Le ragioni del mare

Lo specchio: sei quel che vedi?


La storia dello specchio è anche la storia dell’uomo con la propria immagine, con il proprio doppio. Nell’unire verità e apparenza, dimensione intima e collettiva, lo specchio assume su di sé passioni  e proiezioni e diviene per alcuni il riflesso del divino, per altri strumento di  seduzione o simbolo di menzogna: una cornice immancabile della nostra vita.                                                  Amato – odiato specchio, testimone indifferente e confessore segreto, “doppio” di noi stessi eppure dotato di una sua presenza misteriosamente autonoma ed inquietante, davanti alla quale ci sentiamo “nudi” e disarmati.
E’ innegabile che lo specchio abbia un fascino magnetico, oggi è addirittura divenuto l’icona del tempo, il giudice imparziale e a volte spietato di una realtà che pare vivere a sua volta di un caleidoscopio di riflessi. Esso è l’emblema di una società che guarda all’esteriorità, alla superficie, a un immagine peritura e chimerica. Insomma lo specchio riassume in sé l’assurdità di un dualismo che sembra seguire le leggi della vita: esso è realtà e finzione, verità ed illusione, immagine cangiante e volubile di attimi di vita, di corpi, di forme, di spazi mutevoli e complessi.                                  Lo specchio è il doppio, identico in tutto all’originale, uguale nel minimo dettaglio, nelle pieghe dell’abito, nelle rughe del viso, nel gesto delle mani, nel profilo del volto.                                    
Osservare il mondo che sosta o che passa sullo specchio è come vederne la copia fotostatica. Eppure resta viva l’impressione di guardare non un clone ma un altro da sé, non un identico, ma una copia, un simile, persino un diverso da sé, in un incredibile mix di identità e alterità. In questo paradossale gioco di rimandi l’io è l’altro, e l’altro è l’io. Dal confronto si aprono però due vie: la conoscenza o la paura di sé. Tra queste due possibilità Pirandello  ne insinua una terza: il dubbio di capire se quello che io vedo riflesso è quello che veramente sono e se, in seconda battuta, quell’essere riflesso e che io probabilmente conosco per essere già diverso da quello che l’immagine lo specchio mi rimanda, è visto anche dagli altri con gli stessi occhi. Quindi gli altri mi vedono come mi racconta lo specchio o mi vedono come realmente sono? Ed io sono quello che vedo? Lo specchio affascinò Socrate e Seneca che lo raccomandavano come strumento per conoscere se stessi; lo specchio, l’attributo della Prudenza che incarna la Sapienza; lo specchio, immagine di un’immagine, alterego, fantasma, doppio del soggetto che ne condivide il destino. Le Sirene, la Lussuria, la Vanità vi si guardano. 
Le innumerevoli rappresentazioni di donne allo specchio, il loro consigliere delle grazie (cortigiane, grandi dame, cameriere, modelle, Venere e Psiche) perpetuano il tema allegorico in un contesto di ambiguità dove l’esistenza materiale si sdoppia in luoghi inaccessibili e allo stesso tempo in incantesimo. “L’armadio a specchio, scrive Barbey d’Aurevilly, è come un grande lago dove vedo navigare le mie idee assieme  alla mia immagine.”   
E’ in uno specchio, dono di Lord Henry, che Dorian Gray si accorge di conservare il dono della bellezza e della gioventù mentre il suo ritratto invecchia. Geroglifico della verità lo specchio è anche geroglifico della falsità. Moltiplicato, diversamente disposto o diversamente incurvato esso muta le apparenze della vita che vi si disfa e vi si riforma liberandosi totalmente dalle sue misure e dal suo equilibrio. Ed io sono quel che vedo?Citazioni:                                             
“Prendi uno specchio e volgilo in tutte le direzioni. Ecco che avrai prodotto un sole, dei corpi celesti, una terra, te stesso  e ogni sorta di animali e piante...”  Socrate.“Bellezza è l’eternità che si contempla in uno specchio; e noi siamo l’eternità, e noi siamo lo specchio”  Gibran.“Gli specchi farebbero bene a riflettere prima di rimandarci la nostra immagine”  Cocteau.