Letteratura Storia

Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Cas


CLICCA sull’immagine per ingrandirla: pergamena 1104, prime righe, Ferrara, Archivio Storico Comunale CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, per vedere tutti i post della recensione.Maria Alberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI ottobre 2020 Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadanaferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara 2020. € 20. PARTE SECONDA 2 ▪I documenti di livello del 1102 e 1104 riguardanti Ficarolo. Il documento del 1102.  Due documenti di livello, del 1102,1104 (pp.159, 166), entrambi conosciuti, ma mai editi integralmente, hanno attirato l’interesse dello studioso. Essi riguardano un terreno con sopra una selva di recente colonizzazione non ancora conclusa, e il secondo un casale. Nel primo, il richiedente appartiene ad una famiglia ferrarese dimorante nel Castello di Ficarolo,mentre il concedente, Ardizzo figlio di Bucco, della famiglia di Gregorio è persona influente nella società ferrarese (p.163). Del secondo documento (1104), scriviamo di seguito.   ▪La rilettura della pergamena del 1104. A Ferrara, “in domo Sichelmi”, Guglielmo Marchesella e la moglie Adelasia (sorella di Casotto?).  Per gli studiosi ferraresi e per tutti i curiosi della Storia Medievale di Ferrara, è di sicuro interesse la bella pergamena del 1104, conservata all’Archivio Storico Comunale di Ferrara[4], riguardante Guglielmo I Marchesella, esponente della famiglia importante in città e nel suo territorio, e sua moglie Adelasia. E’ un atto amministrativo del possesso di terra, un’enfiteusi (diritto di godimento) di un casale e terreni, in Ficarolo.   A una fonte documentaria (conosciuta, ma mai edita integralmente, giova ripeterlo), viene dedicata una rilettura, minuziosa, per escludere il più possibile interpretazioni semantiche estranee e improprie, conferendo migliore esattezza alla trascrizione e alla traduzione. L’esito è capace di accendere nuova luce su rapporti parentali plausibili, fra componenti della famiglia Marchesella-Adelardi e della Domus Casotti (pp. 134-136).  Avvincente  la tenacia con cui Pigaiani procede: torna a fotografare il documento (le prime righe non si leggono in modo chiaro), poi lo trascrive, infine lo analizza. Quando una parola non chiara ha portato l’autore a trascrivere Sichelmo, è stato da lui intravvisto subito il risvolto affascinante della sua ricerca. Il racconto diventa coinvolgente. Nelle prime righe (clicca sull'immagine, in alto), è scritto “in do(mo)do(mini) sic || helmi an(te) eccl(esi)am sa(ncti) alexii” (nella casa del signor Sichelmo davanti alla Chiesa di Sant’Alessio).  Ma dove si trovava la Chiesa di Sant’Alessio? Lo storico delle strade di Ferrara ci dice che la Chiesa di Sant’Alessio sorgeva a Ferrara, sulla strada che oggi si chiama Via Porta San Pietro[5], quindi Guglielmo e Adelasia si trovavano “In domo Sichelmi”, a Ferrara.  E’ sorta spontanea la domanda: come mai un atto (rinnovo di un’enfiteusi), con la richiesta riguardante un casale e terreni a Ficarolo, rivolta a Guglielmo Marchesella e a sua moglie Adelasia non viene redatto nella loro abitazione, bensì nella casa di Sichelmo a Ferrara? Dato che conosciamo il luogo preciso[6] ove si è insediata la famiglia di Sichelmo proveniente da Ficarolo nota poi come Domus,  Pigaiani ripercorre le notizie sulla Domus Casottti. La Chronica parva di Riccobaldo da Ferrara riferisce che, sia Casotto (figlio di Sichelmo) sia gli Adelardi abitavano nella parrocchia di San Pietro[7], quindi non lontano gli uni dagli altri, perciò deve esserci stato un motivo ben determinato per compiere l’azione in questa dimora.  Mentre per Guglielmo Marchesella abbiamo un certo numero di notizie che ci permettono di conoscere la sua attività, pubblica e privata, in special modo nella prima metà del XII secolo, di Adelasia sappiamo poco o nulla. Solamente alcuni documenti la ricordano, iniziando dal primo che è questo del 1104, fino all’ultimo del 13 ottobre 1154 quando già vedova concedeva un’enfiteusi ad Alfano canonico ferrarese. Altri documenti (editi), pur contenenti il nome di Adelasia, non sono mai stati a lei collegati. Per Pigaiani conviene altresì dedicare attenzione e studio al Fondo Sereniana accostato ai membri della Domus Casotti (p. 140). Seguaci di Matilde di Canossa, Rotecherio e i suoi figli, fra i quali Sichelmo e Landolfo, soprattutto con la nomina di quest’ultimo a vescovo di Ferrara, avevano raggiunto nella società ferrarese una notevole importanza per cui era possibile un legame matrimoniale con la casata degli Adelardi-Marchesella con i quali d’altronde condividevano la militanza nella stessa pars politica. Un legame parentale contribuirebbe così a spiegare perché la maggior parte dei beni allodiali dei Casotti alla loro estinzione passarono ai Marchesella. Osservando il documento del 1104, si nota che si tratta, anche se cambia il nome del richiedente, del rinnovo contrattuale ventinovennale di una precedente concessione livellare (ad renovandum hoc est quantum olim habuit Bernardo vir meus per hanteriorem paginam libelli). Si potrebbe supporre, sempre ricordando la mancanza di prove precise, che non solo vi sia il passaggio della concessione livellare ma anche dello ius proprietatis da Sichelmo ad Adelasia proprio perché l’atto viene steso nella casa di Sichelmo. Con questo passaggio cioè, sarebbero pervenuti nella disponibilità di Adelasia, molto probabilmente figlia, dei beni che facevano parte della sua dote.Si può pensare che Adelasia sia figlia di Sichelmo, quindi sorella di Casotto, e che il terreno in Ficarolo (Sichelmo è originario di Ficarolo) possa far parte della sua dote: ecco perché Adelasia e il consorte Guglielmo rinnovano l’enfiteusi nella casa di Sichelmo. Adelasia una Casotti (non un’Estense come sostenuto dal grande storico Muratori). A nessuno è venuto in mente prima (p. 138).[4]Ferrara, Archivio Storico Comunale, Fondo Tassoni-Estense,Cassa 1, lettera A, N° 12, Atto del 1104. [5] Girolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle Piazze e Strade di Ferrara, Ferrara 1918, rist anast Ferraria Libro Ed., Udine 1984, pp. 108-110. [6] Nell’angolo tra via Porta San Pietro e Via Coperta. [7] Riccobaldo da Ferrara, Chronica parva Ferrariensis, Introduzione, edizione e note di Gabriele Zanella, Deputazione provincialeferrarese di storia patria, serie Monumenti, IX, Ferrara 1983, pp. 67, 147.