Lamine sovrapposte

Oui, Je suis Catherine Denevue


 
Oui, Je suis Catherine Denevue2009Il disegnatore Stephane Charbonnier detto Charb sostituì, quale direttore responsabile, Philippe Val, dopo la vicenda riguardante il licenziamento del disegnatore Siné, accusato di antisemitismo.Attentato del 2 novembre 2011Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011 la sede del giornale viene distrutta a seguito del lancio di diverse bombe Molotov, appena prima dell'uscita del numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista islamico nelle elezioni in Tunisia. Sulla copertina del numero in questione sono apparsi una vignetta satirica con Maometto che dice "100 frustate se non muori dalle risate" e il titolo "Charia Hebdo", gioco di parole tra Sharia e il nome del giornale. Anche il sito internet della rivista è stato bersaglio di un attacco informatico.Attentato del 7 gennaio 2015Il 7 gennaio 2015, attorno alle ore 11.30, un commando di tre uomini armati con fucili d'assalto kalashnikov (uno dei quali alla guida di un'auto pronta per la fuga) ha attaccato la sede del giornale durante la riunione settimanale di redazione. Dodici i morti, tra i quali il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, e diversi collaboratori storici del periodico (Cabu, Tignous, Georges Wolinski, Honoré), due poliziotti e numerosi feriti. Pochi istanti prima dell'attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico. Dopo l'attentato il commando, che durante l'azione ha gridato frasi inneggianti ad Allah e alla punizione del periodico Charlie Hebdo, è fuggito. Nei giorni successivi, durante la caccia ai criminali, sono morte altre otto persone, una poliziotta, quattro ostaggi e gli attentatori stessi.Si è trattato del più grave attentato terroristico in Francia dal 1961.In seguito agli attentati è tornato ad uscire il 14 gennaio con il numero 1.178 con una tiratura di 3 milioni di copie e in 16 lingue uscendo in Italia allegato assieme a Il Fatto Quotidiano dove ha subito esaurito le 268 mila copie destinate all'Italia.(da Wikipedia)Le informazioni riportate sopra indicano che la libertà di stampa può essere limitata in modi diversi. Alcuni metodi sono cruenti (come gli ultimi attentati) altri sono più eleganti come il licenziamento delle persone scomode.Il secondo metodo limita la libertà di stampa, ma passa inosservato, pochi se ne accorgono, quasi nessuno si indigna e paga solo chi tentava di esprimere le opinioni.Il primo metodo (da condannare sicuramente) provoca l'indignazione della stragrande maggioranza dell'opinione pubblica, rafforza la voglia di libertà di stampa, ma allo stesso tempo permette di fare leggi che in nome della sicurezza permettono di limitare ulteriormente le libertà individuali e collettive.Un'altra conseguenza del secondo metodo e quello di dare appigli a coloro che fanno del razzismo la loro ragione di vita. Tutti a condannare gli arabi e gli immigrati di religione mussulmana, anche se gli attentatori sono francesi con i genitori di origine algerina, ma non hanno né la cittadinanza algerina (non l'hanno mai richiesta pur avendone il diritto) e né parlano arabo. Ai razzisti nostrani, settentrionali (e non solo) in Italia, ma meridionali in Europa, i quali vengono emarginati anche dalla Svizzera e rappresentati come ratti, basta molto meno per allarmarsi contro lo straniero.Ricordate il massacro di Novi Ligure? Erika per discolparsi aveva detto che i colpevoli erano stati due albanesi e subito scattò la fiaccolata contro gli albanesi.Io non so se sono Charlie, ma questo slogan mi ha fatto venire in mente una pubblicità di una trentina di anni fa. Nell'immagine ho messo il volto della testimonial di allora coperto dal burqa, per essere solidale con le migliaia di vittime dell'integralismo islamico, che passano inosservate e sotto silenzio.  99 Posse Spara