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NIETZSCHE - ANTCIRISTO (17° PARTE)

Post n°48 pubblicato il 27 Gennaio 2006 da Darkthrone85
 

Buon pomeriggio; concludo il corposo aggiornamento odierno all'opera di Nietzsche, mi raccomando leggete attentamente, quest'opera contiene delle eprle della sua filosofia (ovviamente non solo quest'opera, mi raccomando, se volete e potete commentate)

 


XLVII :
A dividerci non è il fatto che non ritroviamo Dio, né nella storia né nella natura né al di là di essa, ma il fatto che non troviamo «divino» ciò che è stato venerato come Dio, che lo reputiamo miserabile, assurdo, dannoso, che lo vediamo non soltanto come un errore ma anche come un delitto contro la vita... Neghiamo Dio in quanto Dio... Se ci provassero che questo Dio dei cristiani esiste, riusciremmo ancor meno a credere in lui. In una formula: Deus, qualem Paulus creavit, dei negatio. Una religione come il cristianesimo, che non ha alcun contatto con la realtà, che crolla non appena la realtà anche solo per un punto afferma i suoi diritti, deve necessariamente essere un nemico mortale della «sapienza del mondo», cioè della scienza, cercherà tutti gli espedienti per avvelenare, calunniare e diffamare la disciplina dello spirito, la limpidezza e la severità nelle questioni della coscienza spirituale, la nobile freddezza e la nobile libertà dello spirito. La «fede» come imperativo è il veto contro la scienza, in praxi la menzogna a qualsiasi costo... Paolo comprese che la menzogna, che la «fede» era necessaria; la Chiesa, a sua volta, in seguito comprese Paolo. Questo Dio che Paolo si è inventato per sé, un Dio che «fa scem­pio della saggezza del mondo» (in senso più stretto i due più grandi avversari di ogni superstizione, la filologia e la medicina), è in realtà soltanto la risoluta decisione di Paolo: chiamare la pro­pria volontà «Dio», thora, ciò è originariamente ebraico. Paolo vuole fare scempio della «sapienza del mondo»: i suoi nemici sono i buoni filologi e i medici della scuola alessandrina; a loro dichiara guerra. In effetti, non si può essere filologo né medico senza essere nel medesimo tempo anticristiano. Infatti come filo­logo si guarda dietro le Sacre Scritture, come medico dietro la rovina fisiologica del cristiano tipico. Il medico dice «incurabile», il filo­logo «impostura»...

XLVIII :
È stata davvero capita la famosa storia che si trova all'inizio della Bibbia? La storia del terrore di Dio nei confronti della scienza?... Non la si è capita. Quel libro da sacerdoti par excellence esordisce, come si conviene, con la grande difficoltà interiore del sacerdo­te: egli è esposto a un solo grande pericolo, di conseguenza «Dio» è esposto a un solo grande pericolo.
Il Dio antico, tutto «spirito», tutto sommo sacerdote, tutta perfe­zione, se ne va a passeggio nel suo giardino: ma si annoia. Gli dèi stessi lottano invano contro la noia. Che fa allora? Inventa l'uo­mo, l'uomo è divertente... Ma attenzione, anche l'uomo si annoia. La compassione di Dio per l'unica pena di cui tutto il paradiso soffre non conosce limiti: crea subito degli altri animali. Primo errore di Dio: l'uomo non trovò divertenti gli animali, dominò su di essi, non volle neanche essere un «animale». Allora Dio creò la donna. E in effetti la noia ebbe fine, ma anche qualcos'altro! La donna fu il seconda errore di Dio. «La donna è per sua essenza il serpente, Eva», ogni sacerdote lo sa. «Tutto il male viene al mondo per causa sua», ogni sacerdote sa pure questo. «Allora anche la scienza nasce da lei»... Solo a causa della donna l'uomo imparò a gustare il frutto dell'albero della conoscenza. E che cosa accadde? Una paura terribile assalì l'antico Dio. L'uomo stesso era divenuto il suo errore più grande: Dio si era creato un rivale, in quanto la scienza rende simili a Dio: per i sacerdoti e per gli dèi è finita se l'uomo diventa scientifico! Morale: la scienza è il proibito in sé, essa è tutto ciò che è proibito. La scienza è il primo peccato, il germe di tutti i peccati, il peccato originale. La morale non è altro che questo. «Tu non devi conoscere»: il resto segue da questo. Il terrore di Dio non gli impedisce di essere scaltro. Come difendersi dalla scienza? Per molto tempo fu questo il suo proble­ma principale. Risposta: l'uomo esca dal paradiso. La felicità e l'ozio suscitano pensieri e tutti i pensieri sono cattivi... L'uomo non deve pensare. E il «sacerdote in sé» inventa la fatica, la morte, il pericolo mortale della gravidanza, ogni sorta di miseria, la vec­chiaia, i tormenti e soprattutto la malattia: null'altro che stru­menti di lotta contro la scienza! Il bisogno non permette all'uomo di pensare... Eppure... Che spavento! L'edificio della conoscenza si innalza maestoso, oscurando il cielo come una tempesta, ponendo gli dèi al crepuscolo: che fare? Il Dio antico inventa la guerra, divide i popoli, fa che gli uomini si distruggano a vicenda (i sacerdoti hanno sempre avuto bisogno della guerra...). La guerra è tra le altre cose grande perturbatore della scienza! Incredibile! La conoscenza, l'emancipazione dal sacerdote, cresce a dispetto delle guerre. Così il Dio antico giunge a una decisione estrema: «L'uomo è divenuto scientifico, non resta altro da fare, bisogna annegarlo!»...

XLIX :
Sono stato capito? L'esordio della Bibbia racchiude l'intera psi­cologia del sacerdote. Il sacerdote conosce un solo grande peri­colo: la scienza. Il sano concetto di causa ed effetto. Ma la scien­za per lo più non fiorisce che in condizioni favorevoli; bisogna avere tempo e spirito d'avanzo per «conoscere»... «Di conseguenza si deve rendere infelice l'uomo» questa è stata in ogni epoca la logica del sacerdote. Si indovina già che cosa è entrato nel mondo, in conformità a questa logica: il «peccato»... Il concetto di peccato e di castigo, l'intero «ordine morale del mondo» vennero inven­tati contro la scienza, in opposizione all'emancipazione dell'uomo dal sacerdote... L'uomo non deve guardare fuori di sé, ma dentro di sé; non deve osservare dentro le cose con intuito e circospezione, come chi apprende, non deve, in generale, guardare affatto: egli deve soffrire... E deve soffrire in modo da aver bisogno del sacerdote in ogni momento. Basta con i medici! Ci vuole un Salvatore. Il concetto di colpa e castigo, inclusa la dottrina della «grazia», della «redenzione» e del «perdono»: menzogne dalla prima all'ultima e senza alcuna realtà psicologica, sono state inventate per distruggere il senso di causalità dell'uomo: sono l'at­tentato contro il concetto di causa ed effetto! E non un attentato perpetrato con il pugno, con il coltello, con odio o amore since­ri! Ma un attentato determinato dagli istinti più vili, più cattivi e infimi! Un attentato da sacerdote! Un attentato da parassita! II vampirismo di pallide sanguisughe sotterranee!... Quando le con­seguenze naturali di un'azione non sono più «naturali», ma ven­gono credute l'effetto dei fantasmi concettuali della superstizio­ne, di «Dio», dello «spirito», dell'«anima», e risultano conse­guenze puramente «morali», in quanto ricompense, castighi, segni, punizioni, allora viene distrutta la condizione primaria della conoscenza, allora è stato commesso il più grande delitto contro l'umanità. Il peccato, lo ripeto, la forma par excellence di autolesio­nismo dell'uomo, fu inventato per rendere impossibile la scienza, la cultura e ogni forma di elevazione e nobiltà dell'uomo; il sacer­dote domina grazie all'invenzione del peccato.

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