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Con calma e per piasèr

 

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Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

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IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

................................

Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

................................

 

 

 
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Ma quale islamofobia? A rischio sono i fondamenti della nostra civiltà

Post n°992 pubblicato il 28 Settembre 2012 da lecasame

Ma quale islamofobia? A rischio sono i fondamenti della nostra civiltà
per La Padania, domenica 23 settembre 2012

Il problema dell’Occidente non è la forza dell’Islam, ma la debolezza del Cristianesimo, o, meglio, dei Cristiani. La laicità è implicita nello stesso messaggio evangelico: date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, ma la laicità è altra cosa dal laicismo esasperato. Una civiltà non vive senza riferimenti ideali e senza un minimo di richiami etici condivisi. Anzi, la presenza di ideali identitari e di un riferimento etico condiviso è ciò per cui la civiltà non si riduce a semplice conglomerato sociale, a «società», più o meno aperta. Oggi in Occidente non c’è affatto un rischio islamofobico, se non da parte di frange sociali marginali. Il vero rischio, anzi, la vera malattia del momento, si chiama, invece, «cristianofobia», diffusa ad arte dai poteri laici (o laicisti),  che trovano una sponda proprio nella confusione tra dialogo e resa dominante in vaste aree delle stesse chiese cristiane.
Parliamo proprio di Occidente, dove, grazie al Cielo, non si è ancora arrivati alle pesanti e  sistematiche violenze contro le minoranze cristiane, che si riscontrano in paesi, come la Nigeria, il Pakistan o il Sudan. La cristianofobia occidentale è prevalentemente fatta di silenzi e di tabù. L’Occidente tace davanti ai massacri di Cristiani dove l’Islam è maggioranza o li liquida come «conflitti di religione», cose di altri tempi che non ci riguardano e a cui la stampa di regime dedica al massimo qualche trafiletto. Cristianofobico è, però, anche l’atteggiamento dominante sui media, circa  quello che succede a casa nostra; lo sono la menzogna e l’omertà con cui si coltiva l’autodissoluzione dell’Occidente e dei suoi valori di tolleranza e dignità dell’uomo.
Corriere e Repubblica, al guinzaglio dei poteri forti, ci mostrano le immagini di  folle che a Istanbul e nelle capitali arabe ergono cartelli contro l’islamofobia, facendo riferimento a un film su Maometto che è semplicemente brutto e, per questo impresentabile.  Lorsignori chiedono leggi liberticide che impediscano il ripetersi di avvenimenti come quelli legati alle vignette danesi o francesi, e i Governi europei ammiccano passivamente. Sono gli stessi governi filo massonici  che invocano l’ingresso della la Turchia nell’Unione Sovietica Europea, facendo finta di non sapere che proprio la Turchia continua a foraggiare i cosiddetti ribelli siriani e finanzia la costruzione di moschee  e l’istituzione di scuole coraniche in tutti i paesi europei. E la Turchia è, ufficialmente, un paese laico e islamico moderato. I ministri europei del nulla, cioè degli esteri, incluso il «tecnico» nostrano terzi dinonsisachè, nulla hanno da dire sull’assenza di libertà religiosa in questo Paese candidato all’ingresso nell’UE. Nulla si è detto, per esempio, sulla recente decisione del governo turco di trasformare in moschea un luogo simbolo della storia cristiana come la basilica di Santa Sofia a Nicea, luogo dove furono tenuti i grandi concili dell’Antichità, quelli che definirono l’essenza del Credo cristiano. A imporre questa strategia del silenzio omertoso sono le medesime lobbies che ora propongono di introdurre leggi contro l’islamofobia e che già puniscono, come «incitamento all’odio razziale» le voci, dissonanti, che si scagliano contro la violenza islamica.
Nulla fermerà l’Islam e la Sharìa in Europa, tranne una nuova consapevolezza degli europei di quella che è la loro storia e la loro identità.
Nessuno in Occidente osa ridicolizzare il Talmud o il rabbino capo di una qualsiasi comunità ebraica cittadina. E ci mancherebbe! Qualcuno, di rado, osa ridicolizzare l’Islam, e rischia, sempre, di pagare con la vita. Chiunque, invece, può dimostrare il peggiore e insensato disprezzo per i valori cristiani, senza che non solo si abbia la benché minima reazione, ma, anzi, si esaltino la creatività artistica e la libera espressione. Quindi, nessun problema se un registuncolo austriaco, in cerca di pubblicità, presenta a Venezia un film dove una signora si masturba con un crocifisso. Le poche reazioni a mezzo web e le timide prese di posizione di qualche isolato ecclesiastico sono state anzi bollate come integralismo cattolico. Di questo passo è evidente che non si andrà da nessuna parte.  La tolleranza esaltata e invocata si trasformerà nella peggiore intolleranza, quella verso se stessi e la propria storia. L’Islam e gli islamici lo hanno capito da tempo e ci disprezzano perché identificano l’Occidente con il vuoto morale e l’assenza di fede e di valori. Per riprendere lo scomodo sermone di un imam di Izmir (l’antica Smirne greco-cristiana):
«Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi coraniche vi domineremo». 
L’Islam, per citare Eric Vögelin, è una religione «politica» e quindi non può non trarre conseguenze politiche da quel che considera solo cedimento e inettitudine. La colpa, almeno in questo, non è anzitutto dell’Islam, ma dell’Occidente e della sua classe dirigente. Non si tratta di mettere in questione la laicità dello Stato e nemmeno il principio di tolleranza, ma di riaffermare, con un grande costituzionalista come Böckenförde, che il moderno stato liberale e democratico vive di presupposti che non è esso stesso in grado di garantire. E se non lo è, deve recuperarli dalla propria anima, da ciò che lo fa essere “civiltà”, e non semplicemente “società”, riaffermando il proprio orgoglio e, di conseguenza, il rispetto delle proprie regole di vita e di convivenza.

 
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