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nella mia posta elettronica uanto segue:12-05-2008GOVERNO/ Alla sanità manca il MinisteroLa rinuncia a nominare il ministro della Salute non è un incidente di percorso, ma una scelta politica che ha implicazioni potenzialmente destabilizzanti per il sistema sanitario nazionale. Il Pd collaborerà se l’obiettivo è il federalismo solidale, ma si opporrà con ogni mezzo allo ’spezzatino’Con il IV governo Berlusconi il ministero della Salute è improvvisamente sparito, per diventare una branca del ministero del Welfare.Uno dei servizi pubblici più importanti (e dei centri di spesa più rilevanti), che tanto incide sulla qualità della vita delle persone, non sarà più seguito da un ministro ad hoc, ma verrà affidato alle cure di un sottosegretario.Non è solo una questione di rango, ma di sostanza.Il sospetto è che questa scelta sia conseguenza diretta dell’impostazione ideologica data dalla Lega: si rinuncia ad un ruolo forte d’indirizzo da parte dello Stato e si dà il via libera ad una sanità completamente ‘regionalizzata’, con venti sistemi sanitari differenti l’uno dall’altro, che contrattano i rapporti reciproci in base a logiche economiche.Le conseguenze concrete sono facilmente prevedibili. Le fette più remunerative dei servizi sanitari saranno velocemente privatizzate attraverso la formula ‘morbida’ del convenzionamento. La sanità delle regioni strutturalmente più deboli è destinata ad andare in bancarotta, secondo la logica insita nel cosiddetto ‘federalismo per abbandono’.Le prime a rimetterci saranno senza dubbio le Regioni del Sud, ma il rischio concreto è che anche quelle politicamente non omogenee alla maggioranza di governo subiscano gravi penalizzazioni.E pensare che uno degli ultimi atti del ministro Livia Turco, era stata la pubblicazione del decreto di definizione dei cosiddetti Lea (livelli essenziali di assistenza), per omogeneizzare finalmente la qualità delle prestazioni sanitarie su tutto il territorio nazionale, ed evitare che esistano cittadini di serie A, B e C.Se il buon giorno si vede dal mattino, dunque, ci aspettano tempi duri.Il primo banco di prova sul quale misurare le intenzioni del governo è quello del rispetto degl’impegni presi sul Fondo sociale; la Toscana si aspetta che i patti siano onorati, perché ha messo in campo un grande progetto per l’assistenza alle persone non autosufficienti.I parlamentari del Partito democratico, e gli amministrazione della Regione, hanno consapevolezza della posta in gioco, e sono pronti a collaborare con il governo se si sceglierà di battere la strada del federalismo solidaristico. Ma sono anche decisi ad una battaglia durissima per salvaguardare il sistema sanitario pubblico, nel caso in cui si optasse per lo spezzatino.Nella malaugurata ipotesi in cui fosse necessario battersi per difendere la nostra sanità, il Pd della Toscana conta sul sostegno convinto dei cittadini e degli operatori del sistema sanitario regionale. La sanità pubblica e universalistica, infatti, è una conquista prezioso che ci riguarda tutti.