Leggere leggero

Lucca calling


Che bello alzarsi alle dieci in una domenica di fine settembre, col sole bello calduccio che ti abbraccia appena apri gli scuri delle finestre. Che bello fare colazione con calma e poi, sempre con tranquillità, preparare lo zaino per una gitarella fuori porta. Che bello trovarsi con Gabriel nel parcheggio sotto casa ed andare in macchina fino alla stazione ferroviaria di Firenze Rifredi dove, verso mezzogiorno, passerà il treno che ci condurrà a Lucca. Che bello attraversare Sesto Fiorentino, Prato, Pistoia, Montecatini Terme e Altopascio osservando sereni il paesaggio scorrere fuori dal finestrino.  Che bello commentare edifici o siti notevoli ed altri meno, mentre il treno sferraglia.  Che bello vedere il tuo compagno di viaggio additare un’abitazione color rosso/bordeaux che mal si sposa col resto del suo paesino arroccato sulla collina e sentirlo esclamare: “Mi sono girato per guardarla e m’è arrivato un destro nell’occhio”. Che bello arrivare dopo un’ora e venti di treno e mettersi subito a consumare il pranzo al sacco nei giardini antistanti la stazione e fronteggianti le rossicce mura. Che bello infilarsi subito sotto i bastioni, e nei cuniculi umidi ricevere una copia gratuita della piantina della città (che noi, poco prudentemente, non ci eravamo procurati). Che bello vedere la cattedrale e le altre belle chiese con facciata simile e non. Che bello andare a cercare le torri della città venendo sovente colti da attacchi di giapponesite e mandare qualche messaggino alla Feddi di tanto in tanto. Che bello trovare la famosa piazza dell’Anfiteatro, che in epoca romana si trovava fuori dalle mura e fungeva appunto da anfiteatro. Che bello osservare le piantine storiche capendo come l’espansione della città al di fuori delle mura romane abbia assorbito l’anfiteatro, trasformandolo in una serie di abitazioni con una piazza al centro che ne conserva la forma. Che bello noleggiare due bici per un’ora e farsi un paio di giri del perimetro delle mura interamente ciclabili e pedonali, facendo una breve pausa per mangiarsi una rinfrescante pesca su una panchina di fianco al busto di Benedetto Cairoli e godendosi fino in fondo la temperatura perfetta della giornata. Che bello tornare verso la stazione e giungervi proprio mentre nuvoloni da temporale si addensano sulla città, provenendo proprio dalla direzione verso la quale stiamo per avviarci noi. Che bello accogliere il violento acquazzone quando siamo già placidi dentro le carrozze del treno di ritorno, ed arrivare a Firenze quando la perturbazione ha già abbandonato la città. Bisognerebbe proprio farne più spesso di queste uscite.