Sado Caustico

Prima o poi accadrà...


Erano appena le tre del mattino quando il Presidente fu svegliato dallo squillo del telefono sul comodino. Non si alzò neppure, sollevò la cornetta e con la voce impastata dal sonno rispose:"chiunque tu sia, se non è scoppiata una guerra io chiudo".Dall'altra parte ci fu un attimo di silenzio, poi la voce del Segretario alla Difesa recitò:"Presidente, credo si tratti di peggio, è scoppiata la pace".Il Presidente sorrise, pensò ad uno scherzo e riabbassò il telefono senza accorgersi di aver messo fuori posto la cornetta.Quando furono le sette la sveglia digitale suonò e lui aprì gli occhi, si alzò, indossò la sua vestaglia e le sue pantofole con lo stemma presidenziale, poi aprì la porta ed entrò nel soggiorno. Cercò con gli occhi i suoi collaboratori che di solito a quell'ora già lo aspettavano leggendo i giornali sulle poltrone di pelle rossa, ma non c'era nessuno. Si sedette al tavolo di mogano dove era solito fare colazione, era un pò turbato, ma non ebbe il tempo di rifletterci perchè in quel momento stesso il maggiordomo inglese aprì la porta ed entrò con in mano il vassoio d'argento della colazione. Aveva sul volto il sorriso delle grandi occasioni, gli si avvicinò e lo saluto:"buon giorno Signor Presidente. La vedo riposato"."Grazie John, ho dormito a lungo ma ho fatto strani sogni. Dove sono tutti? Non vedo nessuno"."Non saprei Signor Presidente. Stamattina la Casa Bianca è vuota. Ho pensato di aver dimenticato qualche festa nazionale".Il Presidente rimase in silenzio e fece segno di no con la testa. Il maggiordomo cominciò a versargli il caffè nella tazza di porcellana, anch'essa con lo stemma presidenziale e disse:"Ha sentito che stupende novità? Per una fortunatissima coincidenza questa notte mentre noi dormivamo, sono cessate tutte le guerre. In una sola notte si sono messi tutti d'accordo. Ma ci pensa? E' fantastico". Il Presidente scattò in piedi rovesciando la tazza del caffè, si guardò intorno con gli occhi fuori dalle orbite e gridò:"non è possibile, dove sono i giornali? Sto sognando"."Non saprei Signore, come le ho già detto stamattina non è venuto nessuno, ma non è felice della notizia? C'è finalmente la pace in tutto il mondo".Il Presidente si girò verso di lui e lo guardò furente come se volesse ucciderlo, poi esplose urlando:"maledetto imbecille! Siamo i più grandi produttori mondiali di armi. Dichiariamo una guerra ogni anno, costringiamo tutti gli altri a scannarsi tra loro per vendergli armi. Tutte le nostre scoperte scientifiche, tutte le innovazioni tecnologiche che abbiamo oggi sono derivate dall'industria bellica. Senza guerre per noi sarà la bancarotta".Nonostante le aspre parole del Presidente, il maggiordomo non si scompose, era un uomo di mezza età, calmo per natura, rilassato ed educato per formazione e professione. Sapeva come gestire gli scatti d'ira dei suoi interlocutori , in quei casi si comportava come un muro di gomma. Aspettò quindi un attimo prima di parlare e poi con la massima calma e con un tono quasi confidenziale disse:"Signor Presidente non si preoccupi, vedrà che staremo tutti bene lo stesso. Poco fa ho sentito alla radio che in Europa hanno trovato un modo per far camminare le automobili con un motore ad acqua. E' davvero fantastico".Il Presidente franò di schianto su una poltrona, tutto gli sembrava un terribile incubo. Si pizzicò un braccio ma il dolore che sentì gli confermò che era irrimediabilmente sveglio. Il maggiordomo era di fronte a lui e lo guardava sorridente. Il Presidente provò una sensazione di estraniamento, come quando da giovane caricava troppo i suoi spinelli. Gli parve di librarsi nell'aria, come se la sua anima lo avesse abbandonato e lui dall'alto potesse osservare il proprio corpo. Ad un certo punto udì la propria voce che diceva:"coglione. Piccolo coglione ignorante. Chi credi che venda il petrolio? Lo vendiamo noi"."Mi scusi Presidente, ho sempre pensato che il petrolio lo vendessero gli arabi"."No, coglione. sei delle sette sorelle sono le nostre. Gli arabi il petrolio lo estraggono ma poi lo danno a noi che lo raffiniamo e lo vendiamo. Per ogni litro di benzina noi guadagniamo tre volte quello che guadagnano quei beduini puzzolenti. E' la fine, entro una settimana saremo tutti in miseria".Il maggiordomo stava in piedi di fronte a lui, fino a quel momento aveva aspettato con pazienza che il Presidente consumasse la sua colazione. Rimase in silenzio riflettendo per qualche attimo, poi disse:"Mi scusi Signor Presidente, tornerò subito".Il Presidente attese inultimente per alcuni minuti il suo ritorno, poi sentì il bisogno di un caffè, quindi si alzò e se ne versò una tazza piena. Cominciò a bere e per farlo sollevò un poco il capo, il suo sguardo corse lungo il viale fuori dalla finestra e oltre la cancellata, in lontananza si ergevano altissime colonne di fumo scuro. Tutto era vuoto, un vuoto immenso. Solo, era rimasto solo, e mentre pensava a questo, sul viale comparve il suo maggiordomo che, ancora in livrea, pedalando lentamente e a gambe larghe sulla sua bicicletta nera, se ne stava andando reggendosi con la mano la sua buffa bombetta sulla testa.(24 ottobre 2007 - scritto durante l'intervallo del pranzo)