Vita cittadina

Il rispetto si conquista con la civiltà


Molta gente pensa che l'essere straniero voglia dire avere una marcia in meno per andare avanti nella vita, eppure se guardiamo attentamente al nostro passato, pure noi italiani siamo stati emigranti, siamo stati stranieri. E trattati male per giunta, accusati ingiustamente di reati come Sacco e Vanzetti che ci hanno rimesso la vita.Ebbene rifare gli stessi errori che altri hanno compiuto su di noi non equivale ad una crescita sociale bensì ad un ritorno ai primordi dell'umanità incivile. Il luogo comune " Che vengono a fare qua, a rubarci il lavoro" non ha senso perchè lo straniero non ruba il lavoro anzi riporta in vita mestieri che noi italiani snobbiamo. Nessuna donna italiana, a parte le infermiere d'ospedale con stipendio assicurato e comodità d'orario, vuole pulire un anziano che se la fa sotto, imboccarlo, lavarlo. Nesuno vuole raccogliere i pomodori, la frutta a pochi centesimi l'ora..gli italiani hanno l'I-Phone 5, hanno il mutuo di casa, hanno le rate della macchina e della crociera estiva, hanno spese che non sono certo le stesse di un rumeno, di un marocchino, di un egiziano, ecc. Lo straniero lavora pure in nero e sta zitto pur di mandare i soldi a casa, l'italiano fa le manifestazioni sindacali se non sono concesse le ore di straordinario. Certo la crisi che sta vivendo l'Italia è terribile, nessuno riesce ad arrivare alla quarta settimana e le file alla mensa della Caritas vedono uomini e donne non certo vestiti da poveri.Ma ciò non toglie che l'essere giusti e umani con gli stranieri non sia sinonimo di civiltà....fare azioni di sopraffazione equivale ad essere come i negrieri che frustavano gli schiavi ai tempi di S. Giuseppina Bakita, di Kunta Kinte, ecc. Non è con la forza che costruisce il progresso e presto l'umanità s'accorgerà dell'errore commesso...speriamo che sia in tempo.Lorella Lattavo giornalista di Actualitatea Magazin