Le ragioni del mare

Michel, più che mortal, Angel divino Ludovico Ariosto


L'Angel divino dall'animo ombroso, ribelle, solitario, tormentato, caparbio, tenace. L'Angel divino pronto alla sfida, aperto al progresso, assetato di modernità, arso dal fuoco sacro dell'Arte capace di portarlo alle vette più alte d'esaltazione, quanto di farlo precipitare all'istante ripiegando su se stesso, alla continua ricerca del suo vero io e delle sue autentiche possibilità, tormento ed estasi di se stesso.L'Angel divino scultore, pittore, architetto e poeta. Poesie che, come ogni altra manifestazione della sua arte, hanno un'impronta personale che si distingue da quelle del suo tempo.Poesie forti e rudi, che esprimono il suo travaglio intimo, i giorni grigi, l'amarezza della solitudine. Anche in esse scavò nel profondo martellando i versi e le parole con furore, lo stesso furore utilizzato nel martellare il marmo per costringerlo a manifestare le mirabili forme.Ascanio Condivi, suo biografo ufficiale, racconta: "ch'Egli stette alquanto tempo, senza attendere all'arte, e lasciati il mazzuolo e il pennello, si diede solo alla lettura dei poeti e oratori nostri e a scriver versi. Amò, sovra gli altri, Dante, per conformità d' ingegno, al quale molto si avvicinò con le sue poesie, e avrebbe dato ogni condizione più felice del mondo per esser pari a lui".Il fatto che molte poesie fossero state scritte dall'artista su fogli che recano disegni o schizzi, fa pensare allo stretto legame che ebbe per Michelangelo l'opera figurativa e quella poetica, come il bisogno di chiarire, definire, concettualizzare, la realtà, l'arte stessa attraverso il potere simbolico e rivelatore della parola.Non ha l'ottimo artista alcun concettoc'un marmo solo in sè non circoscrivacol suo superchio, e solo a quello arrivala man che ubbidisce all'intelletto.Sì come nella penna e nell'inchiostroè alto e 'l mediocre stile,e ne' marmi l'immagin ricca o vile,secondo che 'l sa trar l'ingegno nostro.
Nella sua attività poetica sono idealizzati l'amore, la gioventù, la bellezza, con un'impronta di stile non comune. Tanti i componimenti, molti dei quali, pare, dedicati alla poetessa Vittoria Colonna e all'amico Tommaso de' Cavalieri, che l'artista non volle però mai dare alle stampe. Le Rime sono state pubblicate solo dopo la sua scomparsa  nel 1623. Intenso e speciale come pochi, in ogni tempo , è il rapporto di amicizia nato tra Michelangelo e Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, tra gli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento. Un affetto profondo e ricambiato, fatto di scambi epistolari, letterari e intellettuali; un amore platonico sviscerato, onesto e dolcissimo, sottolineato anche dagli scritti di Condivi:
In particulare amò grandemente la Marchesana di Pescara, del cui divino spirito era inamorato, essendo all'incontro da lei amato svisceratamente; della quale ancor tiene molte lettere, d'onesto e dolcissimo amore ripiene, e quali di tal petto uscir solevano, avendo egli altresì scritto a lei più e più sonetti, pieni d'ingegno e dolce desiderio.Ella più volte si mosse da Viterbo e d'altri luoghi, dove fusse andata per diporto e per passare la state, e a Roma se ne venne, non mossa da altra cagione se non di veder Michelagnolo; e egli all'incontro tanto amor le portava, che mi ricorda di sentirlo dire che d'altro non si doleva, se non che, quando l'andò a vedere nel passar di questa vita, non così le basciò la fronte o la faccia, come basciò la mano.Un' amore speciale che si rafforza con il passare del tempo e che la morte di lei sigilla in un lungo e incredulo stordimento, sciolto da Michelangelo in un celebre madrigale a lei dedicato. L'ultimo dono, l'ultima sfida, riuscita, alla caducità dei sentimenti forti. Spezzato dal dolore rimpiangerà di non aver osato, nemmeno post mortem, posare le labbra sulla fronte della venerata marchesa.Mia Vittoria dagli occhi chiusi che l'eterno imbelletta Te che le braccia mie mai mai stringerannoHo sfiorato la tua mano fredda e per sempre ho nel cuore Il rimpianto di non avere osato toccare la tua fronte0 terribile desiderio che più niente interrompe Donna Colonna sul letto a colonneVoi cambiate volto in questo giorno strazianteE la notte delle tombe finalente vi donaI lineamenti che ho dato cappella San Lorenzo A quella Notte che sogna un mondo diversoAmore non avrai pietà degli anni miei canutiAmore non m'hai già da troppo tempo odiatoAmore nella bara si ama forse di piùNiente potrà quietare questo povero vecchio cuoreE né di aver perduto Vittoria e la mia patria  E per lei, l' Angel divino, scriveva:Un uomo in una donna, anzi uno dioper la sua bocca parla,ond'io per ascoltarlason fatto tal, che ma' più sarò mio.I' credo ben, po' ch'ioa me da lei fu' tolto,fuor di me stesso aver di me pietate;sì sopra 'l van desiomi sprona il suo bel volto,ch'i' veggio morte in ogni altra beltate.O donna che passateper acqua e foco l'alme a' lieti giorni,deh, fate c'a me stesso più non torni.