Interrogarsi sul proprio destino, sul mistero della nascita e della morte, significa indagare il senso dell’esistenza. In quale misura l’uomo, dotato di volontà e libero arbitrio, può dirigere il corso della propria vita? Quanto, di contro, il suo cammino è influenzato dall’intervento di forze che possono opporsi o facilitare il compimento dei propri desideri? E ancora, esiste un percorso già tracciato per ogni singolo individuo, inserito all’interno di un grande disegno meta-storico determinato da un’entità superiore? Oppure vi è soltanto una trascendenza pratica, sia essa la storia in cui siamo immersi e che condiziona scelte ed azioni, o la legge di natura rivolta a tutti gli esseri viventi, che ne genera il destino, la destinazione ultima?Comunque, innanzitutto, con la parola destino o fato ci si riferisce all'insieme di tutti gli eventi inevitabili che accadono in una linea temporale. Può essere concepito come l'irresistibile potere o agente che determina il futuro, sia in termini generali che di singolo individuo. Il concetto è basato sul credo che esista un ordine naturale prefissato nell'universo. Il destino può essere visto come preordinato dal Divino (ad esempio, il concetto protestante di predestinazione) o derivato dalla volontà umana.
Nella Grecia antica, il “Fato”era invincibile e persino gli dei dovevano attenervisi, come affermato dalla Sibilla dell'Oracolo di Delfi. Il Fato può essere personificato come un dio o una dea. Nella cultura greca è personificato dalle tre Moire (chiamate Parche dai Romani). Una dea senza scrupoli, Nemesis, rappresentava la cieca distribuzione della fortuna per gli antichi greci come Omero, con intenzioni né buone né cattive, ma semplicemente in proporzione a seconda dei suoi desideri. Al tempo delle monarchie ellenistiche, dopo la morte di Alessandro Magno, l'immagine di Tyche, che portava sul capo una corona di mura cittadine, rappresentava le fortune di una città, la quale cercava di preservare la propria esistenza nella violenza caotica del periodo dei diadochi.
Nella mitologia norrena, le Moire avevano la loro controparte nelle tre Norne. Il destino finale di tutti gli esseri viventi è il Ragnarök, la battaglia che persino Odino dovrà affrontare alla fine del mondo. Molte altre mitologie e racconti insegnano la futilità dei tentativi di sfuggire a un fato inesorabile. Nella maggioranza delle culture il proprio destino può essere conosciuto solo per tramite di uno shamano, un profeta, una sibilla o un veggente.Nella Dinastia Shangin della Cina, venivano lanciate le ossa di tartaruga molti secoli prima che I Ching fossero codificati. Si scagliavano frecce per leggere il destino dalla Tracia alla pagana Mecca.Il destino è comunemente considerato come fato, una sequenza fissa di avvenimenti che sono inevitabili e invariabili, e il futuro è conoscibile tramite mezzi di divinazione. Ciò ha portato a un misconoscimento del concetto di divinazione come profezia, attraverso le concezioni pratiche di auto-determinazione di persone individuali e di un futuro che resti sconosciuto. Nella divinazione, il destino prende un significato diverso dal suo uso comune.
Il fato e il destino, nonostante i due termini siano usati in modo intercambiabile, sono due oggetti distinti. L'uso moderno definisce il fato come un potere o un agente che predetermina e ordina il corso degli avvenimenti, e che aggiunge un'aurea di sortilegio e di oscurità. La definizione di fato consiste nel fatto che gli eventi sono ordinati o "predecisi", se sono messi in opera da una forza o intelligenza che ci trascende, che agisce su di noi, spesso per il peggio - "la giuria decretò della sua sorte". Il fato è usato in riferimento ad una finalità di eventi per come si sono svolti, e la stessa finalità è proiettata nel futuro per diventare l’inevitabilità di quello svolgimento. Il fato ha anche un’associazione morbosa con le finalità in forma di "fatalità". Il destino o fato usato nel tempo passato è "il lotto di ognuno" e comprende la somma degli eventi che concludono come una conseguenza predeterminata "era destinata ad essere leader", "era destinata ad essere impiccata". Il fato è una conseguenza determinata da un agente esterno che agisce su una persona o su un’entità; ma col destino l'entità partecipa attivamente alla conseguenza di un progetto che è direttamente correlato a sé stesso. Il destino ha la stessa radice di "destinazione": destinare, dirigere qualcosa verso una data meta "è destinata a diventare un capo". Senza una voluta partecipazione del soggetto non c'è destino. Il destino non può essere costretto ad agire su qualcuno; se si viene costretti dalle circostanze, allora si tratta di fato. Citazioni:“Per quanto differenti appaiono i destini, una certa compensazione di beni e di mali li rende tutti uguali” Rochefoucauld