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MARIO LUZI, LE POESIE ALLA MADRE

Post n°297 pubblicato il 24 Marzo 2014 da marialberta2004.1
 

Maria Alberta Faggioli Saletti

8. MARIO LUZI,LE POESIE ALLA MADRE (Un brindisi-1941, da “Un brindisi”; Alla madre-1946, da “Un brindisi”; Parca-Villaggio-1951, daIl giusto della vita”; A mia madre dalla sua casa, da “Onore del vero”-1957; Siesta,da “Dal fondo delle campagne”-1965; Il duro filamento, da “Dal fondo delle campagne”-1965; Tre Poemi, Nel corpo oscuro della metamorfosi, da “Su fondamenti invisibili”  1960-1979; Madre, madre mia, da “Per il battesimo dei nostri frammenti”-1985; Luoghi della mia anima, da “Frasi e incisi di un canto salutare”-1990; Incolmabile il vuoto, da “Frasi e incisi di un canto salutare”-1990).

Alla madre, Luzi ha dedicato, dal 1946 al 1990, componimenti nei quali è espressa la rammemorazione del paesaggio poetico dell’infanzia cosparso di simboli preziosi, di originale liricità e di parole significative del quotidiano.

Figura centrale nella sua esistenza e nella produzione poetica, è la madre, che gli è stata altresì ispiratrice del senso religioso della vita, come egli stesso afferma: “un mondo di religione contadina ed elementare ma introflesso e pensato e molto intensamente vissuto.Questo mi ha incantato in lei, al di là del grande affetto che ci legava, Mi affascinava il suo trasportare tutte le cose in una interiorità che forse la società modesta in cui si viveva allora non sentiva come bisogno primario” (M.Luzi, Discorso naturale, Garzanti1984).

La realtà umile e povera della campagna materna  viene dunque affrontata con autentica volontà di identificazione, non solo per i valori religiosi, ma anche per le qualità umane che essa preserva (M’accoglie la tua vecchia, grigia casa/ steso supino sopra un letto angusto,/ forse il tuo letto per tanti anni, in A mia madre dalla sua casa, da“Onore del vero”-1957).

Montagne e paesi antichissimi della Toscana e dell’Umbria fanno da sfondo ad una lettura scarnificata e intensa della realtà contadina minacciata nella sua autenticità dalle tentazioni del moderno.

Il valore della madre viene esaltato già in una poesia del 1941 che prefigura la violenza della guerra: “Dolori informi, grida, preghiere inoggettive!/  Dimenticata splende nella polvere /degli angoli la madre inaridita,/ la sua voce cattolica prodiga di speranze, / il nero del suo sguardo di rondine tramortita,/ il tepore continuo del suo latte già livido/ rapito dal furore della notte,/ il suo corpo squassato e in un riverbero / luminoso ritrattosi nell’ombra” (Un brindisi-1941, in M. Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-Gli Elefanti,cit., p. 100).

"In questa poesia, sostiene un critico attento, la figura della madre priva di latte … è il simbolo più dolorosamente offerto alla meditazione del lettore sulla guerra che, con l’odio e la disperazione, induce alla totale disintegrazione, morale e fisica,dell’individuo. L’odio non permette di mirare all’unità perché rompe i legami su cui si regge invece l’amore” (Silvio Ramat, La poesia di Mario Luzi, pp.103-113, in “Sentieri poetici del Novecento”, a cura di Giuliano Landolfi,Interlinea edizioni, Novara 2000, p. 107).

Il volume che raccoglie l’opera poetica di Luzi dal 1935 al 1957, “Il giusto della vita”, è dedicato “Alla memoria di mia madre” ed inizia con un componimento del 1951, in cui la madre,custode delle memorie familiari (i ricordi autobiografici), è anche Parca (divinità mitologica), la “vecchia donna” guardiana del tempo, ed entrambe, insieme, lo rassicurano sulla sua capacità di proteggere la continuità fra generazioni: “A lungo si parlò di te attorno ai fuochi/ dopo le devozioni della sera/ in queste case grige ove impassibile/ il tempo porta e scaccia volti d’uomini./…/ Io vecchia donna in questa vecchia casa, / cucio il passato col presente, intesso / la tua infanzia con quella di tuo figlio /che traversa la piazza con le rondini” (Parca-Villaggio-1951,da “Il giusto della vita”, in M.Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-GliElefanti, cit., p. 11).

Le emozioni sofferte per la morte della madre (1959) dettano al poeta meditazioni sullainessenzialità dell’esistere”, e sull’alternativa della trascendenza cristiana: Mia madre, mia eterna margherita/ che piangi e mi sorridi/ viva ora più di prima,/ …/ è un altro il segno/ a cui dovrò tenere fronte, segno/che ferisce, passa da parte a parte (Siesta, da “Dal fondo delle campagne”-1965).

In questa silloge del 1965 (“Dal fondo delle campagne”), l’immagine familiare della madre rappresenta per Luzi il punto fisso di speranza e di paragone a cui il poeta può rivolgersi,quando l’angoscia del fluire del tempo è vinta dalla certezza di una eternità. Si tratta di un’eternità dove il cammino verso la verità è guidato dal contatto spirituale con i propri morti.

Nella bellissima poesia Il duro filamento, l’elemento autobiografico (volgi un pensiero al tempo ch’eravamo ancora tuttiaccentua il senso di continuità tra vita (risveglio al mattino) e morte (notte e sonno): "Solo / la parola all’unisono di vivi / e morti, la vivente comunione / di tempo e eternità vale a recidere / il duro filamento d’elegia./ E’ arduo. Tutto l’altro è troppo ottuso". Nel contempo, lo stesso dato autobiografico, con il ricordo toccante del risveglio familiare in cui il latte caldo fa vincere il freddo del mattino, si trasforma in una tensione cristiana e nel raggiungimento di quella carità a lungo cercata tra gli uomini chiusi nella scorza dell’indifferenza e dell’egoismo: Nel grumo di calore che è più suo,/nella bolla di vita ch’è più tenera/per lei cresciuta alla pazienza interre/povere, pie, l’ascolto, voce fievole,/tendersi a queste ancora grevi, ancora/ appannate dal lungo sonno, chiedere/asilo, volersi mescolare./Dico: abbi pace, abbi silenzio. Dico…//(Il duro filamento, da “Dal fondo delle campagne”-1965).

L’omaggio alla voce della madre, la voce del diverbio in cucina, e  della preghiera sulle scale, è un invito struggente a non ignorare la dolcezza, a non tradire nessuna memoria (Tre Poemi, Nel corpo oscuro della metamorfosi, da “Su fondamenti invisibili”  1960-1979).

”Madre e figlio”si intitola una sezione della silloge “Per il battesimo dei nostri frammenti” che raccoglie le poesie dal 1978 al 1984 con versi intensi di nostalgia della maternità che sa renderci esseri “molto amati”, perché sa prenderci e tenerci stretti, o accoglierci se ce ne allontaniamo, nelle sue “azzurre cune” (Madre, madre mia,da “Per il battesimo dei nostri frammenti”-1985; Luoghi della mia anima, da“Frasi e incisi di un canto salutare”-1990).

Incolmabile il vuoto (da“Frasi e incisi di un canto salutare”-1990) rende in modo inimitabile il dolore del figlio per la perdita della madre, un’assenza smisurata, eppure incorreggibile.

Ricordiamo che il poeta, per sua volontà, è tumulato nella natìa Castello(periferia nord di Firenze), vicino alla tomba della madre. 

Di seguito alcuni versi dedicati alla madre.

Alla madre

Forse, infranto il mistero, nel chiarore/ del mio ricordo un’ombra apparirai,/ un nonnulla vestito di dolore./ Tu, non diversa, tu come non mai://solo il paesaggio muterà colore./ In un nembo di cenere e di sole/ identica, ma prossima al candore/ del cielo passerai senza parole.// Io ti vedrò sussistere nel vago/ degli sguardi serali, nel ritardo/dei fuochi che si spengono in un ago/ di luce rossa a cui trema lo sguardo (da “Un brindisi”-1946, in M. Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-Gli Elefanti, cit., p. 107).

“A mia madre dalla sua casa”

 M’accoglie la tua vecchia, grigia casa/ steso supino sopra un letto angusto,/ forse il tuo letto per tanti anni. Ascolto,/conto le ore lentissime a passare,/ più lente per le nuvole che solcano/ queste notti d’agosto in terre avare.// Uno che torna a notte alta dai campi/ scambia un cenno a fatica con i simili,/ in fila l’erta, il vicolo, scompare/ dietro la porta del tugurio. L’afa/ dello scirocco agita i riposi,/ fa smaniare gli infermi ed i reclusi.// Non dormo, seguo il passo del nottambulo/ sia demente sia giovane tarato/ mentre risuona sopra pietre e ciottoli;/ lascio e prendo il mio carico servile/ e scendo, scendo più che già non sia/ profondo in questo tempo, in questo popolo (da“Onore del vero”-1957, in M. Luzi, Tuttele poesie, Garzanti-Gli Elefanti, cit., p. 245).

“Siesta”

Mia madre, mia eterna margherita/ che piangi emi sorridi/ viva ora più di prima,/ lo so, lo so quel che dovrei: pazienza/ di forte non è questa ostinazione/ d’uomo che teme la sua resa. Forza/ è pace. Il sopore che s’insinua/ nell’ora giusta tra due giuste veglie/ è forza anch’esso,non viltà. Ma ormai/ che i tuoi occhi mi s’aprono/ solamente nell’anima, due punti/ tenaci al fondo del braciere/con cui guardare tutto il resto, o santa,/ non è il taglio a fil di lama/ che partisce ombra e sole in queste vie/ puntate contro il fuoco/ del mare all’orizzonte, è un altro il segno/ a cui dovrò tenere fronte, segno/che ferisce, passa da parte a parte (da “Dal fondo delle campagne”-1965, in M. Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-Gli Elefanti, cit., p. 287).

“Il duro filamento”

“Passa sotto la nostra casa qualche volta,/volgi un pensiero al tempo ch’eravamo ancora tutti./ Ma non ti soffermare troppo a lungo”./ La voce di colei che come serva fedele / chiamata si dispose alla partenza,/ pianse ma preparò l’ultima cena/ poi ascoltò la sentenza nuda e cruda/ così come fu detta, quella voce/ con un tremito appena più profondo,/ appena più toccante ora che viene/di là dalla frontiera d’ombra e lacera /come può la cortina d’anni e fora/ la coltre di fatica ed’abiezione,/cerca il filo del vento, vi s’affida/ finchè il vento la lascia a sé, s’aggira/ospite dove fu di casa, timida / e spersa in queste prime albe dell’anno.//

L’ora è quell’ora cruda appena giorno/ che il freddo mette a nudo la città/ livida nelle sue pietre, tagliente/ nei suoi spigoli e, dentro, nell’opaco/ versano latte nelle tazze, tostano/pane, il bambino mezzo desto biascica/ mentre appunta sul diario il nuovo giorno.//

Nel grumo di calore che è più suo,/nella bolla di vita ch’è più tenera/per lei cresciuta alla pazienza in terre/povere, pie, l’ascolto,voce fievole,/tendersi a queste ancora grevi, ancora/ appannate dal lungo sonno, chiedere/asilo, volersi mescolare./Dico:abbi pace, abbi silenzio. Dico…//

Udire voci trapassate insidia/il giusto, lusinga il troppo debole,/il troppo umano dell’amore. Solo / la parola all’unisono di vivi / e morti, la vivente comunione / di tempo e eternità vale a recidere / il duro filamento d’elegia./E’ arduo. Tutto l’altro è troppo ottuso.//

“Passa sotto la nostra casa qualche volta,/volgi un pensiero al tempo ch’eravamo ancora tutti./ Ma non ti soffermare troppo a lungo” (da “Dal fondo delle campagne”-1965, in M. Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-Gli Elefanti,cit.,  p. 289).

“Tre Poemi, Nel corpo oscuro della metamorfosi”

<> La voce sempre udita di donna che fu di mia madre ed ora è sua, la voce/ sacrificale che scioglie il nodo/ amoroso e doloroso di ogni esistenza, si stacca/…/ Voce afona spogliata della gorga/ di lei che provvisoria/ l’improntò della sua pena/ e la chiuse nella stretta/ di timidezza e d’ansia/ del diverbio in cucina, della preghiera sulle scale, anonima,/affaticata dal mare del mutamento e ferma/ …/ <>/ m’avvisa un grido inutilmente burbero/ evocando cera nelle orecchie, corpi legati all’albero/ <<non ignorare la dolcezza, non tradire nessuna memoria, ma prosegui il tuo viaggio. Fa’ la tua parte. E che sia giusta.>> (da “Su fondamenti invisibili”  1960-1979, in M. Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-Gli Elefanti,cit., p. 383).

“Madre,madre mia”

Madre, madre mia,/ l’essere molto amati/ non medica la solitudine,/ la affina/ anzi, la escrucia in un limìo/ d’inanità e di rimorso-/Posso,/ sì, averlo udito/ perdutamente/ parlare così il discorso…/E intanto/ taceva il suo contrario/ in ogni lingua/ ma io lo ricordavo,/ per me era presente:/ “Amare,/ questo sì ti parifica al mondo,/ ti guarisce con dolore,/ti convoglia nello stellato fiume//e sono/ dove tu sei, si battono/ creato ed increato,/ allora, in un trepidare unico./ Allora, in quel punto”. Lo ricordavo (da “Per il battesimo dei nostri frammenti”-1985,in M. Luzi, Tutte le poesie,Garzanti-Gli Elefanti, cit., p. 553).

“Luoghi della mia anima”

Luoghi della mia anima li ho,/ora, di fronte,/nudi,/ nitidi come lei non è,/ seppure lo desideri/ molto, molto sopra se medesima/ si levi talora a diventarlo …/Potessi in quelle azzurre cune/rientrare,/ in quella/ mostruosità infinita/ ancora/ maternamente essere preso…/ ma senza questo crepacuore, prego,/ né questa inarginata/ esondazione di dolore (da “Frasi e incisi di un canto salutare”-1990, in M. Luzi, Tutte le poesie,Garzanti-Gli Elefanti, cit., p. 750).

“Incolmabile il vuoto”

Incolmabile il vuoto, irriducibile l’assenza?/ Non sa il cuore la legge che lo governa./Ricchezza è inopia,/ penuria sovrabbondanza -/ sì, ma quando? A che limite/ d’aridità, madre/ a che grado dell’infinita mancanza? (da “Frasi e incisi di un canto salutare”-1990, in M. Luzi, Tutte le poesie, Garzanti-Gli Elefanti, cit., p. 807). 

 
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