La poesia è un’arte, qualcuno afferma un’arte del tempo; l’arte determina un periodo, infatti indichiamo diversi periodi di arte, di conseguenza il tempo è una precisa forma della poesia. Come l’arte, così la poesia è fare esperienza del tempo. Anche il romanzo coinvolge il tempo; se la poesia è la sua pratica, il romanzo è la sua teoria; il romanzo narra il tempo, e il primo problema che esso si pone, è quello del tempo e della sua narrazione. Il motivo perché un narratore scrive un romanzo, è fare un po’ di teoria del tempo.Quel tempo che molti narratori hanno voluto tramandare tramite la lettura.Siamo abituati a considerare la poesia come un testo particolarmente complicato e difficile da capire; in un’epoca in cui siamo riempiti di messaggi che comunicano subito qualcosa. Per quale motivo sprecare tempo per una poesia o per un romanzo?Trovare una risposta non è semplice, anche perché i fatti parlano da soli e mostrano che in un mondo di comunicazioni facili e veloci la poesia non incontra più il favore dei lettori.La poesia è complessa, perché è un tipo di messaggio che tende a dare una visione, nel suo linguaggio, dell’io del poeta e del suo rapporto con l’esterno. Perché leggere un romanzo, una poesia? Solo per narrare il tempo? Una citazione di M. Proust "Sulla Lettura" potrebbe dare una risposta:"La lettura è una forma di amicizia, ma è quantomeno un'amicizia sincera. E' un'amicizia libera da tutte le caratteristiche che rendono sgradevole le altre. Poiché siamo tutti, noi tutti esseri viventi, morti che ancora non sono entrati in funzione, tutti gli scambi di cortesie, i saluti in quell'anticamera che chiamiamo deferenza, gratitudine, devozione, ai quali mescoliamo tante menzogne, sono sterili e estenuanti. Inoltre sin dai primi rapporti di simpatia, di ammirazione, di riconoscenza, le prime parole che pronunciamo, le prime lettere che scriviamo ci tessono attorno i primi fili di una tela di abitudini, di un vero e proprio modo di essere, di cui non possiamo più liberarci nelle amicizie successive… Nella lettura l'amicizia viene di colpo restituita alla sua primitiva purezza. Con i libi non sono necessarie cortesie. Sono amici con i quali trascorriamo la serata solo se davvero lo desideriamo. E loro almeno, spesso li lasciamo con rimpianto, quando poi li abbiamo lasciati, nessun timore di venir dimenticati per qualcun altro. Neppure è necessaria la deferenza; ridiamo per quel che ci dice Molière soltanto nell'esatta misura in cui lo troviamo divertente; quando ci annoia, non ci preoccupa avere l'aria annoiata, e quando siamo proprio stanchi di stare con lui lo riponiamo bruscamente al suo posto, come non fosse né un genio né una celebrità. L'atmosfera di questa amicizia pura è il silenzio. Poiché parliamo per gli altri, ma per noi stessi rimaniamo in silenzio. E il silenzio non reca traccia, come la parola, dei nostri difetti, delle nostre moine. E' puro. Tra il pensiero dell'autore e il nostro non frappone gli elementi irreducibili, refrattari al pensiero, dei nostri egoismi diversi..." “Leggere significa nutrire l'incoscio”, dice L. Bellenger in Saper leggere. “Leggere è dilatare a un tratto il campo della nostra umanità. L'arte del romanzo è arte della comunicazione e non arte della conoscenza”, dice Paul-André Lesort in Le lecteur de roman.“Si leggono romanzi per compensare certe lacune dell'esperienza”, dice Simon O.Lesser in Fiction and the unconscious.