Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.
DIFENDIAMOCI!
Intanto difendiamoci da chi ci sta sbranando, poi penseremo a individuare chi glielo sta lasciando fare.
Proclama all’occidente del presidente algerino Houari Boumediene nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:
“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.
Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.
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IL CUCULO
... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...
... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati... LEGGI TUTTO
Post n°981 pubblicato il 02 Settembre 2012 da lecasame
Sevizia un'aquila e la nasconde in auto
Ha tentato di portare a Genova un esemplare di aquila reale, specie in estinzione: ma l'autore dell'inconsueta importazione, un tunisino, è stato scoperto in porto e denunciato dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle dogane di Genova. Il tunisino aveva nascosto l'animale, con le zampe legate e le ali tagliate, sotto il sedile della sua auto. L'aquila ha tre mesi di vita e appartiene a una specie tutelata perché a forte rischio di estinzione. L'animale è stato posto sotto sequestro penale per importazione illegale, e preso in custodia dagli uomini della Forestale.
Post n°980 pubblicato il 02 Settembre 2012 da lecasame
Professore massacrato da zingari a Pola
settembre 1, 2012
POLA. È mancato un pelo che un gruppo di Rom di Dignano non uccidessero di botte il professor Zlatko Tkalcec, 55 anni, capo cattedra di cultura fisica presso l’ateneo istriano “Juraj Dobrila”. Il docente è stato salvato dal personale del pronto soccorso che in qualche modo è riuscito a neutralizzare i Rom scatenati e forse assetati di sangue che hanno anche demolito il laboratorio. La lite era iniziata nella nota macelleria “Libero” la cui telecamera di sorveglianza ha filmato quanto accaduto. Ebbene come si vede nel filmato finito su Youtube (cliccare “mesnica libero tucnjava”) un Rom 52enne ha aggredito il professore dopo un diverbio sorto al parcheggio.
Tkalcec evidentemente in buona forma fisica, si è difeso sferrando a sua volta un pugno al suo aggressore che è finito per terra. Su di lui si è quindi scagliata la moglie del Rom e anche lei si è presa un bel pugno. La polizia è arrivata subito dopo ascoltando le dichiarazioni delle due parti. Poi i coniugi Rom si sono recati al Pronto soccorso e il professor Tkalcec mezz’ ora dopo al Reparto di medicina d’urgenza in un altro punto della città, per farsi medicare le ferite. «Ho aspettato un po’ prima di recarmi dal medico ha spiegato, proprio per evitare di incontrare nuovamente i Rom». E invece nella sala d’attesa c’erano ad attenderlo il 52.enne di prima e altri due Rom evidentemente in missione punitiva. Uno di essi ha colpito il professore al volto con una pietra tanto che il docente ha subito iniziato a perdere sangue. «Ho cercato riparo entrando nell’ ambulatorio del pronto soccorso – ha aggiunto Tkalcec, però mi hanno seguito anche qui. Hanno ripreso a picchiarmi distruggendo l’inventario e ferendo alcune infermiere». «A questo punto – aggiunge -, il personale li ha bloccati altrimenti mi uccidevano, però sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo della polizia. Dopo essersi fatto curare Tkalcec è stato rilasciato. «Ho chiamato un amico della polizia – ha detto -, per accompagnarmi a casa». La polizia è riuscita ad individuare i Rom e l’opinione pubblica è molto amareggiata per il fatto che non sia stata pubblicata la loro identità, a differenza del nome del professore finito su tutti i media del paese. Purtroppo come spiega in un comunicato stampa diffuso dalla dottoressa Ksenija Druzetic Bozic a capo dell’Istituto per la medicina d’urgenza, l’ episodio non è isolato. «È successo più volte – ha spiegato -, che il nostro personale rischia la propria sicurezza sia durante gli interventi di pronto soccorso esterni che in ambulatorio». Una cosa è sicura: con i flussi migratori degli ultimi due decenni, Pola non è più la città tranquilla e sicura di una volta.
Il nome dell'aggredito sbandierato ai quattro venti mentre i nomi degli assalitori non vengono resi noti. Perfetto. Così il cittadino NON sa quali sono i delinquenti da evitare (visto che saranno sicuramente a piede libero) mentre il docente sarà alla mercè di ogni zingaro che voglia vendicarsi.
Post n°979 pubblicato il 01 Settembre 2012 da lecasame
SALERNO
Falsi SALERNO, 153 poveri con sussidi pubblici 153 denunce della Guardia di Finanza
SCAFATI - Beneficiavano senza averne diritto di prestazioni sociali agevolate erogate dal Comune di Scafati. 153 persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore con l'accusa di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La maxi truffa, che ha provocato all'Ente pubblico un danno di poco superiore ai 100 mila euro, e che sarebbe stata commessa tra il 2008 ed il 2011, vede coinvolti anche 11 pubblici funzionari del comune di Scafati, denunciati per abuso d'ufficio e falsità ideologica, che avrebbero agevolato determinate richieste di intervento assistenziale a discapito di altre.
Le indagini hanno consentito di fare piena luce sulla truffa attraverso il confronto tra i redditi dichiarati con quelli riportati nelle banche dati dell'Anagrafe Tributaria. Da qui è emerso che per assicurarsi le agevolazioni erogabili,i richiedenti avevano invece effettivamente percepito importi di gran lunga superiori.
Post n°978 pubblicato il 31 Agosto 2012 da lecasame
ATTENZIONE: questo filmato non è censurato. Le immagini sono molto forti, guardatelo soltanto se siete molto forti di stomaco.
Io non lo sono particolarmente ma ho deciso di guardarlo tutto. Voglio sapere e sentire profondamente quali rischi stiamo correndo. Voi decidete per voi.
Post n°976 pubblicato il 26 Agosto 2012 da lecasame
Napolitano ci costa 26.000 € l’ora e la Lega propone: chiudiamo il Quirinale
26 agosto, 2012
Il 19 luglio di quest’anno il presidente della Repubblica ha dichiarato: “Per evitare che la crisi degeneri siamo tutti chiamati a fare dei sacrifici”. Ok, vero. Peccato che il Colle costi 624.000 euro al giorno, disponga di 1.807 dipendenti e un parco auto che comprende tre Maserati. Ben 1807 dipendenti solo per svolgere funzioni meramente notarili di controllo e garanzia nonché di rappresentanza con fastosi cerimoniali, non certo per azioni esecutive come avviene in ogni repubblica presidenziale. Una pletora di 1807 persone, quasi tutte inutili sanguisughe, suddivise tra addetti di ruolo alla Presidenza, tra i quali 108 appartenenti allo “staff personale” del Presidente, assunti con contratto in scadenza al termine del settennato, ed unità del personale militare e delle forze di polizia distaccate per esigenze di sicurezza, tra cui spiccano 297 variopinti e coreografici corazzieri. Un organico superiore di 587 unità rispetto al 1998, cioè aumentato di oltre il 50 % in 10 anni, del triplo in 20 anni! il cui costo si attesta sui 129 milioni di euro l’anno, contro i 67 dell’Eliseo! Di tutto rispetto, poi, è’ anche il parco auto presidenziale, che conta, stando a quando fatto trapelare dall’ex ministro Renato Brunetta (i bilanci della Presidenza della Repubblica tutt’altro che pubblici e trasparenti): una Lancia Thesis limousine; tre Maserati; due Lancia Thesis blindate; una Lancia Thesis di riserva; 2 Lancia Flaminia 335 del 1961 (utilizzate per le sfilate del 2 giugno);14 auto (una di proprietà e 13 in leasing) a disposizione dei Presidenti emeriti della Repubblica, del segretario generale, del segretario generale onorario e dei 10 consiglieri personali del presidente della Repubblica; 10 auto di servizio. Un’attenzione particolare, infine, merita il capitolo stipendi. Nel luglio 2011 il sito del Quirinale ha platealmente annunciato la generosa rinunzia “a termine” di Giorgio Napolitano (ovvero fino al 2013, alla scadenza del suo mandato) all’adeguamento all’indice dei prezzi al consumo del suo appannaggio personale secondo l’indicizzazione automatica prevista dalla legge n.372 del 1985. Peccato che, andando a vedere in cosa consista questo “duro sacrificio” si scopra che, in concreto, tutto si risolva nella rinunzia a 68 euro mensili. Insomma, oltre al danno pure la beffa. Da quando è stato eletto, il Presidente aveva già visto aumentare di circa 2.000 euro il suo assegno mensile, come denunciato da Franco Bechis su il Giornale. Al momento lo stipendio del Capo dello Stato ammonta a circa 20.000 euro lordi al mese, cioè 239.182 l’anno e, come se non bastasse, con tale modesto emolumento il presidente cumula un ulteriore cospicuo vitalizio da parlamentare. Ben altri esempi, in realtà, giungono d’oltralpe. In Francia il Presidente Hollande, dopo appena 10 giorni dalla vittoria alle urne, ha mantenuto la promessa di tagliare del 30% lo stipendio presidenziale, così decurtato di circa 7.000 euro al mese, passando dai 21.300 euro lordi di Nicolas Sarkozy a 14.910 euro, col che l’uomo più potente di Francia finirà col guadagnare 178.920 euro lordi l’anno. In Germania il presidente federale percepisce uno stipendio annuo netto di 199.000 euro, disponendo poi d’uno straordinario dell’ordine di 80.000 per le sole spese di rappresentanza ed interventi di vario tipo (fonte Salvo Mazzolini, corrispondente da Berlino). In Spagna re Juan Carlos, nel luglio 2012, ha deciso di ridurre il proprio stipendio del 7,1%, ovvero di ben 21.000 euro l’anno portandolo a 272.752 euro annui, e quello di suo figlio, il principe Felipe, di 10.000 euro l’anno, riducendolo a 141.376 euro. Decisione seguita ad una precedente riduzione del 2% già decisa nel 2010. Come non intravedere solo “spicciola propaganda” nel tentativo massmediatico di spacciare il taglio dello stipendio del nostro Capo dello Stato, in realtà la rinuncia ad un risibile aumento, nella fattiva partecipazione del Quirinale ai sacrifici cui è chiamato il Paese? José Alberto Mujica Cordano è da due anni Capo di Stato in Uruguay. Ha inaugurato una Presidenza fondata su austerità, umiltà e solidarietà. Il Presidente “Pepe”, difatti, pur percependo uno stipendio di 250.000 pesos al mese (circa 10.000 euro) ed un’ulteriore pensione da senatore, trattiene per se solo 800 euro e devolve il resto in beneficienza in favore del Fondo “Raúl Sendic”, un’istituzione a sostegno dello sviluppo delle zone più povere del suo Paese. Non solo, ma rifiuta ogni scorta a protezione della propria persona ed ha chiesto come auto presidenziale una semplice utilitaria, una Chevrolet Corsa usata solo durante gli incontri ufficiali. Non dispone di alcun conto in banca, risultando per il fisco un “nullatenente”, ed il suo unico patrimonio è una vecchia Volkswagen Fusca, mentre una modesta umile fattoria è di proprietà della moglie ed ha persino aperto le porte della sua residenza ufficiale ai senza tetto, disponendo che una vasta area del Palacio Suarez y Reyes ospiti i più bisognosi! Niente sfarzi, niente sprechi, niente protagonismi per il Presidente del piccolo Paese del Sudamerica. Un santo? No, una persona coerente che non vive sulla luna e che si fa partecipe dei sacrifici imposti agli uruguayani in attesa che arrivi il tempo delle vacche grasse. “Questi soldi –ha spiegato il Presidente- anche se pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno”. Senza minimamente pretendere che Napolitano segua l’esempio straordinario che giunge d’oltreoceano, è “troppo” chiedere al Colle di rinunciare a qualche sfarzo, privilegio e protocollo in più pur di far conseguire qualche ragguardevole risparmio ai conti dello Stato? Come è ormai risaputo, la Casa Bianca, ovvero la Presidenza di una Nazione 5 volte più grande di quella italiana, costa 136 milioni di euro l’anno, poco più della metà della Presidenza italiana. L’Eliseo costa 112,5 milioni di euro, meno della metà del Quirinale, pur contando il doppio in quanto a poteri attribuiti dalla Costituzione. Buckingham Palace e la Monarchia inglese costano ai sudditi di Sua Maestà 57 milioni, ovvero quattro volte meno il nostro Capo di Stato, come già avevamo scritto su Qelsi in questo articolo datato 7 dicembre. A fronte dei 1.807 collaboratori del nostro Presidente (fonte “L’Italia dei privilegi”), l’imperatore del Giappone dispone di un personale composto da circa 1.000 unità, il presidente francese dispone di 941 dipendenti, di cui 365 militari, il re di Spagna di 543 dipendenti, il presidente americano Barack Obama, che è contemporaneamente Capo dello Stato e Capo del Governo, di 466 in tutto fra consiglieri, funzionari, impiegati, addetti alla sicurezza ed alla manutenzione, cuochi, giardinieri e “stagisti”, la regina Elisabetta II d’Inghilterra di circa 300 dipendenti, ovvero un sesto dei dipendenti del Colle romano, il presidente federale tedesco che, come il nostro, ha compiti di mera rappresentanza e garanzia, di 160, meno di 1/10 rispetto al Quirinale, senza dire del Presidente irlandese, che svolge funzioni simili al nostro e che di dipendenti ne conta solo 12. Come può un Presidente chiedere a gran voce più sobrietà alle forze politiche, a cominciare dal taglio dei rimborsi elettorali sino alla riduzione del numero dei parlamentari senza essere lui il primo a dare l’esempio? Con che autorevolezza un uomo di Stato può chiedere sacrifici alla sua gente senza sopportarne alcuno in prima persona, che poi sono sacrifici per modo di dire perché certo lui non ha il problema dell’ultima settimana del mese. Fino a quando l’Italia potrà permettersi questo scandalosa incongruenza? Il governo tecnico di Mario Monti ha sentito il bisogno di aggiungere in squadra altri “supertecnici” (vedi Bondi ed Amato) per scoprire dove si annidano i più odiosi sprechi e le più comuni inefficienze della spesa pubblica e mettere mano ad un corposo piano di “spending review”. Da tali tagli, però, rimarranno esenti proprio gli organi costituzionali, dal Quirinale alle due Camere, in ragione della loro artificiosa autonomia. Ma se si vuole davvero iniziare a tagliare i costi più improduttivi e “parassitari” della politica non bisognerebbe cominciare da una netta sforbiciata ai conti dei piani più alti del Palazzo? Comunque sia, appare più che doveroso agli occhi di un popolo chiamato dalla propria classe politica a fare pesanti sacrifici che sia la stessa politica per prima ad incamminarsi sul percorso tracciato. E ci viene da pensare che abbia ragione Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord ed eurodeputato del Carroccio che in una intervista ha dichiarato: “Visti i poteri che ha Napolitano, pochissimi, 624mila euro al giorno per mantenere il Quirinale è una spesa folle e ingiustificata. E’ vero che Napolitano si è preso poteri che non dovrebbe avere, in modo più o meno corretto, ma stante così le cose e con la riduzione dei parlamentari, la divisione dei compiti tra Camera e Senato delle Regioni, la presidenza della Repubblica potrebbe rimanere un ruolo di rappresentanza con costi ridotti di 100 volte. A Roma ci sono tanti musei e ce ne potrebbe essere un altro di più”. Ovvero? “Semplice. Bisogna chiudere il Quirinale e trasformarlo in un museo a pagamento sul modello di Versailles, spostando la residenza del capo dello Stato in un altro luogo di Roma molto meno oneroso per i cittadini”. Parole sante, ma ci vorrebbe un governo di politici seri per farlo, altro che il governo dei tecnici.
Post n°975 pubblicato il 26 Agosto 2012 da lecasame
De Corato: "La criminalità di strada parla straniero"
Milano. Lunedì, 13 agosto 2012 - 09:14:00
di Riccardo De Corato, Vice Presidente del Consiglio Comunale
Ringrazio innanzitutto la Polizia di stato per essere riuscita ad acciuffare il delinquente romeno autore dell'ennesima aggressione nei confronti di un anziano brutalmente picchiato sul ponte di via Farini. Ancora una volta dobbiamo prendere atto, checchè ne dicano Pisapia e la sua maggioranza che da un anno governano la città, nonostante il loro buonismo spalmato a piene mani nei confronti degli stranieri, i dati diffusi dall'Osservatorio regionale sull'integrazione nel marzo scorso ci dicono che il
75% dei furti milanesi è commesso da stranieri
e che la criminalità di strada parla straniero. Infatti sempre secondo questi dati
6 rapinatori su 10 non sono italiani.
Per le rapine la percentuale si abbassa al 63%. Inoltre secondo un rapporto dell'Ismu, la fondazione regionale che studia i fenomeni immigratori, diffuso a dicembre 2011 il 31% dei reati è commesso da extra-comunitari, visto che un altro aggressore di una 96enne in via Arnaboldi è stata aggredita e scippata da un nord africano, che le ha strappato mezza catenina d'oro. Tutto ciò avrebbe dovuto consigliare chi governa la nostra città ad avere un atteggiamento diverso verso costoro. Ricordiamo che il mese d'agosto, la criminalità di strada e predatoria che è per lo più straniera si fa più arrogante, come stanno a dimostrare le continue rapine, scippi e violenze sessuali di queste ultime ore per questo avevamo chiesto l'intervento del Prefetto. Infatti per la maggioranza tutto va bene, secondo loro Milano è sicura e quindi, stranieri o no la criminalità di strada non c'è, al contrario di quello che i milanesi vedono sulle strade, anche oggi a Milano, al contrario di costoro che pensano solo a inventarsi numeri e percentuali per auto soddisfarsi del fatto che a Milano, secondo l'attuale maggioranza non ci sarebbe nessuna emergenza da affrontare e lo abbiamo visto anche in Via Arnaboldi. Ne sa qualcosa la 96 enne che è finita in codice verde all'Ospedale Sacco con escoriazioni a braccia e gambe come il povero ciclista anziano che aveva difeso la sua bicicletta sul ponte di Via Farini. Ricordo infine per coloro che parlano di percentuali negli anni precedenti che dati della Questuraalla mano a Milano nel periodo 2007-2010 i reati erano diminuiti del 34%. Mentre nel 2011 sono aumentati del 5,2% rispetto al 2010 con le rapine in strada aumentate del 18% rispetto al 2010 e i borseggi del 13% sempre rispetto al 2010, dati della Questura di Milano riferiti alla stampa in Piazzetta Reale agli auguri di Buon Anno delle forze di polizia, carabinieri e vigili. A proposito dov'erano i Vigili di Quartiere mentre veniva aggredita la 96 enne visto che eravamo di giorno in una via centrale di Milano? Ad agosto l'Assessore Granelli ha rafforzato il contingente dei Vigili di Quartiere e in generale delle pattuglie automontate? Restiamo in attesa di qualche risposta da parte Sua non dei suoi laudatores della maggioranza".
Post n°974 pubblicato il 24 Agosto 2012 da lecasame
SIAMO SCHIAVI
I numeri di oggi sulle pensioni
In poco più di vent'anni, calcolando l'avanzo per la spesa pensionistica ai tassi "statali" di interesse:
Lombardiaavrebbe in cassa68 miliardi di euro.
Siciliaavrebbe un deficitdi 168 miliardi,
Campaniaavrebbe un deficit di 135,
Puglia avrebbe un deficitdi 130,
Calabriaavrebbe un deficitdi 88.
In questi due decenni ci hanno preso non solo tutte le uova ma anche le penne, il becco, le zampe e le ali. Della gallina dalle uova d'oro non è rimasto niente.
Post n°973 pubblicato il 21 Agosto 2012 da lecasame
Picchia la moglie incinta per un'ora perché non gli ha dato un figlio maschio
L'uomo era ubriaco e ha lasciato che bambine di 3 e 5 anni assistessero al pestaggio. La vittima ha chiamato i carabinieri
TRENTO - Ubriaco ha picchiato la moglie per oltre un'ora, davanti alle due figlie di cinque e tre anni, per la sola colpa di non avergli dato un figlio maschio. Protagonista della vicenda è un indiano residente da sette anni nell'alto Garda, in Trentino; la vittima è la moglie, connazionale di 35 anni al quarto mese di gravidanza. È in attesa di una bambina, la terza figlia, ed ora è ricoverata all'ospedale di Arco con prognosi di 25 giorni.
L'uomo - secondo la denuncia - sarebbe tornato a casa ubriaco e, noncurante della presenza delle due figlie, ha percosso per un'ora la moglie con calci e pugni. La donna ha atteso che il marito si addormentasse sfinito e ha quindi chiesto aiuto al 112. I carabinieri hanno denunciato l'uomo per maltrattamenti in famiglia e affidato le bambine ai servizi assistenziali di Trento, segnalando peraltro alle psicologhe una particolarità: la figlia più piccola si presenta coi capelli cortissimi e vestita da maschietto. Perché così il padre desiderava. Sono stati allertati anche i servizi sociali affinché le due piccole siano trasferite in una casa protetta per bambini.
Ricominciano gli sbarchi di massa a Lampedusa. Solo ieri sono giunti sull'isola oltre 400 clandestini, nella maggioranza, se non tutti, tunisini.
Anche se parlare di sbarchi non è corretto, perché si tratta di accompagnamenti, di presa in consegna dei clandestini - detti «migranti» secondo il piagnisteo politicamente corretto - in alto mare e loro traghettamento sulla terraferma. E non siamo di fronte al soccorso umanitario - mare in burrasca, carrette del mare lì lì per sfasciarsi, condizioni disumane oltre a mancanza d'acqua e di cibo - sul quale non si discute. Ma proprio di una procedura di benvenuto. I due natanti sul quale erano imbarcati i 400 tunisini sono motopescherecci in buono stato, l'uno di 16 e l'altro di 12 metri. Il mare era mosso, ma di quel moto ondoso ben sopportato anche dai bagnanti in pattino. E nessuno dei «migranti» dava segno di disidratazione o inedia. Entrambi i pescherecci sono stati avvistati dal servizio di pattugliamento, un aereo islandese in missione per conto della Frontex (l’agenzia europea per il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati dell'Unione) e un elicottero della nostra Marina militare.
Segnalate le due imbarcazioni con prua su Lampedusa, alla prima le è andata incontro una squadra composta da una motovedetta della Guardia di Finanza, una nave della Marina militare e tre motovedette della Capitaneria di Porto assistite da due elicotteri. Alla seconda una flotta composta da due navi della Marina e due motovedette della Guardia costiera, ovviamente assistite da un elicottero. In totale, sette unità navali e tre aeree (figuriamoci i costi). Neanche si fosse dovuto andare in soccorso dei naufraghi del Titanic. In ogni modo, i clandestini, tutti in buona salute (la traversata dalla costa tunisina a Lampedusa è di cento e sessanta chilometri per cui anche andando a 15 nodi in sei-sette ore si è a destinazione) sono stati trasbordati dai pescherecci alle unità navali che li hanno felicemente e confortevolmente condotti alla meta.
Questo per dire che grazie a ciò che Roberto Maroni giustamente definisce «buonismo peloso» (ci torneremo subito) praticato in specie da questo governo che vanta addirittura un Ministero per l'Integrazione all'insegna «dell’Avanti c'è posto», si è come steso un tappeto rosso tra i centri nordafricani di smistamento dei clandestini e le coste della madrepatria. Che così sono diventate le preferite, scalzando quelle spagnole da quando Louis Rodriguez Zapatero ebbe l'idea di bloccare l'immigrazione clandestina armi alla mano. Nessuno vuole che si giunga a tanto, per carità. Neanche pensarci. Però, qualcosa si deve pur fare per scrollarci di dosso l'etichetta di Paese-Bengodi del Clandestino. Ad esempio procedendo al rimpatrio immediato quando sussista la certezza che i «migranti» siano tali e non perseguitati politici con diritto d'asilo (categoria alla quale il «buonismo peloso» vorrebbe far comprendere chiunque metta piede- clandestinamente- in Italia). E qui torniamo a Roberto Maroni. Riferendosi ai 400 e passa sbarcati ieri l'ex ministro ha mandato a dire: «Vengono dalla Tunisia, non sono profughi ma clandestini e possono essere rimpatriati subito in base all'accordo da me fatto un anno fa. Ministro Cancellieri, coraggio, non si faccia fregare dal buonismo peloso di qualche suo collega di governo ». Parole sante.
L’Italia del Pil rimane ancora spaccata in tre. Di fronte alle
regioni settentrionali che, nonostante la crisi, continuano a correre sopra la media nazionale dello 0,4%, con unNord Est e un Nord Ovest cresciuti rispettivamente dello 0,9% e dello 0,6%,
le regioni centralifaticano a mantenere il ritmo con un magro aumento del Pil dello 0,1% mentre
L’ennesima conferma di un Paese a due velocità con il Nord che perfoma bene tutti i settori, in particolare l’agricoltura e l’industria nel Nord Est, e il Centro Sud che se la cava solo nel terziario, mentre tutto il resto arranca.
C’è la crisi, ma non in tutte le aree Le industrie resistono, per lo meno nella locomotiva d’Italia: il valore aggiunto delle imprese industriali venete, trentine, friulane ed emiliane è aumentato dell’1,1% contro una media nazionale inferiore di un punto percentuale (+0,1%), mentre nelle regioni del Nord Ovest la crescita del settore industriale è stata ancora più decisa con un 1,2%.
Crescita che ha portato nuovi posti di lavoro nel settore: +1,5% l’incremento occupazionale nelle industrie nel Nord Ovest e +1,4% nel Nord Est.
A soffrire, invece, sono soprattutto le imprese industriali del Centro e del Sud che hanno registrato una significativa contrazione rispettivamente dell'1,9% e dell'1,8%, con il conseguente crollo dei posti di lavoro: -4,3% nelle regioni centrali e -2,2% nel Sud.
Del resto l'andamento occupazionale nel 2011 in tutti i settori, spiega l'istituto nazionale di statistica, rispecchia le differenze nelle dinamiche territoriali del valore aggiunto: a un aumento dell'input di lavoro nelle regioni settentrionali (+0,3% nel Nord-ovest, +0,9% nel Nord-est), si contrappone una flessione nelle regioni centromeridionali (-0,5% nel Centro e -0,3% nel Mezzogiorno).
Tornando ai settori, i servizi se la cavano un po’ dappertutto (+0,8% la crescita media nazionale del terziario), con dati più alti nel Nord Est (+1,1%) e nel Centro (+0,8%), mentre Nord Ovest e Sud si fermano un poco al di sotto della media nazionale, con un +0,7%. Bene, infine, l’agricoltura nelle regioni Settentrionali, con un +2,1% nel Nord Est che compensa un magro 0,3% del Nord Ovest, mentre Centro e Sud subiscono una contrazione rispettivamente del 2,4% e dell’1,6%.
Le due Italie: un confronto internazionale I dati dell’Istat fotografano un’Italia a due velocità. Utile, in questa direzione, anche il confronto con i principali partner europei.
Se staccassimo il Nord dalla Penisola, ci ritroveremmo di fronte a un Paese con ritmi di crescita simili a quelli del Regno Unito (Pil a +0,8% nel 2011) e dati settoriali sostanzialmente in linea, o leggermente inferiori, con quelli dei maggiori partner europei.
Diverso il discorso per il Centro Sud che, scontando sia un ritardo di tipo storico sia una minore competitività del tessuto imprenditoriale, si ritrova con performance (qui serie storiche dell'Eurostat) in linea o addirittura inferiori a quelle degli Stati dell'Europa mediterranea, come Spagna e Portogallo (Pil nel 2011 in crescita dello 0,7% la prima, in calo dell'1,6% il secondo).
Post n°970 pubblicato il 19 Agosto 2012 da lecasame
Goletta verde: mare italiano inquinato. Ecco i divieti di balneazione
Goletta Verde 2012, Legambiente: verificare lo stato di salute delle acque nel nostro paese ha individuato ben 120 spiagge con mare molto inquinato. Maglia nera per la Calabria, Campania e liguria
Goletta Verde, 2012 – Una valida e utile iniziativa quella promossa da Legambiente che ha circumnavigato l’Italia con la Goletta Verde per verificare lo stato di salute delle acque di balneazione. E’ l’ora dei cartellini e tramite il sistema messo a disposizione di Google Maps, ci propone un tracciato con cui è possibile individuare i punti in cui il mare è inquinato, poco inquinato o entro il limite di legge. Alla Calabria viene assegnata la maglia nera con 19 punti di acqua sporca, Campania 14, e Liguria 15. Le acque più pulite, invece, si trovano in Sardegna e Toscana, quest’ultima tuttavia conta di una sola zona inquinata e solo sei bandiere blu.
Il laboratorio itinerante su un totale di 205 analisi microbiologiche ha trovato 120 punti non balneabili, ben 100 zone “fortemente inquinate“, cioè con concentrazioni di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio dei limiti di legge. A inquinare non è tanto il sistema fognario (in genere le acque reflue sono bonificate), ma torrenti, fiumi e canali.
Quindi sono solo loro i colpevoli? O gli impianti di depurazione non funzionano a dovere? Tuttavia Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale dell’associazione ambientalista, denuncia: “Alla mancanza cronica, soprattutto da parte dei comuni dell’entroterra, si aggiunge il carico inquinante dei reflui non adeguatamente trattati dagli impianti in attività: una situazione davvero imbarazzante che va sanata una volta per tutte“. Il problema è quindi grave, ne va della nostra salute, il turismo che diventa di conseguenza un problema economico che in questo momento di crisi graverà sicuramente sulle tasche degli italiani. La Corte di giustizia europea, a fine luglio, ha condannato il nostro paese per 109 agglomerati urbani medio grandi, soprattutto in Sicilia e Calabria e non si sono ancora adeguati alla direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue.
La leggenda
I punti contrassegnati in:
- ROSSO sono fortemente inquinati (Escherichia coli > 1000 UFC/100 ml – Enterococchi intestinali > 400 UFC/100 ml);
- GIALLO sono inquinati (Escherichia coli > 500 UFC/100 ml – Enterococchi intestinali > 200 UFC/100 ml);
- BLU sono entro i limiti di legge.
Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010).
In alcuni casi il segnalino colorato localizza un’area di prelievo indicativa. Nelle note del punto di campionamento viene specificata rispettivamente: la data, la provincia, il comune, la località e il punto di prelievo.
Post n°969 pubblicato il 18 Agosto 2012 da lecasame
Bologna: donna incinta ferita e rapinata, preso l'aggressore tunisino
Gli agenti del Commissariato Due Torri, ieri sera poco prima delle ventuno, sono riusciti a rintracciare e sottoporre a fermo di indiziato di delitto un trentenne tunisino. Sulla scorta delle informazioni fornite dalla vittima della rapina, gli agenti hanno rintracciato un uomo corrispondete all'aggressore ed hanno proceduto al suo controllo in strada, durante il quale, ai poliziotti, non sono sfuggite le piccole macchie di sangue sul piede e sul volto del soggetto che, particolarmente agitato, è stato trovato con al seguito un set di coltelli da formaggio, lunghi circa sette centimetri, tra cui uno con la lama ancora lievemente sporca di sangue.
Portato in questura è stato sottoposto ai controlli di rito. Sprovvisto di documenti ma non di precedenti è stato sottoposto a fermo e, su disposizioni del PM, tradotto in carcere. La vittima, ha raccontato agli agenti di essersi accorta di essere seguita lungo via Irnerio, ed aveva accelerato il passo per raggiungere la propria abitazione ma giunta davanti all'ingresso, sotto al portico, è stata raggiunta alle spalle dal tunisino che ha tentato di derubarla. Istintivamente, la donna, ha stretto a se ancora più forte la borsa cercando di proteggersi il ventre, a motivo del proprio stato di gravidanza, ma l'uomo le ha sferrato due fendenti con un coltello al braccio ed alla coscia destra, riuscendo nell'intento e fuggendo immediatamente.
Post n°968 pubblicato il 18 Agosto 2012 da lecasame
Egiziano picchia moglie incinta che si toglie velo, denunciato
17 AGO 2012
(AGI) - Palermo, 17 ago. - Un egizianodi 19 anni e' stato denunciato dalla polizia a Porto Empedocle (Agrigento), per aver picchiato brutalmente la moglie incinta, che si era tolta il velo a causa del caldo. La coppia abita a Torino ed era in vacanza presso la famiglia della donna, nata a Porto Empedocle da genitori tunisini. La vittima, che ha 20 anni, e' ora ricoverata nell'ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento. Secondo quanto ricostruito, aveva chiesto al marito il permesso di levarsi il velo perche' soffriva il caldo, e al diniego dell'uomo si e' scoperta egualmente. A questo punto, la violenta reazione dell'egiziano, che l'ha percossa in strada, davanti a vari testimoni che dopo aver cercato invano di trattenerlo hanno chiamato il 113.
Post n°966 pubblicato il 16 Agosto 2012 da lecasame
La grande Paura parte 1, emergenza rom a Milano La prima parte, con l'audio completo, dell'interessante documentario di Rai 3 sull'illegalità e il grosso lavoro di sicurezza svolto da tutte le FF.OO
Post n°965 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame
Salvini: "Basta patto di stabilità Formigoni si unisca alla rivolta"
Il segretario lombardo del Carroccio: la spending review e lo scontento dei suoi sindaci e di quelli del Pd per le decisioni romane. La sfida al governatore nel nome del Nord
di RODOLFO SALA
L’ha detto, l’altra sera, alla festa di Pontida. E il tendone quasi veniva giù per gli applausi: «I nostri sindaci non devono essere lasciati soli, quando dopo l’estate arriverà il momento di disobbedire al governo, e a quel punto ci seguiranno anche gli altri, a cominciare dagli amministratori del Pd che su questo tema sono incazzati come e più dei nostri». Eccola la sfida: permettere a chi amministra i Comuni lombardi, quelli con i conti a posto, di spendere i soldi che hanno in cassa per dare un po’ di ossigeno all’economia. E fa niente se il patto di stabilità lo vieta.
Ma la campagna d’autunno annunciata da Matteo Salvini, plenipotenziario in Lombardia della Lega targata Maroni, a ben vedere ha parecchio a che fare con il destino di Formigoni. Perché è a lui che il neo segretario lombardo del Carroccio si rivolge: «Si deve mettere alla testa di questa rivolta, solo così potrà dimostrare di essere un autonomista non solo a parole, ma anche nei fatti». Insomma: i 200 milioni che la Regione ieri ha messo a disposizione degli enti locali per investire sul fronte delle opere pubbliche vanno bene, ma certo non bastano. E il governatore, se vuole restare in sella, deve uscire dalla scia del Pdl «a trazione meridionale». Deve mettersi l’elmetto e fare la guerra a Monti, anche se il suo partito sostiene il governo.
Ma come? Alfano dice che dopo la virata a sinistra di Casini l’alleanza con la Lega rinascerà... «Non se ne parla. Alle prossime politiche noi andremo da soli, perché questo è il governo che ha trattato peggio il Nord».
Però in Lombardia la spina non la staccate, anche se volete che si voti l’anno prossimo, e non alla scadenza naturale del 2015. «Sarebbe la cosa migliore, 17 anni ininterrotti alla presidenza della Regione sono troppi. Comunque trattiamo, vogliamo portare a casa dei risultati concreti. E alla fine tireremo le somme. Non parliamo di alleanze, ma di quel che faranno gli amministratori leghisti in Lombardia, dove governiamo 500 Comuni su tremila. Dovranno lavorare come un solo uomo per disobbedire ai diktat del governo sul patto di stabilità, e allargare il fronte. Mica potranno metterli tutti in galera».
E Formigoni dovrebbe capeggiare questa rivolta. «Se non lo facesse, perderebbe una grande occasione. Del resto se lo dice un sindaco di sinistra come Fassino, che bisogna sforare il patto, perché non dovrebbe dirlo anche Formigoni? A quel punto si realizzerebbe l’autodeterminazione del Nord, e sulla spinta dei sindaci nascerebbe una grande alleanza territoriale tra Lega, Pd e un Pdl che qui sceglie una strada diversa dal centralismo degli Alemanno e dei Cicchitto».
Questa è fantapolitica. «No, è la forza dei fatti che ci porta a immaginare questo scenario».
E comunque Formigoni dovrebbe togliere il disturbo per lasciare il posto a uno dei vostri, se davvero si voterà la prossima primavera? «Dopo tutti questi anni può fare altro, ci sono tanti ruoli importanti. È chiaro che si sente sotto attacco per le vicende giudiziarie in cui è coinvolto, anche se si tratta di accuse non provate. Per questo tende a non muoversi, mentre noi tendiamo a portare a casa il massimo, chiedendogli di passare dalle parole ai fatti».
Nell’immediato che cosa vi aspettate? «La lista l’abbiamo consegnata: si va dalla riduzione dei ticket sui farmaci ai fondi per le aziende agricole, e bisogna pure mettere dei quattrini per gli esodati. Se Formigoni parlerà in lombardo potrà continuare a governare. Ma la madre di tutte le battaglie è fare in modo che i Comuni virtuosi spendano i loro soldi per asfaltare le strade, costruire gli asili, pagare i creditori privati. È una battaglia difficile, per questo è indispensabile la copertura, anzi la regia, della Regione. Ci seguiranno tutti: destra, sinistra, liste civiche. Sarà la nostra campagna d’autunno».
Post n°964 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame
Sicilia, stipendi da 17 mila euro al mese nella Regione più sprecona d’Italia
Più consiglieri della Lombardia, 363 mila euro solo per i rinfreschi. Spese lievitate del 75% in 10 anni
di Mario Ajello
ROMA - Chissà come l’ha presa Zorro. Per lui, e per gli altri sprechi siciliani come lui, finire nel mirino di Mario Monti non dev’essere comunque piacevole. In questo caso il de la Vega è un anziano cavallo: quello donato dal presidente della Regione alla clinica Villa delle Ginestre, dove curano i pazienti con lesioni spinali tramite l’ippoterapia e dove il quadrupedeZorro si fa pagare dal contribuente per vitto e alloggio 2.335 euro al mese. Sempre meno di quanto la Sprecopoli isolana spende per la Zelkova.
Non è una campionessa di volley o una ballerina arrivata dall’est, ma una pianta così rara che per essere studiata richiede un consulente regionale ad hoc, retribuito con 150.000 euro. Sono pochi inoltre, da quelle parti gonfie di palme e battigie, anche i maestri di sci o meglio: di sci di fondo. E infatti il governatore Lombardo ha appena istituito una commissione per l’abilitazione di nuovi professori di questa nobile disciplina alpina.
Sprecano tutti, ma la Sicilia si distingue per l’agilità delle mani bucate. Quanti sono i
deputati dell’assemblea regionale? Novanta.
Dieci in più della Lombardia,
anche se gli abitanti lombardi sono 4 milioni e mezzo in più di quelli isolani.
E i consiglieri più pagati tra tutti? Sempre loro che, tra diaria, rimborsi e indennità, arrivano a 17mila euro al mese.
Perfino più di Zorro. Il quale almeno (né lui né la Zelkova a cui dopo una raffica di proteste è stato tolto il personal training vegetale) non gode del rimborso spese forfettario annuo per le spese di trasporto ferroviario, aereo e marittimo che per i magnifici novanta dell’Ars è di 10.095 euro. Più l’indennità di trasporto su gomma: pari a euro 13.293 per il deputato che debba percorrere una distanza massima di 100 chilometri. La retribuzione media di un eletto è di undici volte superiore al reddito medio del resto della popolazione siciliana.
Se le uscitedella Regione sono lievitate in dieci anni del 75 per cento è anche a causa del tic delle nomine. Come quella, tragicomica, andata in scena pochi giorni fa. Il governatore firma il decreto di nomina del presidente del collegio sindacale della Sicilia-e-servizi (una delle tante partecipate della Regione in via di smantellamento) intestandolo a un detenuto il cui cognome è tutto un programma: Eugenio Trafficante. «Non sapevo che fosse agli arresti», si giustifica Lombardo dopo che s’è scoperto che Trafficante sta in carcere con l’accusa di stalking. Secondo uno studio della Cisl, negli ultimi anni il governatore ha nominato in media tre consulenti al mese. Per non dire del popolo dei baby pensionati della Regione. C’è chi è andato via anche a 46 anni, e chi tra i baby pensionati più baby pensionati di tutti - ossia i forestali - ha battuto il record: a riposo a 45 anni. E questo è il caso, diventato proverbiale, di un certo Totò Barbitta, pensionato con meno di diciassette anni di lavoro.
Nessuno batte la Sicilia in fatto di cocktail. Tra il 2010 e il 2011 l’erario ha offerto oltre 400 tra aperitivi e rinfreschi più cene e colazioni. Praticamente ogni giorno, a palazzo dei Normanni c’è stata una tavola imbandita: 6000 euro per fare pasteggiare i membri dell’assemblea dei veterinari, 5000 euro per il buffet dei chirurghi articolari, 5900 euro per un cocktail rinforzato in onore del concorso mondiale enologico (che però s’è svolto a Bruxelles), 3500 euro per una colazione di lavoro durante il convegno sul «ruolo della donna nella cultura della vita». In tutto, si sono mangiati 363.000 euro. Facile immaginare, di fronte a queste libagioni regionali, i problemi di linea che possono affliggere chi ci capita. Ma niente paura.
Una delibera governativa ha stanziato 11 milioni di euro, per finanziare ogni tipo di attività sportiva, compreso wushu kung fu, il kumite e il twirling, che è una specie di ginnastica ritmica. Ma adesso, a questo ritmo di sprechi isolani, da Roma hanno gridato the end.
Inviato da: cassetta2
il 13/04/2021 alle 15:36
Inviato da: generazioneottanta
il 15/07/2016 alle 13:42
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:50
Inviato da: lecasame
il 14/06/2014 alle 18:21
Inviato da: livio.belloli
il 25/04/2014 alle 13:49