Creato da: marialberta2004.1 il 03/12/2007
Ferrara

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

valy485michela.grossi75novizioemanuelerikiliberoonofrisilrossettiverniciatureclaus.gisidora.manciaglialdoclemenzi1942nata52copernicano111hopeandhappygriet0marialberta2004.1ripa.montesano
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

I miei link preferiti

 

 

 

Il mio Delta. Dall’Isola di Albarella.

Post n°438 pubblicato il 03 Agosto 2021 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

Clicca sull'immagine: Valle Pozzatini e Casone di Valle.

Maria Alberta Faggioli Saletti  

Il mio Delta. Dall’Isola di Albarella.

Il fiume PO, gli argini, i rami finali. Il Basso Ferrarese e il Polesine.

Fin da bambina ho frequentato il fiume Po, il maggiore fiume italiano, i suoi argini e il suo Delta, pur abitando in città, a Ferrara. Incantata dal fiume e dalla sua foce ramificata,  ho cercato e  letto libri sulle aree e gli ambienti del Po, su uomini, storia, cultura e tradizione.[1]

Un Delta fluviale che non ha paragoni in Europa.

La frequentazione da ormai quarant’anni dell’isola di Albarella con la sua natura speciale, mi ha spronata a visitare e a rivisitare il Delta del Po. Ancora oggi, ogni anno insieme con mio marito compio escursioni bellissime nei rami finali del Po dove il paesaggio non è ancora marino ma neppure quello del fiume, però è il fiume che costituisce il nutrimento di scorci dello splendido paesaggio. Quando arriva l’ora di pranzo, ho pronto un elenco di Trattorie in angoli di vita e di luce con persone speciali.

●Le foci dei rami del Delta e le sue anime, gli uomini, le spiagge

Chi ama il Delta del Po deve percorrere le foci del Po di Levante, di Maistra (con splendidi boschi ripariali), della Pila, delle Tolledi Gnocca, di Goro e di Volano.

I rami finali del Po sono in comunicazione fra loro con ponti di cemento e di barche, ed in più accolgono belle spiagge.

Nei rami finali del Po. l’acqua sembra sospesa tra finito e infinito, mentre la terra al cospetto del mare è fragile e mobile.   Tutti i rami finali del Po vivono fuori dal tempo, tra lo scorrere delle stagioni, dell’acqua e dell’attività degli uomini, capaci di trasformare le lagune in valli da pesca, e in terra fertile, le anime del Po

Il Basso Ferrarese (nella provincia di Ferrara) e il Polesine (nella provincia di Rovigo), sono un’area di lingue di terra,  lagune, sacche e valli da pesca in comunicazione con il mare: il Delta del Po. 

● Tra le mete più frequentate, il Po di Levante, il Po di Maistra,  il Po della Donzella o di Gnocca, il Po di Goro. 

Il Po di Levante con aree di sosta attrezzate per picnic e torri di osservazione paesistica ben inserite nel paesaggio. Il Po di Maistra dalla vegetazione rigogliosa (con una delle più belle Valli del Polesine, Ca’ Pisani è nel Comune di Porto Viro), fino alla spiaggia di Boccasette  nel Comune di Porto Tolle: è la spiaggia di Scanno Palo collegata alla laguna da un ponte di legno;  il Po di Gnocca il più a sud, è ricco di canali, fino a Gorino Sullam e alla spiaggia del Bonello Bacucco(Ariano Polesine), da dove si inizia la visita alla Sacca di Scardovari, luogo di allevatori e  raccoglitori di vongole che, con la loro attività e con le costruzioni per svolgerle e per viverci,  sfidano la costante minaccia dell’acqua;  il Po di Goro fino a Gorino e allo scanno detto “Isola dell’Amore, per poi tornare costeggiando la Sacca di Goro.

Capita che decidiamo dipartire dal Castello di Mesola verso Ariano Polesine fino a San Basilio, antica Pieve con la chiesetta romanica e lo scavo archeologico che prefigura ricchezze di reperti, poi alla volta di Ca’ Vendramin (Taglio di Po), sulla via che collega le strade arginali del Po di Gnocca e di Goro.

 Nel millenario paesaggio fluviale del Po, fino al Delta estremo, nel mare, si distinguono opere della natura e costruzioni dell’uomo: golene tra la riva e l’argine del fiume;  lagune, barene, bonelli, dune costiere, scanni; sacche, valli da pesca, canali, chiaviche; Casoni di valle, Case plurifamiliari, Magazzini, Ville.

▪Lagune, barene, bonelli, dune e scanni.  Ovunque si alleva pesce e lo si cattura. Le Lagune sono le ultime acque del fiume, salmastre e poco profonde, delimitare da barene periodicamente sommerse dalle maree, da bonelli, e da cordoni di sabbia, le dune e gli scanni.

Sacche. Dove il mare riesce a penetrare, esso forma belle distese di acqua salata poco profonda con fondali sabbiosi, le Sacche adatte all’allevamento di cozze e vongole. Nella Sacca di Scardovari e nella Sacca di Goro oggi prospera la moderna coltivazione di vongole e cozze, “l’oro del Delta”.

▪ La Valle da pesca è un bacino d’acqua che deve essere tenuto in equilibrio tra acqua di mare giustamente salata ed eccessive concentrazioni saline causate dall’evaporazione dovuta alla calura estiva. Collegato alla Valle c’è un breve canale che, attraverso una chiavica, mette in comunicazione la valle con il mare. In questo modo l’acqua della Valle da pesca è sempre ottimale.

I Casoni dei pescatori, i Casoni di Valle,le abitazioni dei braccianti, le Case plurifamiliari, le Corti,  i Magazzini e le Ville.

Il visitatore ha il privilegio di comprendere l’antica, ma ancora attuale economia di valle, guardando i Casoni dei pescatori, con i camini a dado (per prendere l’aria da tutti i punti cardinali) e i lavorieri per la raccolta del pesce, di osservare la varietà delle testimonianze rurali, dalle umili abitazioni dei braccianti. Proprio i braccianti erano presenti fin dall’anno Mille quando, per sopravvivere, hanno goduto (!) del “privilegio del vagantivo”, concesso dall’Imperatore Ottone II, e consistente nella raccolta della canna palustre, pratica ancora oggi seguita (canna palustre impiegata nella costruzione dei Casoni e per la fabbricazione di stuoie e scope).

Nelle valli da pesca ci sono anche le Case plurifamiliari dei mezzadri, le corti con “basso comodo” e stalla “dimensionata” per i buoi necessari all’aratura del fondo, fino alle residenze estive del patriziato (veneto); ruderi di antichi Magazzini per l’essicazione del riso nella sacca di Scardovari.

Tra i paesi di Porto Viro e Rosolina, i Casoni di Valle legati alla vallicoltura e alla caccia, con il camino rotondeggiante a bottiglia (il Casone di Valle Segà), o con la caratteristica forma a parallelepipedo (il Casone di Valle Capitania), oppure coni due camini laterali (e il grande focolare), come il bianco Casone di Valle Veniera (ricorda nel nome una gloriosa nobile famiglia veneta), in territorio di Rosolina: questo Casone è di stile veneziano, con il classico frontone rotondeggiante a mezzaluna a sud, mentre è triangolare sul lato nord, ed ha vicina la Chiesetta di Moceniga del 1879. La bellezza ed ampiezza di questa costruzione ne testimoniano l’importanza nel Delta.

Di grande bellezza architettonica, la Villa Ca’ Tiepolo sull’Isola di Albarella, con le quattro canne fumarie e il frontone rotondeggiante sopra le finestre perfettamente simmetriche arricchite dalla grazia di finestrelle poligonali del secondo piano.

Scrittori e Registi. Il paesaggio del Delta del Po ha fatto innamorare abitanti, scrittori come il grande Gian Antonio Cibotto: Cronache dell’alluvione. Polesine 1951, Neri Pozza, Venezia 1954; Scano Boa, Rizzoli, Milano 1961; Diario Veneto, Marsilio, Venezia1985; Veneto segreto, Marsilio, Venezia 1987; Veneto d’ombra, Marsilio, Venezia 1989; Un certo Veneto, Marsilio, Venezia 1991; I giorni della merla, Neri Pozzi, Venezia  2000, ed ha affascinato anche grandi registi cinematografici come, tra gli altri, Luchino Visconti (Ossessione 1943: il Po e i suoi argini),  Rossellini(Paisà 1946: Porto Tolle e Sacca di Scardovari),  Michelangelo Antonioni  (Il grido 1957, Gente del Po 1947: il Po di Goro e di Gnocca), Florestano Vancini (i documentari Delta Padano girato nel 1951: Tre canne e un soldo, Uomini della palude), Mario Soldati(La donna del fiume 1954: Comacchio, Manifattura dei Marinati, Lido di Volano, Taglio della Falce, canneti di Pila a Porto Tolle).



[1] Libri come quelli di Gian Antonio Cibotto, giornalista e scrittore (1925-2017)che, innamorato del Polesine e del Delta, ne ha esaltato bellezza serenità, genuinità e originalità, attirando l’attenzione di poeti, artisti, personaggi del cinema.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Cas

Post n°437 pubblicato il 05 Ottobre 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 CLICCA sull’immagine per ingrandirla: pergamena 1104, prime righe, Ferrara, Archivio Storico Comunale 

CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, per vedere tutti i post della recensione.

Maria Alberta Faggioli Saletti RECENSIONE-ANALISI ottobre 2020 

 

Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadanaferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara 2020. € 20.

 

PARTE PRIMA 

Il tempo, il luogo, l’autore

Nell’arco temporale di tre secoli, il 10°, l’11° eil 12°, il periodo che viene definito ’Alto’ e ‘Pieno’ Medio Evo, viene indagato un territorio ampio, tra Emilia Romagna, Veneto meridionale e Lombardia, da Ravenna a Mantova, attraversato da corsi d’acqua innumerevoli, secondari, e importanti come il Po il quale, nella parte terminale, prima della metà del 12° secolo, piegava a sud –est e, dopo le cosiddette “rotte di Ficarolo”, si è rivolto a est, con il “ramo di Venezia”.

E’ il territorio che nei secoli successivi verrà definito Transpadana ferrarese compresa nella provincia di Rovigo.

L’autore è un appassionato e apprezzato studioso di storia della sua terra, Ficarolo (oggi nella provincia di Rovigo). Ricordiamo, fra le altre, due pubblicazioni strettamente collegate all’attuale, Il Territorio della Pieve di Santa Maria in Trenta e il castello di Ficarolo nelle Fonti Medievali (2010),  e La “Domus Casotti” e San Salvatore di Ficarolo con le dipendenze di San Lorenzo alle Caselle e Santa Croce di Salara (2015). 

 

▪La dedica a Patrizia Trevisani

Lo studio è dedicato alla moglie Patrizia, insegnante a Ficarolo, stimata dagli alunni e dai genitori.

Prematuramente scomparsa all’inizio del 2020, Patrizia, che ha lasciato un bel ricordo del proprio amore per la cultura, ha sempre sostenuto il difficile e intenso impegno di studio del marito Luciano.

 

▪Le fonti e i temi della ricerca

Il nuovo scritto di Luciano Pigaiani, è anzitutto coerente con i precedenti decennali studi. Esso però riguarda in modo specifico “il possesso della terra”, cioè beni, possedimenti fondiari, situazioni patrimoniali di terre e castelli, proprietà, giurisdizioni, e anche la situazione delle acque.

I documenti inediti sono stati rinvenuti a Ferrara, gli altri a Ravenna, Verona, Modena, Venezia.


Ancora una volta sono confermate le due scelte metodologiche dell’Autore: la ricerca sistematica delle fonti storiche attendibili (carte, regesti, cronache, documenti ancora sparsi e di difficile acquisizione) che meritevolmente egli riproduce in extenso’, con traduzione dal latino medievale, e la scelta dei temi da approfondire.  

Attenzione particolare, secondo la storiografia ultimo novecentesca, viene riservata ai problemi idrici e idraulici, all’evoluzione dell’agricoltura, e alla topografia, per osservare, indagare e cogliere i mutamenti strutturali dell’epoca oggetto di studio.

 

La ricerca, come precisa lo stesso autore, “è stata incentrata sulla distribuzione non solo della proprietà fondiaria ma soprattutto sul possesso della terra di Enti ecclesiali e Signori fondiari, sull’evoluzione di questi grandi possedimenti, sulle forme di dominio signorile e sui rapporti di dipendenza contadina”(p.9). 

 

La consueta indagine negli archivi, ha infatti permesso una nuova raccolta di documenti, secondo l‘intento dell’autore, su cospicui possessi:patrimoni ecclesiastici, quali, tra gli altri, quelli dell’Arcivescovado di Ravenna, del Vescovado di Ferrara, del Capitolo della Cattedrale di Ferrara, quelli di Enti monastici fra i quali Santa Maria della Vangadizza e Polirone, i molteplici beni dei Canossa con i contributi alla parentela diBonifacio di Canossa (p.115), e le proprietà delle Signorie fondiarie di alcune Famiglie,Di Pietro Di Gregorio, Da Ganaceto, Da Calaone, Domus Casotti, Marchesella Adelardi.

 

Gli ultimi documenti rinvenuti e studiati (antiche pergamene) indagano in particolare prassi amministrative del possesso (patti colonici, documenti di livello, enfiteusi), in uso poco dopo il Mille (fra gli altri, dall’Arcivescovo di Ravenna).

 

La ricerca di documenti di enfiteusi e di livello riguardante la terra si è estesa in modo inedito ai richiedenti il suo utilizzo, oltre a riguardare i proprietari.

 

Di particolare interesse il capitoletto Rapporti enfiteutici e patti colonici nella Transpadana (pp. 169-183) nel quale sono pubblicati documenti di livello d’ambito ferrarese (del 950, 993, 1028, 1037, 1041, 1043, 1048). Ne esce il quadro dei “terratici”: segale –sigale , faba-fava,hordeo, mileo, trisico, panico, legumi, lino, vino, con l’aggiunta di galline, polli, uova, grano, fugacia, il ‘braciatico(p. 180 e Glossario).

 

Completa la bella documentazione l’importante capitoletto sull’Idrografia (p.184-192), un compendio sui principali corsi d’acque (gli alvei del Po, Adige,Tartaro-Canal Bianco e la rete fitta dei corsi d’acqua minori), che attraversa i secoli, fino al 1700.

L’autore fornisce dotte informazioni sulla complessa idrografia e sulla complicata rete idraulica che testimonia l’opera imponente e secolare di bonifica.

 

Il problema della gestione delle acque era talmente importate che già se ne occupavano gli Statuti ferraresi del 1287.

Il colto autore ci informa anche sugli idronimi più diffusi nelle fonti, come scursurium  (fosso di scolo), fossa (canale navigabile), e ducia, scolo in muratura delle acque (p. 184).

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Cas

Post n°436 pubblicato il 05 Ottobre 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

CLICCA sull’immagine per ingrandirla: pergamena 1104, prime righe, Ferrara, Archivio Storico Comunale 

CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, per vedere tutti i post della recensione.

Maria Alberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI ottobre 2020 

Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara 2020. € 20.

PARTE SECONDA 1 

Il Monastero di San Salvatore a Ficarolo

Prima degli studi di Pigaiani (La “Domus Casotti” e San Salvatore di Ficarolo con le dipendenze di San Lorenzo alle Caselle e Santa Croce di Salara,2015), abbiamo pochi reperti e scarne informazioni, sull’edificazione a Ficarolo della Chiesa di San Salvatore poi Monastero (Convento Agostiniano con Priorato), e Hospes, struttura caritativa - assistenziale (non sanitaria), luogo di sosta per chi dal nord si dirigeva a Ferrara.

Sappiamo che San Salvatore sorse nel XII° secolo, nel Comitatus di Ferrara[1] il quale, fin dalla seconda metà del secolo precedente, l‘XI°, era un centro soggetto all’azione dei Canossa 

Alcuni rappresentanti di una famiglia legata ai Canossa, hanno fatto edificare la Chiesa in un proprio allodio (terreno di proprietà). La famiglia sarà conosciuta in seguito, dal nome di uno dei suoi esponenti, come Domus Casotti, la Famiglia di Casotto.[2] 

 

I costruttori di San Salvatore di Ficarolo sono il Vescovo di Ferrara, Landolfo, e il fratello Sichelmo. 

 

Nel 1132, San Salvatore viene donata, da Landolfo, da Imiza (vedova di Sichelmo) e dal figlio Casotto, alla Congregazione agostiniana di San Frediano di Lucca (i Canonici Agostiniani, come accennato, già avevano l’Hospes).

Proprio la documentazione relativa a San Salvatore mostra senza possibilità di dubbio che Sichelmo è fratello del vescovo di Ferrara Landolfo.

Landolfo è considerato il più autorevole vescovo di Ferrara del XII secolo[3] al quale è legata l’erezione della nuova Cattedrale, avvenuta nel 1135.

 

Dal citato studio di Pigaiani del 2015, risulta chiaro che Sichelmo è figlio del giudice Rotecherio, come il fratello, il vescovo Landolfo. I documenti hanno altresì consentito di precisare alcuni legami tra le famiglie importanti dell’epoca: la moglie di Casotto, è Ermillina (Ermelina) dei Duchi di Ravenna, un’importante famiglia.  

 


 

[1] Comitatus. Circoscrizione territoriale ampia come una provincia, governata dal comes, il Comitatus fu istituito dall’imperatore Federico Barbarossa. Nel territorio c’erano la riscossione dei dazi imperiali e la Iudiciaria (p. 28) (C. Violante, Formazione e strutture dei ceti dominantinel Medioevo: ‘marchesi conti e visconti ' nel Regno Italico (secc. IX -XII), Atti del secondo Convegno di Pisa: 3-4 dicembre 1993, Roma, nella sede dell'Istituto, Palazzo Borromini 1996). 

[2] Domus: termine medievale usato nella gestione del patrimonio e nelle successioni con esclusione femminile (Marco Bettotti, Famiglia e lignaggio: l’aristocrazia italiana, in Reti Medievali, Novembre 2004).  

[3] Andrea Castagnetti, La società ferrarese (secoli XI-XIII), cit., p. 23.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Cas

Post n°435 pubblicato il 05 Ottobre 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

CLICCA sull’immagine per ingrandirla: pergamena 1104, prime righe, Ferrara, Archivio Storico Comunale 

CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, per vedere tutti i post della recensione.

Maria Alberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI ottobre 2020 

Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadanaferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara 2020. € 20.

 

PARTE SECONDA 2

 ▪I documenti di livello del 1102 e 1104 riguardanti Ficarolo. Il documento del 1102.  

Due documenti di livello, del 1102,1104 (pp.159, 166), entrambi conosciuti, ma mai editi integralmente, hanno attirato l’interesse dello studioso. Essi riguardano un terreno con sopra una selva di recente colonizzazione non ancora conclusa, e il secondo un casale.

Nel primo, il richiedente appartiene ad una famiglia ferrarese dimorante nel Castello di Ficarolo,mentre il concedente, Ardizzo figlio di Bucco, della famiglia di Gregorio è persona influente nella società ferrarese (p.163). Del secondo documento (1104), scriviamo di seguito.

 

 

 ▪La rilettura della pergamena del 1104. A Ferrara, “in domo Sichelmi”, Guglielmo Marchesella e la moglie Adelasia (sorella di Casotto?).  

Per gli studiosi ferraresi e per tutti i curiosi della Storia Medievale di Ferrara, è di sicuro interesse la bella pergamena del 1104, conservata all’Archivio Storico Comunale di Ferrara[4], riguardante Guglielmo I Marchesella, esponente della famiglia importante in città e nel suo territorio, e sua moglie Adelasia.

E’ un atto amministrativo del possesso di terra, un’enfiteusi (diritto di godimento) di un casale e terreni, in Ficarolo  

A una fonte documentaria (conosciuta, ma mai edita integralmente, giova ripeterlo), viene dedicata una rilettura, minuziosa, per escludere il più possibile interpretazioni semantiche estranee e improprie, conferendo migliore esattezza alla trascrizione e alla traduzione.

L’esito è capace di accendere nuova luce su rapporti parentali plausibili, fra componenti della famiglia Marchesella-Adelardi e della Domus Casotti (pp. 134-136).  

Avvincente  la tenacia con cui Pigaiani procede: torna a fotografare il documento (le prime righe non si leggono in modo chiaro), poi lo trascrive, infine lo analizza. 

Quando una parola non chiara ha portato l’autore a trascrivere Sichelmo, è stato da lui intravvisto subito il risvolto affascinante della sua ricerca. Il racconto diventa coinvolgente.

 

Nelle prime righe (clicca sull'immagine, in alto), è scritto “in do(mo)do(mini) sic || helmi an(te) eccl(esi)am sa(ncti) alexii” (nella casa del signor Sichelmo davanti alla Chiesa di Sant’Alessio).  Ma dove si trovava la Chiesa di Sant’Alessio? 

Lo storico delle strade di Ferrara ci dice che la Chiesa di Sant’Alessio sorgeva a Ferrara, sulla strada che oggi si chiama Via Porta San Pietro[5], quindi Guglielmo e Adelasia si trovavano “In domo Sichelmi”, a Ferrara.  

E’ sorta spontanea la domanda: come mai un atto (rinnovo di un’enfiteusi), con la richiesta riguardante un casale e terreni a Ficarolo, rivolta a Guglielmo Marchesella e a sua moglie Adelasia non viene redatto nella loro abitazione, bensì nella casa di Sichelmo a Ferrara?

Dato che conosciamo il luogo preciso[6] ove si è insediata la famiglia di Sichelmo proveniente da Ficarolo nota poi come Domus,  Pigaiani ripercorre le notizie sulla Domus Casottti.

La Chronica parva di Riccobaldo da Ferrara riferisce che, sia Casotto (figlio di Sichelmo) sia gli Adelardi abitavano nella parrocchia di San Pietro[7], quindi non lontano gli uni dagli altri, perciò deve esserci stato un motivo ben determinato per compiere l’azione in questa dimora.

 

Mentre per Guglielmo Marchesella abbiamo un certo numero di notizie che ci permettono di conoscere la sua attività, pubblica e privata, in special modo nella prima metà del XII secolo, di Adelasia sappiamo poco o nulla. Solamente alcuni documenti la ricordano, iniziando dal primo che è questo del 1104, fino all’ultimo del 13 ottobre 1154 quando già vedova concedeva un’enfiteusi ad Alfano canonico ferrarese. Altri documenti (editi), pur contenenti il nome di Adelasia, non sono mai stati a lei collegati. Per Pigaiani conviene altresì dedicare attenzione e studio al Fondo Sereniana accostato ai membri della Domus Casotti (p. 140).

 

Seguaci di Matilde di Canossa, Rotecherio e i suoi figli, fra i quali Sichelmo e Landolfo, soprattutto con la nomina di quest’ultimo a vescovo di Ferrara, avevano raggiunto nella società ferrarese una notevole importanza per cui era possibile un legame matrimoniale con la casata degli Adelardi-Marchesella con i quali d’altronde condividevano la militanza nella stessa pars politica. 

Un legame parentale contribuirebbe così a spiegare perché la maggior parte dei beni allodiali dei Casotti alla loro estinzione passarono ai Marchesella.

 

Osservando il documento del 1104, si nota che si tratta, anche se cambia il nome del richiedente, del rinnovo contrattuale ventinovennale di una precedente concessione livellare (ad renovandum hoc est quantum olim habuit Bernardo vir meus per hanteriorem paginam libelli).

Si potrebbe supporre, sempre ricordando la mancanza di prove precise, che non solo vi sia il passaggio della concessione livellare ma anche dello ius proprietatis da Sichelmo ad Adelasia proprio perché l’atto viene steso nella casa di Sichelmo. Con questo passaggio cioè, sarebbero pervenuti nella disponibilità di Adelasia, molto probabilmente figlia, dei beni che facevano parte della sua dote.

Si può pensare che Adelasia sia figlia di Sichelmo, quindi sorella di Casotto, e che il terreno in Ficarolo (Sichelmo è originario di Ficarolo) possa far parte della sua dote: ecco perché Adelasia e il consorte Guglielmo rinnovano l’enfiteusi nella casa di Sichelmo. 

Adelasia una Casotti (non un’Estense come sostenuto dal grande storico Muratori). A nessuno è venuto in mente prima (p. 138).




[4]Ferrara, Archivio Storico Comunale, Fondo Tassoni-Estense,Cassa 1, lettera A, N° 12, Atto del 1104. 

[5] Girolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle Piazze e Strade di Ferrara, Ferrara 1918, rist anast Ferraria Libro Ed., Udine 1984, pp. 108-110. 

[6] Nell’angolo tra via Porta San Pietro e Via Coperta. 

[7] Riccobaldo da Ferrara, Chronica parva Ferrariensis, Introduzione, edizione e note di Gabriele Zanella, Deputazione provincialeferrarese di storia patria, serie Monumenti, IX, Ferrara 1983, pp. 67, 147.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Cas

Post n°434 pubblicato il 05 Ottobre 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

CLICCA sull’immagine per ingrandirla: pergamena 1104, prime righe,Ferrara, Archivio Storico Comunale 

CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, pervedere tutti i post della recensione.

Maria Alberta Faggioli Saletti RECENSIONE-ANALISI ottobre 2020 

 

Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara 2020. € 20.

PARTE TERZA 

▪ I dati storici acquisiti.  

Per il nuovo studio, come per i precedenti, Pigaiani, ha trovato ciò che basta da solo a trasformare in Storia una serie di documenti e informazioni importanti ma frammentate.

I fondamentali contributi riguardano Sichelmo e Landolfo,i figli di Rotecherio judex de Ficariolo, seguaci di Matilde di Canossa,  Sichelmo scomparso dopo il 1132, il fratello Landolfo, Vescovo di Ferrara dal 1105 al 1139 e la Domus Casotti (Casotto, figlio di Sichelmo).


Pigaiani, dopo Andrea Castagnetti e mons. Antonio Samaritani, ha messo in relazione sicura Sichelmo e Casotto (La domus Casotti, 2015).

Da allora è molto preparato a riconoscere notizie sulla domus Sichelmi poi nota  come domus Casotti.


La domus Casotti è legata con la famiglia Duchi di Ravenna. Il matrimonio fra Casotto e Ermelina (Ermillina) Duchi è stato provato da Pigaiani con documenti inoppugnabili. Non si sa finora in quale anno della prima metà del 12° secolo sia avvenuto il matrimonio.

Per Andrea Castagnetti, storico basilare, il matrimonio di Casotto e Ermelina è l’unica conoscenza nuova sulla società ferrarese dal 1080 al 1150.[1] 

Ermillina(Ermelina) è citata nel testamento di Pietro Duca (del 20 ottobre 1132): tra i figli ed eredi ci sono Ermelina,e Berta. Ermelina risulta sposata (a Casotto); la sorella Berta sarà moglie di Guglielmo Traversari e madre di Pietro.  

E viene ulteriormente spiegata anche la figura leggendaria di Guglielmo I Marcheselli e i suoi legami con la famiglia Traversari di Ravenna.

 

▪Le immagini del nuovo volume 

In copertina, una piacevole Cartina colorata della Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara del 1600, di Antonio Facci, “Disegno dell’antica Riviera Transpadana  ferrarese a sinistra del Po di Lombardia dalla confina mantovana sino alla Policella” (BCA -FE, Fondo Cartografico, Crispi, serie XIV, 34b).

 

All’interno, l’immagine della bella pergamena del 1104 (p. 168), Mappe e carte disegnate 

-Mappe ‘da Fiesso a Canaro’, e ’ la Transpadana altopolesana’.

 -Mappa semicircolare-Mappa ad Arco di cerchio, ‘sulle vie del territorio del Fondo Lupoleto’, legato al Monastero di San Salvatore (Archivio Storico Diocesano di Ferrara, Fondo San Benedetto, Inventario Garvagni , pos.2 T Miscellanee) (p. 158). 

-Carta disegnata (1495 Ruralia commoda), con i lavori contadini sull’aia osservati dall’alto da un messo del Signore che controlla per stabilire il pagamento del terratico (quota di prodotto vivo che viene data da chi tiene e coltiva la terra in enfiteusi), a beneficio dell’ente ecclesiastico o signorile.


▪Gli Apparati: Bibliografia. Glossario.

Indice dei nomi e dei luoghi.

Nell’ampia e valida Bibliografia ricercata in biblioteche ed archivi, o scaricata da siti internet difficili da individuare, sono presenti i tomi di Ludovico Antonio Muratori, e quelli dei Monumenta Germaniae Historica, i volumi di cronisti come il duecentesco Boncompagno da Signa, e il due-trecentesco Riccobaldo da Ferrara.

Non mancano, accanto agli innovatori come Vito Fumagalli (la sua opera su agricoltura e campagne medievali dell’Italia settentrionale, Coloni e Signori nell’Italia settentrionale. Secoli VI-XI, Bologna, Patron, 1978), i recenti studi di medievistica di Paolo Cammarosano, Andrea Castagnetti, Augusto Vasina, e la citazione dell’opera mitica di Francesco Ravelli, sulla storia di Ficarolo, recentemente pubblicata a cura di Antonello Nave(Minelliana, Rovigo 2010), il quale, nelle annotazioni critiche, cita ripetutamente i documentati studi di Luciano Pigaiani.  Spiccano inoltre testi di diritto fondiario, e di storia agraria.  

 

Il Glossario, è un pratico Indice dei termini di interesse storico,presenti nel testo o nelle note, ognuno dei quali ha comportato per l’autore,una specifica ricerca.

 

L’utile Indice dei nomi e dei luoghi fa comprendere al lettore come il territorio ferrarese fosse ambito anche nei tempi antichi. 

Nell’Indice dei luoghi spiccano Monasteri, dipendenze, Pievi, Fundus, Locus, Massa, Valle,legati ai millenari toponimi e ai microtoponimi fondiari (i nomi di luogo più antichi contenuti nelle fonti documentarie).

 

▪I patrocini

L’opera ha vari patrocini: Comune di Ficarolo, Gruppo Storico Archeologico Etnografico Eridano di Ficarolo, Sezione del Centro Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici (CPSSAE).

Un volume elegante del quale è editrice la ferrarese Este Edition.

 

Conclusioni 

Dal saggio emerge chiaro come il luogo di nascita dello studioso,Ficarolo, con la “Pieve”, il “Castrum” e la sua “iudiciaria”, fosse un territorio conteso dagli “enti” più potenti dei secoli passati: il Papato, l’Impero, l’Arcivescovo di Ravenna (pp. 122,124), e quanto fossero importanti le persone, quelle potenti e anche quelle umili, a quei tempi come lo sono oggi, benchè in modo diverso.

 

Possiamo definire l’ultima fatica di Luciano Pigaiani un contributo allo studio storico della società e della politica, oltre che dell’economia medievale, con l’attenzione al territorio e alla sua organizzazione, al paesaggio agrario, alla storia agraria, al rapporto tra possesso e potere, nei momenti in cui esso si fa, in un ambito di dominazione territoriale.

Si può pensare che il rapporto tra possesso e potere sia parte piccolissima, nondimeno esso è parte essenziale e permanente.

 

Ecco perché l’ultimo saggio di Luciano Pigaiani è anche un contributo allo studio del costituirsi dei ceti di funzionari, in un’area regionale che diventa area politica nella quale agiscono istituzioni ecclesiastiche (come gli episcopi, i monasteri, le abbazie, le pievi) e laiche, con i loro organismi politici ed economici.

 

Si tratta di alcune fra le tematiche indicate dagli studi dei grandi maestri della recente storiografia medievistica italiana.

Inoltre, la messe dei documenti -citati, pubblicati o inediti, e ora raccolti insieme nelle indicate pubblicazioni dell’autore - consente di proseguire gli studi secondo nuovi percorsi storici precisi e circoscritti per territorio.


 

[1] Andrea Castagnetti, La“ domus Casotti’ (secoli XI-XII). Da Eriberto e Sichelmo giudici a Landolfo vescovo di Ferrara e a Casotto ‘capitaneus’, Verona, 2019, p. 203. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963