a man in the dark

Il Secondo principio delle idee ibride di un aspirante suicida


L'enormità del pensiero mentre straccio l'ennesimo foglio scritto, la bottiglia di bourbon riversa, la luce fuori della finestra, gli occhi illuminano la stanza... tutto è ben congegnato nella gabbia della mente. Avrei detto che non mi sarei svegliato stamattina e maledettamente apro gli occhi! Il mio respiro è ingrato ai miei occhi... però c'è un'idea che mi assilla, mi corrode dentro: l'immolazione delle proprie profondità sull'altare dell'imbecillità comune, il delirio della realtà, un bisogno illeso, soffocato tra braccia esili, è come il colore di una mela sull'albero: tutto è pensiero e non, tutto è niente e tutto.Certi destini sono braccati da bivi: strapparsi le foglie dal corpo o buttarsi di sotto? Nel dubbio un pakistano si accenderebbe una sigaretta a buon mercato, comprata tra le tante alla frontiera, dove il tabacco costa di meno; io arrivo di fronte a me, alla gabbia dirimpetto e compro sempre la stessa marca... poi dicono che l'abitudine uccide più persone di un kalashnikov! Grazie a Dio la mia abitudine sopravvive a me! Non c'è niente che mi trattenga quì se non l'immobilità e questa forte attrazione verso il mio bourbon.Ammetti che la cronaca non ha cronologia e, quello che accadde, accade adesso quando è già accaduto, ossia deve accadere che ti perda in questa landa desolata nella provincia del mio pensiero perché sia passato il tempo tra noi, tra quello che succede intorno a noi, tra lo stridio di denti e le verruche,tra mille e settecento addii detti tutti in un giorno solo e una folla di sfollati che migra verso il Kirghistan, perché comprenda di essere solo uno spazio in neretto nella dodicesima pagina dei necrologi inutili e mai letti.Sfortunatamente sono vivo e se ne accorge anche il mio mattino.                                                                                                            Vittorio