Friendship

Venezia


Venezia  Azzurri, grigi luminosi, rosa, ocra, verdi e marroni, bianchi e neri, colori dei palazzi e delle case baciati dalla luce del sole che per due giorni ha inondato anche me e i miei passi, mentre giravo per le piazza e le calli di Venezia, città fatata che si regge sull’acqua e che desideri ogni tanto rivedere ,perché temi scompaia fra le onde del mare.Odori, profumi, occhi pieni di gesti, di sguardi sconosciuti, di corpi che ti sfiorano, di bambini che rincorrono piccioni satolli. Una città dove non ci sono pericoli apparenti: non ci sono le auto, i pullman, i tir, le biciclette, se escludiamo quelle rare e piccole dei bambini. La gente cammina tranquilla, i negozianti, grazie al sole che inonda ogni cosa, sono sulla porta dei loro negozi, sereni. Lingue diverse si incrociano festose, specie quelle dei giovani americani che siedono nei ristoranti all’aperto godendosi le lasagne o i cappuccini.Cinesi che vendono pizze e piatti tipici in piccoli locali che hanno adattato ai gusti del momento. Marocchini che stendono il telo bianco e furtivamente si guardano intorno prima di mostrare la loro mercanzia e pronti a scattare e a far sparire tutto nel grande borsone se giungono, da invisibili pali,  segnalazioni di pericolo.A Venezia ho visto giovani più rilassati: sarà l’aria della laguna, che salendo dall’Adriatico si mescola con l’aria fresca che scende dalle Dolomiti che accarezza i loro volti, i loro sorrisi, le parole che si incrociano ironiche. Saranno i profili dei palazzi, le finestre incorniciate da merli e figure fiabesche che rendono l’atmosfera sognante, le strette strade, i ponti, le piazze pullulanti di gente colorata o deserte, con l’onnipresente pozzo in mezzo, le bancarelle delle maschere, dei cappelli di carnevale, i negozi di dolciumi,  dove, entrando, ti sembra di entrare nella casa di cioccolato della favola e dove l’odorato e il palato vengono  soddisfatti in un breve lasso di tempo. A Venezia ti gira sempre un po’ la testa: scendi dai vaporetti, cammini, sali su una gondola, attraversi un ponte, guardi l’acqua, parli con la gente, entri in un palazzo o in una chiesa, guardi un campanile e temi di doverti sedere per terra perché tutto si muove, come i mori del campanile che battono le ore.