22 anni, per New York, dove si trasferì definitivamente solo nel 1923.Dopo un breve apprendistato a Napoli, al teatro Trianon, in una compagnia di cui faceva parte anche Elvira Donnarumma, ottenne una scrittura in Nord America, dove si esibì con Ria Rosa e diversi complessi.É stato cantante e cantautore di valore, oltre che di successo, nell’America italiana.Nella sua produzione, centrali erano gli argomenti politici e di attualità, affrontati in brani come "Signor console", "’O bolscevismo", "Lacreme ’e cundannate - Sacco e Vanzetti", "Pe’ mezzo d’Al Capone", "L’Italia ’e mò", "Lettera a Sacco" e altre. A sua firma anche numerosi saggi e scritti teatrali. É stato anche attore comico, compositore ed impresario teatrale, ad Hollywood si dedicò al cinema collaborando con molti registi.Incise dischi per la Columbia, La Voce del Padrone e la Odeon e nel 1925 a New York fondò anche una casa editrice."Tornando a Sacco e Vanzetti, Napoli ha tentato, con la sua musica, di aiutare i due sfortunati realizzando, con grosso rischio per gli autori dei motivi e di chi li eseguiva, cinque canzoni ed una mini-sceneggiata, oggi di gran valore storico.Ad esempio: «"Mamma sfurtunata" (sottotitolata "A seggia elettrica") è un brano scritto da Gaetano Esposito (Pasqualotto) e musicato da E.A. Mario nel 1932 (come ha affermato il poeta E.A. Mario nel fascicolo musicale di Piedigrotta del 1959). Dopo diverse ricerche, invece, si è trovata la vera data di pubblicazione del motivo: 24 marzo 1924.La canzone, scritta nel 1924, non è mai stata inserita in nessun fascicolo di Piedigrotta (in questa data), poiché la polizia americana perseguita chiunque spendesse una parola a favore di Sacco e Vanzetti. Gli stessi dischi sono considerati materiale sovversivo e quindi da tenere sotto sequestro. E.A. Mario, per paura d'eventuali percosse, nonostante nel 1959 siano passati 32 anni dalla morte degli anarchici italiani, non è ancora tranquillo (il caso è sempre stato molto scottante) ed omette, quando pubblica "A seggia elettrica" nel fascicolo musicale del 1959, la reale data della canzone. Nel fascicolo piedigrottesco la canzone appare con la seguente dicitura: "Canzone ispirata da un fatto di cronaca giudiziaria americana e edito a New York".[...][...] La prima incisione del 78 giri della canzone "A seggia elettrica (Mamma sfurtunata)" (Vocalium 17003) avviene nel marzo del 1924 per merito della cantante napoletana trapiantata a New York Ria Rosa (vero nome Mariarosaria Liberti). La coraggiosa artista avrà, in seguito all'incisione, non pochi guai con la polizia americana che considera il suo disco materiale sovversivo da distruggere. La canzone è incisa nel 1925 dal cantante partenopeo Salvatore Papaccio (Phonoelectro E 4270) il quale tenta da Napoli di sollevare la folla contro l'ingiustizia subita da Sacco e Vanzetti.» Bascetta incide due canzoni per protestare contro il processo di Sacco e Vanzetti. Una è "Lacreme 'e cundannate" l'altra "Lettera a Sacco" ("P'o figlio suoio"). "Lacreme 'e cundannate" (Lacrime di condannati) è, forse, la canzone più completa, descrivendo minuziosamente l'episodio. È una vera e propria denuncia: accusa chi ha vigliaccamente infamato Sacco e Vanzetti, dai giurati ai magistrati che non ascoltando le ragioni di chi è innocente, non hanno fatto giustizia, ma solo vendetta. La canzone si conclude con una preghiera al governatore Fuller, poiché è l'unica persona ancora in grado di abolire la sentenza di morte per i due immigrati.É realizzata il 5 maggio 1927, quando ancora non è annunciata la definitiva condanna a morte. Fino alla fine si spera nella conoscenza della verità, nella speranza che la menzogna sia smascherata. Questo brano entra nel repertorio di Gilda Mignonette, anche se la Regina degli Emigranti, per evitare persecuzioni, evita di portare su supporto a 78 giri la canzone. Coraggiosamente, invece, "Lacreme 'e cundannate" è incisa da Alfredo Bascetta che può essere considerato, senza dubbio, il poeta più coraggioso, l'artista che più d'ogni altro prende a cuore il caso. Bascetta, fino alla fine, ha sperato che la sentenza di morte fosse revocata. "Lettera a Sacco" è un brano realizzato dal duo Ambro's-Ferraro il 27 maggio 1927. E' inciso da Alfredo Bascetta, il quale decide di affrontare a testa alta la polizia americana, con un comizio intitolato "L'America dei vinti". Durante il comizio Bascetta esegue per la prima volta "Lettera a Sacco". Narra dell'incontro del padre di Nicola Sacco con suo figlio nel carcere di Charlestown. Durante quest'incontro c'è la richiesta di Sacco di raccontare alla sua figlioletta, un domani, che il papà non ha mai ucciso nessuno e che perdonerà chi lo ucciderà. Poi, uno straziante abbraccio di pochi minuti con il genitore che lascia il figlio con la frase "Cu tutt"o core mio, te voglio bbene... addio!".Anche questa composizione, come sopra, non è mai stata inserita nel fascicolo piedigrottesco del 1927 edito a New York. Anche questo disco, considerato sovversivo dalla polizia statunitense, è stato sequestrato e distrutto.Lettera a Sacco (P'o figlio suoio)1.Mio caru figlio doppo sette anne mo te l'aggio dittotu stive addulurato e tristetenive l'uocchie cunsumate e chiante    Me visto me parlato    Cchiù cunfurtato affruntarraggio a morte2.Ninetta a sora toia t'arracumannaChe piccerelle e nun capisce nienteMa quanno se fatta grossaDincello papà nuoste e n'annucente3.Figlio carnale sette anne sempe a vuie aggio penzatepreganno e v'abbraccià ncopp'aE mo chistu volo se spezzateDimostra chi è nucente, tu me moreIl brano che accompagna questo post è "Se n'e' fuiuto 'o banchiere" di Alfredo Buscetta & Guglielmo Onofri. Parla di un povero emigrato in America che, dopo aver vissuto una vita di rinunce, per poter mettere dei risparmi in banca, scopre che il banchiere se n'e' fuiuto (se n'è scappato). Una storia vecchia come le banche.Fonti:http://www.partonoebastimente.it/interventi_patrimonio_umanita.htmlhttp://www.hitparadeitalia.it/napoli/articoli/vanzetti.htm