Le ragioni del mare

Musica per il cervello


L'esito di una nuova ricerca americana, condotta dal gruppo di Gottfried Schlaug della Harvard Medical School di Boston e pubblicata di recente sul Journal of Neuroscience, è arrivata anche in Italia, la scoperta è molto interessante: la musica è una linfa vitale per il cervello.I ricercatori hanno visto che se la musica si studia da bambini, questa aiuta lo sviluppo del loro cervello, che cresce in modo diverso dal cervello di un loro coetaneo, che non  studia questa disciplina; ancora, affermano, che è sufficiente seguire delle lezioni per un anno per modificare il cervello dal punto di vista strutturale e funzionale. A questo punto ci chiederemo se il genio musicale è in realtà il risultato del duro lavoro di esercizio più che una dote innata?Lo studio svolto dal team di  Gottfried Schlaug evidenzia, che alla base di tutto c'é la plasticità cerebrale e che nei bambini la musica scolpisce il cervello trasformandolo proprio in virtù della sua plasticità. "Questo è il primo studio che dimostra che il cervello dei bambini che studiano musica si sviluppa in modo differente da quello dei coetanei che non studiano musica",  parole di Schlaug. Infatti, questa ricerca aveva lo scopo di evidenziare se il genio musicale fosse una dote innata o acquisita, concentrando la ricerca su bambini di sei anni; occorre dire che già in passato sono stati eseguiti studi per mostrare gli effetti della musica sul cervello, l'esito di questo studio ha messo in evidenza, che il cervello degli adulti, che studiano musica è diverso dal cervello di persone che invece non hanno questo passatempo.La ricerca è stata svolta su un campione di bambini che non avevano mai suonato, alcuni di loro hanno seguito per un anno e mezzo lezioni di piano. Fatto molto importante, perché imparare a suonare il pianoforte nell'infanzia e continuare gli studi durante la crescita modifica la struttura cerebrale e accelera la trasmissione degli impulsi nervosi. Difatti, gli esercizi al piano aumentano la mielinizzazione dei nervi che permettono di muovere indipendentemente le dita e delle fibre che connettono le aree uditive dei due emisferi. A riguardo è da segnalare uno studio svedese, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience,  che dimostra che i continui esercizi al piano stimolano la produzione di sostanza bianca, cioè di mielina, un composto grasso che circonda i nervi e serve a velocizzare la trasmissione dei segnali nervosi. Fino ad ora, sapevamo solo che i pianisti possedevano una diversa organizzazione di alcune aree cerebrali che servono ad analizzare i suoni e fanno parte della cosiddetta sostanza grigia, costituita dai neuroni, lo studio svedese ha dimostrato che: ''questi risultati dimostrano che, se si vuole arrivare ad un buon livello di esecuzione, e' necessario cominciare a studiare il pianoforte dalla prima infanzia''.Ritornando allo studio americano, i ricercatori hanno monitorato con la risonanza magnetica funzionale il cervello di tutti i bambini, dimostrando che il cervello dei bimbi, dopo un anno e mezzo di musica, risulta modificato in modo differente rispetto a quello dei coetanei, che non avevano studiato musica; le loro aree neurali motorie e uditive erano cresciute di più.Buon inizio settimana.