Friendship

Post N° 64


Si parlava di globalizzazione ieri, 6 febbraio 2007, a radio3mondo. Ho cercato di intervenire, ma avevo il telefono disturbato e così ho dovuto interrompere ciò che stavo dicendo.Avevo iniziato così: Vi invito a guardare una mappa della terra: vedete quanto è piccola al confronto di nazioni enormi quali la Cina, l’India, il Canada, gli Stati Uniti? Come possiamo rincorrere paesi così grandi con la globalizzazione? Con pochi euro in Cina si fanno scarpe che qui si vendono a 150 e più euro. Lì si allevano miliari di polli che vanno in tutto il mondo e, sempre per pochi euro al mese, operai seminudi, causa il calore dei ricoveri, dove polli ed altri animali sono ammassati, vivono in simbiosi con essi.Tutto ciò è molto lontano da noi… (volevo continuare, ma ho dovuto interrompere come ho detto sopra)....e allora ricordiamoci che tutti ci invidiano la posizione geografica dell’Italia, che è sempre stata di importanza strategica nei secoli.E non è solo la posizione geografica: ci invidiano e imitano tutto ciò che è noto nel mondo e commerciabile e ammirano l’arte e le caratteristiche anche del più piccolo borgo e… la nostra creatività.Ho letto che per i Cinesi imitare, copiare è considerata un’arte, molto apprezzata dai loro maestri.Noi, che di inventiva ne abbiamo sempre avuta molta, perché non cerchiamo di proteggere e valorizzare ciò che abbiamo, ciò che creiamo?In uno dei miei blog, che tengo con un’amica canadese, ho avuto l’idea di ‘creare’ un megaristorante e un centro commerciale a Napoli, con tutte le specialità e i prodotti della cucina italiana (un ristorante per ogni regione italiana). Ci sono luoghi in Italia dove in una sola regione il modo di cucinare i cibi varia da paese a paese, da borgo a borgo.A Napoli, in quel fantastico grande magazzino, ci dovrebbero essere tutti i veri prodotti fabbricati in Italia (made in Italy), testati e non contraffatti. Un ricco commerciante potrebbe quindi farsi un viaggetto in Italia e offrire quindi ai suoi clienti, nel suo paese, il vero ‘madeinitaly’!E per non farla troppo lunga, perché non ‘riesumare’ le Repubbliche Marinare? Fra il VI e il X secolo ne sorsero quattro: Genova, Amalfi, Venezia e Pisa  e coi loro commerci,  sparsi in tutto il bacino del Mediterraneo, diedero lustro e prosperità alle popolazioni. Se ne potrebbero creare delle altre: le coste le abbiamo, occorrono porti e porticcioli funzionanti. E…scuole di vela!Si vedrebbero così  giovani e i non più giovani salpare e navigare a vela il mare, ritrovando la felicità della vita.