dopo la pioggia..

10 righe da un libro


  Mariam si immaginava a Kabul, una città grande, affollata, estranea che, come una volta le aveva detto Jalil, si trovava a seicentocinquanta chilometri a est di Herat. Seicentocinquanta chilometri. Non si era mai allontanata dalla kolba più dei due chilometri che aveva percorso a piedi per raggiungere la casa di Jalil. Si immaginò di vivere a Kabul, all'altro capo di una distanza inimmaginabile, di vivere nella casa di un estraneo dove avrebbe dovuto tollerare i suoi umori e accondiscendere alle sue esigenze. Avrebbe dovuto fare le pulizie per quell'uomo, Rashid, preparargli i pasti, lavargli la biancheria. E ci sarebbero stati anche altri doveri - Nana le aveva spiegato che cosa fanno gli uomini alle loro mogli. Era in particolare ii pensiero di quelle intimità, che immaginava come dolorosi atti perversi, a riempirla di paura, coprendola di sudore. Si rivolse nuovamente a Jalil. "Diglielo. Diglielo tu che non permetterai che mi facciano una cosa simile." "In realtà tuo padre ha già dato il suo consenso a Rashid" disse Afsun. "Raschid è qui a Herat, si è sobbarcato il lungo viaggio da Kabul. Celebreremo la nikka domani mattina, e poi c'è una corriera che parte per Kabul a mezzogiorno."*****************  "Nessuno monterà su di noi, se prima noi non avremo piegato la schiena " (Martin Luther King)*****************  Non condivido,e di conseguenzanon festeggio l'8 Marzo.Donne sguaiate,in giro come cani sciolti,a fare baldoria,a dare sfogo alle loro repressioni,senza immaginare minimamente a chi devono l'8 Marzo.No,grazie..io non festeggioil sacrificio e la mortedi donne sfruttate..********** ******