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Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°443 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

CLICCA sull’immagine per ingrandirla: Duomo di Ferrara, Lunetta del Portale con San Giorgio a cavallo in atto di uccidere il Drago, che poggia su una architrave scolpita con le storie di Cristo.

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Maria Alberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI  2022

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE PRIMA

●Titolo efficace per l’attuale saggio di Luciano Pigaiani, studioso con importanti pubblicazioni dal 2008, che di nuovo indaga il Medioevo dei secoli centrali (XI°-XII°), la Ferrara medievale e il suo territorio, ed ha per protagonista Landolfo, Vescovo di Ferrara, dal 1101 (data probabile) al 1139.

Landolfo, fino ad ora poco studiato, è vissuto al tempo di  Matilde di Canossa e di Guglielmo Marchesella Adelardi, e risulta legato alla nascita del Comune, alla Lotta per le investiture, nonchè alla costruzione, nel 1135, dell’edificio più importante della città di Ferrara, la Cattedrale di San Giorgio, cioè il Duomo.  La partenza della gigantesca impresa è preparata da questo grande Vescovo dal quale ha altresì tratto impulso lo sviluppo decisivo di Ferrara come città.

Si è tanto esaltato Guglielmo Marchesella Adelardi, ma dallo studio di Pigaiani su Landolfo, emerge che il momento iniziale dell’opera del Duomo è reso possibile dal vescovo Landolfo, mentre Marchesella non è citato negli antichi documenti relativi all’edificazione.

Landolfo è considerato da un medievista di nome, “il nuovo vescovo a capo di un episcopio riformato, molto attivo politicamente, che si faceva carico delle aspirazioni della città”, e il più autorevole vescovo di Ferrara del XII secolo”. 1

●Il lavoro è dedicato alla moglie Patrizia, prematuramente scomparsa, apprezzata insegnante di Ficarolo il cui ricordo è sempre vivo.

 ●Lo studio è esposto a paragrafi titolati, con quattro nuclei tematici chiari:

1--La famiglia di Landolfo presente a Ficarolo, legata ai Canossa fin dall’inizio del X secolo e a Matilde di Canossa fino alla sua morte (1115), con la genealogia aggiornata. Nel contesto storico di Matilde di Canossa, è riservata attenzione al Comitato ferrarese, ai suoi confini ai tempi di Landolfo, nel Placito di Baviana (1113),presieduto dalla Contessa Matilde. Matilde con un suo decreto garantisce legalmente la proprietà di Sichelmo, figlio di Rotecherio, fratello di Landolfo:  Sichelmo ottiene sentenza favorevole contro Ravenna (Monastero di Sant’Andrea Maggiore), per il possesso di metà Castello di Zelo sul Tartaro (12 KM circa a nord di Ficarolo) e metà di altri fundi, situati nel Comitato di Ferrara. 

2--La società ferrarese e le sue stratificazioni (famiglie capitaneali canossiane, famiglie capitaneali ferraresi), l’investitura a Vescovo, le terre della Chiesa ferrarese;

3--Il lungo vescovato di Landolfo; La nuova Cattedrale di Ferrara. Durante l’episcopato di Landolfo, Ferrara si sottrae alla giurisdizione metropolitica dell'arcivescovo di Ravenna, ottenendo da papa Pasquale II la Bolla di esenzione Officii nostri dell'8 aprile 1106, confermata da altre due bolle di papa Innocenzo II, che iniziano entrambe con le parole Ad hoc in Apostolicae sedis cathedra e datate 11 maggio 1133 e 22 aprile 1139. 2

4--La situazione storica relativa ai rapporti tra Papato e Impero.


1Andrea Castagnetti, Enti ecclesiastici, CanossaEstensi, famiglie signorili e vassallatiche a Verona e a Ferrara, 1978,pp.402-403; ID., La società ferrarese (secoli XI-XIII), Libreria Universitaria Editrice, Verona 1991, p. 23.

2Sito Arcidiocesi, Storia della Diocesi di Ferrara, Comacchio e Arcidiocesi.

 
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Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°442 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

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Maria Alberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI  2022   

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE SECONDA

●La Cronologia della famiglia di Landolfo e di Ferrara. I PERSONAGGI  GLI EVENTI

Una Cronologia di Ferrara e della Famiglia di Landolfo, dal 1010 (XI° secolo) al 1139 (XII° secolo), funge da collegamento tra fatti e documenti, tra vicende e personaggi di questa storia antica e affascinante.

Tra i PERSONAGGI, il fratello di Landolfo, Sichelmo  miles, il nipote Casotto capitaneus Ferrarie, il leggendario Guglielmo Marchesella, i Consoli del Comune, Imperatori (Enrico III, Enrico V di Franconia) e Papi durante il Vescovato di Landolfo (Pasquale II, Callisto II ostile a Landolfo, Innocenzo II), Matilde di Canossa e Irnerio, l’illustre giudice legato a Matilde, che assiste Landolfo in un Placito, nel1112.

Tra gli EVENTI significativi per la città di Ferrara e per la sua devozione religiosa, l’inizio del Culto di San Maurelio(1106), l’arrivo della preziosa Reliquia del braccio di San Giorgio(1110), scelto da secoli, come patrono della città primitiva, il Terremoto del 1116 (notizia contenuta nelle annotazioni di due antiche cronache ferraresi), l’approdo del Crocifisso di San Luca (22 marzo 1128),a tutt’oggi il più antico conservato a Ferrara.

La famiglia di Landolfo legata al Castello di Ficarolo. Genealogia aggiornata.

Fin dalle prime pagine emergono notizie documentate che consentono di ricostruire in modo attendibile, elementi per la biografia di Landolfo (1074/76-1138), da aggiungere alle informazioni avvalorate sulla sua famiglia della quale viene pubblicata un’aggiornata genealogia. I precedenti studi di Luciano Pigaiani, in corso da decenni, sono raccolti nel volume La «Domus Casotti» e San Salvatore di Ficarolo con le dipendenze di San Lorenzo alle Caselle e Santa Croce di Salara.

Landolfo proviene da una famiglia fedele ai Canossa che ha terre, beni di proprietà e potere anzitutto a Ficarolo.  I suoi familiari sono “funzionari dell’entourage canossiano, non solo dell’epoca di Matilde, ma anche di quella dei precedenti signori di Canossa”, con funzioni di giudici, come Rotecherio, il padre di Landolfo, residente/presente nel Castello di Ficarolo.  Il giudice Rotecherio, dal 1047 al 1069, per 20 anni funzionario itnerante dei Canossa con ruolo giurisdizionale, è dal 1070 al 1086 a capo della Iudiciaria di Ficarolo, nel Comitato di Ferrara.2

Dalla famiglia di Landolfo quindi provengono dirigenti e persone in ascesa sociale: “Domus Rotecherij” verrà definita in carte successive (pp. 10- 13). Occorre precisare chela famiglia di Landolfo, è però conosciuta, come “domus Casotti”, dal nome di uno dei suoi esponenti, Casotto nipote di Landolfo. La domus Casotti, come detto, è da tempo studiata dallo storico.3

Fin dal 2010, Pigaiani ha raccontato anche della costruzione del Castello di Ficarolo ad opera dell’Arcivescovo di Ravenna probabilmente nel X° secolo (il Castello è nominato in un Placito del 970 e in due Privilegi papali del 977 e997), e di quanto venisse riconosciuto, fin dalla fine del X° secolo, come attivo e animato punto di controllo sul Po, conteso dai grandi enti che aspiravano al dominio del territorio: Arcivescovo di Ravenna, Canossa, Papato, Impero. È questo il territorio della Pieve di Santa Maria in Trenta, la più antica di tutta la terra alto polesana e alto ferrarese. Il territorio della Pieve si estendeva per quasi venti chilometri, nella zona situata ad est dell’attuale centro di Ficarolo, e comprendeva un tempo anche le terre attualmente sulla riva destra del Po che, però, fino alla metà del dodicesimo secolo erano sulla riva sinistra.4

È corretto chiedersi, a questo punto, dove Landolfo possa aver acquisito le competenze che la “gran Contessa”, Matilde di Canossa, richiedeva e che andavano oltre l’ordinaria abilità, anzi comportavano una seria formazione intellettuale, prima di venir proposto/imposto come Vescovo di Ferrara. Una formazione che, fin dagli esordi, renderà possibile lo svolgimento di compiti complessi in ambito ecclesiastico e anche nel campo del diritto e nell’attività politica. Purtroppo per ora l’interrogativo non ha risposta.

 


1Luciano Pigaiani, La «Domus Casotti» e San Salvatore di Ficarolo con le dipendenze di San Lorenzo alle Caselle e Santa Croce di Salara (All'Insegna del Giglio, Firenze2015), pp. 26,28. Con quest’opera, nel 2015, Luciano Pigaiani ha vinto il Premio Francesco Ravelli.

2Circoscrizione territoriale ampia come una provincia, governata dal comes, il Comitatus fu istituito dall’imperatore Federico Barbarossa. Nel territorio c’erano la riscossione dei dazi imperiali e la Iudiciaria (L. Pigaiani, Domus Casotti cit., pp. 26, 28. A proposito del Comitatus sono citatigli studi di C. Violante, Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: ‘marchesi conti e visconti ' nel Regno Italico (secc. IX - XII), Atti del secondo Convegno di Pisa: 3-4 dicembre 1993, Roma 1996).

3L. Pigaiani, La «Domus Casotti» e San Salvatore di Ficarolo con le dipendenze di San Lorenzo alle Caselle e Santa Croce di Salara, cit.

4Luciano Pigaiani, Il Territorio della Pieve di Santa Maria in Trenta e il castello di Ficarolo nelle Fonti Medievali, Nuovecarte, Ferrara 2010. 

 
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Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°441 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

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MariaAlberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI  2022

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE TERZA

●Il lungo vescovato di Landolfo è analizzato in paragrafi importanti.

La prima attestazione sicura della presenza di Landolfo come Vescovo di Ferrara è nel documento del 1104: egli ottiene dall’Arcivescovo di Ravenna, dietro pagamento, la Massa Firminiana (p. 7).

Di grande interesse per la storia ecclesiastica e della Chiesa di Ferrara, i Capitoletti sui Sinodi di Ferrara (1105, 1110) e sul Clero riformato.  La vicenda storica dei Sinodi, per la Diocesi di Ferrara è documentata per via indiretta, proprio a partire dall’episcopato di Landolfo.1   Il Vescovo convoca l’adunanza del clero diocesano al fine di ottenere la conferma delle proprietà di beni per le istituzioni ecclesiastiche.

A quel tempo, il Vescovo è un signore fondiario o una figura di riferimento per la popolazione cittadina, nei momenti di crisi dei poteri pubblici. Il Vescovo conta sul patrimonio fondiario che costituisce la base dell’esercizio dei poteri signorili.  Paolo Cammarosano, storico medievale autore di importanti saggi e trattati, nel recente studio Italia medievale, afferma che “i Vescovi avevano giurisdizione ecclesiastica sulla città e su un territorio più o meno esteso” e che “lo sviluppo dei poteri vescovili è elemento di coordinamento sociale e territoriale: le iniziative episcopali per il controllo del territorio diocesano portano la concomitanza tra sviluppo demografico, economico e sociale della città”.2

Circa il Clero, afferma Pigaiani, Landolfo è il Vescovo che applica la direttiva papale di Innocenzo II (il Papa della riforma)riguardante la riforma dei Canonici a Ferrara.

Sulla cosiddetta Bolla Vitaliana, sono proposte interessanti riflessioni. Si tratta della Bolla attribuita al Papa Vitaliano(657-672), un noto documento con varie interpolazioni che ha consentito di ipotizzare improbabili origini della città di Ferrara e di accampare diritti inesistenti. Essa però, a parere di Pigaiani, contiene elementi di poco successivi al tempo di Landolfo che aiutano a capire aspetti della vita cittadina.

La nuova Cattedrale.

Sulla costruzione della Cattedrale, Pigaiani si sofferma con attenzione ai particolari significativi.

La nascita dell’edificio vuole rappresentare la solidarietà materiale tra i principali poteri cittadini e il Comune ferrarese ben sviluppato dopo la morte di Matilde di Canossa (1115). Di questa solidarietà il Vescovo Landolfo si era fatto interprete fin dagli inizi del suo vescovato. Pigaiani come esempio, analizza quanto successo a proposito della costruzione del Duomo di Modena dedicato a San Geminiano (p. 70).

L’impresa, da considerare la più abile mossa politica del Vescovo Landolfo, è associata ad atti solenni, del Vescovo e dei Consoli del Comune, in occasione della donazione al Papa del terreno su cui deve sorgere la nuova chiesa episcopale di San Giorgio Cispadano e del Cimitero, da tenere in perpetuo, da consacrare e da non concedere a nessun altro, pagando il censo annuo di un bisante (perpetuo habendam ettenendam sibique ordinandam et nulli alii concedendam). Alla donazione seguono documento di consenso papale e accordo altrettanto solenne (pp.71-74). Per meglio comprendere questo importante capitolo dello studio, vale ancora ricordare le considerazioni di Bruno Zevi 3 nel 1135 (XII° secolo) ha inizio, a Ferrara, la costruzione della Cattedrale di San Giorgio Cispadano (terminata nel XIV secolo, dopo200 anni), importante per la città, in quanto vengono aperte una serie di strade confluenti verso la Chiesa metropolitana.

In breve tempo, il nuovo centro-città assume funzioni religiose, politiche e commerciali. Di fronte al Duomo, viene costruito il Palazzo del Signore; sulla piazza del mercato, a fianco del Duomo si affacciano corporazioni e magazzini. Inoltre, a seguito della costruzione del Duomo e dell’ampliamento del sistema viario, con il Duomo divenuto perno principale del centro cittadino, il nuovo assetto costituirà l’elemento propulsivo dello sviluppo a nord della città di Ferrara.  Nella seconda metà del XIII secolo, il cuore urbano della città è configurato: Duomo e Piazza del mercato sono spazi identitari di Ferrara. Attraverso un lento processo, attorno al Duomo si sono sviluppati il Borgo Nuovo (con le prime case parzialmente in mattoni, non solo di legno e paglia), una serie di piazze (oltre alla piazza di fianco al Duomo) ed edifici ben noti, come il Palazzo del Signore (Palazzo Estense), e il Palazzo della Ragione, poi nel secolo successivo, il XIV°, il Castello Estense (1385).

●La situazione storica relativa ai rapporti tra Papato e Impero.

Nel capitolo III, sulla Società ferrarese ai tempi di Landolfo(XII° secolo), Luciano Pigaiani presenta i principali studi storici  italiani ed europei; tra gli italiani, quelli di Gina Fasoli e Francesca Bocchi e anche le ipotesi recenti di Romeo Sgarbanti,a trattazione del tema complesso che riguarda il tessuto cittadino civile e religioso, nonchè  le grandi questioni della Lotta per le Investiture e la nascita dei Comuni.

A questo proposito, è conveniente prospettare alcuni spunti dello storico ferrarese Alessandro Roveri.4 La lotta per le investiture è nata dall’esigenza di riformare la Chiesa contro le corruzioni (investitura imperiale dei Vescovi, fino alla nomina di Papa e Antipapa con i Vescovi che si schierano dall’una e dall’altra parte, vendita di cariche ecclesiastiche, concubinaggio di Preti e Vescovi) e si è conclusa avantaggio del papato con il concordato di Worms nel 1122 (23 settembre).

Afferma lo storico Alessandro Roveri , che i rovesciamenti di fronte caratterizzanti questa Lotta vedono le diocesi di Ferrara e di Ravennaimplicate”, perciò a Ferrara, è decisiva, per la nascita del Comune cittadino, la Lotta per le investiture che ha solo agevolato la nascita di altri Comuni italiani. Il Vescovo Landolfo e la nuova istituzione, il Comune, rappresentano il momento dell’ emancipazione di Ferrara dai vescovi di Ravenna e il suo definitivo rifugiarsi sotto la protezione della Santa Sede romana, con l’ottenimento di una Bolla papale. Della situazione caotica creatasi durante la Lotta per le investiture, aggiunge Roveri, Guglielmo Marchesella, il ricco vassallo ferrarese della Chiesa ravennate, approfitta: egli si ribella ai suoi protettori, contribuendo così al consolidamento dell’autorità del Vescovo Landolfo e all’emancipazione ferrarese dagli Arcivescovi di Ravenna.


1 Alessandro Accorsi e Riccardo Piffanelli, Il cammino sinodale della Chiesa di Ferrara, “La Voce di Ferrara e Comacchio”21/1/2022, p.5.

2 Paolo Cammarosano, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Carocci Editore Aulamagna, Roma 2016, pp.55, 131.

3 Bruno Zevi, Saper vedere l’urbanistica. Ferrara di Biagio Rossetti, ‘la prima città moderna d’Europa’, [Jacob Burckhardt], Einaudi, Torino 1971.

4 Alessandro Roveri, Ferrara città europea. Storia politica e civile dalle origini ai giorni nostri, TIEMME Edizioni digitali, Ebook Documenti 2018, pp. 18-26

 
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Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°440 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

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Maria Alberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI  2022                                                                                                                                                                    Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE QUARTA

● Appendice documentaria

Nella ricca Appendice documentaria, sono presentati 27 documenti, dal 1104 al 1139 che citano Landolfo e che possono rappresentare opportunità di testimonianze biografiche; talora si tratta di carte conosciute ma mai edite integralmente alle quali lo studioso dedica una rilettura minuziosa, 5 documenti sono inediti, benchè conosciuti e citati. Negli atti, Landolfo è presente, sia come destinatario di Bolle e Privilegi, sia come attore in Enfiteusi.  Pigaiani ha organizzato la scrupolosa schedatura delle fonti documentarie considerate attendibili: edizione scelta, secolo di appartenenza, dati per l’identificazione, regesti, con l’aggiunta di documentazione fotografica (pp.83-110).

Le Fonti, le Pergamene originali ferraresi: le due sedi del Vescovo Landolfo

Paolo Cammarosano ha recentemente affermato che alle origini della moderna medievistica c’è “l’amplissimo lavoro di esplorazione e valorizzazione delle fonti”. 1

E Pigaiani offre nello studio il consueto profumo di manoscritti e pergamene originali, anche ferraresi.

La basilare ricerca delle fonti è stata condotta in vari Archivi, di Stato, Comunali, di Enti ecclesiastici, come è consuetudine dello studioso il quale, secondo l’insegnamento degli storici contemporanei, ricerca i documenti che il passato ci ha tramandato e studia gli indirizzi attuali della ricerca storica medievistica, interrogando ogni documento sulla specificità pertinente al territorio ferrarese e alle sue comunità, con valori e sensibilità ben diversi da quelli attuali. Ne è un chiaro esempio la pergamena originale dell’Archivio Storico Comunale di Ferrara, del 27 febbraio 1120,enfiteusi vescovile” 2, che testimonia i cattivi rapporti tra il Vescovo Landolfo e il Papa Callisto II.

C’è da aggiungere che le preziose pergamene di Ferrara riportano, tra le altre, tre enfiteusi del Vescovo Landolfo, quella citata nel 1120, nel 1124, e nel 1129, che hanno destato qualche curiosità. Le tre enfiteusi fanno parte dell’Appendice documentaria. 

Il Vescovo Landolfo opera con il suo notaio Bonvicino, in una casa, domus  plana et ligneadomni Landulfi episcopi,…in regione aecclesiae Sancti Stephani, nell’abitato di Ferrara sulla sponda sinistra del Po, anziché nel complesso della Cattedrale di San Giorgio Traspadano. A parere di Luciano Pigaiani, la domus plana et lignea, presso Santo Stefano è scelta dal Vescovo Landolfo per tenere distinti dal Capitolo, il Vescovo e i Canonici (p. 50 Nota 148 e p. 95).

Una recente pubblicazione della Congregazione Benedettina di Monte Uliveto, del 2015, contiene uno studio di Enrico Mariani, oblato secolare il quale sostiene (non è chiaro sulla base di quali documenti relativi all’antica Cattedrale di San Giorgio Traspadano) che il Vescovo Landolfo dal 1120, ha di fatto due sedi, il complesso di San Giorgio Traspadano e la domus presso Santo Stefano, perché è avvenuto un ingrandimento della città per contenere l’aumento della popolazione: Ferrara, da striscia fortificata di terreni abitati lungo la riva sinistra del Po, si amplia, con allontanamento dal fiume, verso nord e verso ovest elì  sarà costruita la nuova Cattedrale, di grandi dimensioni, “consacrata” nel 1135. 3  Futuri studi potranno forse presentare elementi atti a  dare certezza alle attuali ipotesi.

●I documenti, gli Archivi, il Fondo Estense Tassoni, la Bibliografia, le Note.   

Le ricerche d’Archivio che nutrono da sempre gli studi di Luciano Pigaiani lo portano, come accennato, ai documenti (ben presente anche la documentazione notarile) –ricercati, ritrovati, letti, studiati, trascritti, e, occorre aggiungere, pubblicati - con attenzione ai contesti storici nei quali i documenti sono inseriti: Matilde di Canossa (fino alla sua morte, nel 1115) e i rapporti tra Papato e Impero. È anche per questo chela sua produzione storica offre coerenza e nuovo dinamismo alla visione d’insieme.

Fonti inedite sono emerse dagli Archivi di Stato di Modena e Venezia, dagli Archivi Storici Comunali di Ferrara, Verona, Venezia, dall’Archivio Storico Diocesano di Ferrara.

Un accenno speciale riguarda il Fondo Estense Tassoni dell’Archivio Storico Comunale di Ferrara.

L'Archivio raccoglie la documentazione della famiglia Estense Tassoni, di origine modenese e insediata a Ferrara nel corso del XV secolo. Nel Fondo sono confluiti documenti di varia provenienza, tra cui le carte relative a diverse famiglie ferraresi del Medioevo: si conservano molte pergamene, le più antiche risalenti alla metà dell'XI secolo. 4

Alle Fonti e alla Bibliografia autorevole (che ha studiato a fondo le fonti), Pigaiani pone domande interessanti, non solo sulla storia civile ed ecclesiastica, ma anche su quella economica, sociale, culturale e politica del Medioevo, a Ferrara e nel suo territorio. Nella Bibliografia, sono indicati altresì i repertori egli strumenti di lavoro sulle stesse fonti (dizionari, glossari lessici).

Tra le numerose Note esplicative, spiccano quelle storiche, talora dei curati approfondimenti con relative bibliografie rilevanti e aggiornate, e con la citazione di documenti che vengono tradotti, se in latino.

●Indici dei nomi, dei luoghi e Glossario.

Di grande utilità, gli Indici dei nomi e dei luoghi e anche il Glossario, con i termini di interesse storico presenti nel testo e nelle note, ognuno dei quali ha comportato per l’autore una specifica ricerca.


1 P. Cammarosano, Italia medievale, cit., p. 10.

2 Archivio Storico Comunale di Ferrara, Fondo Estense-Tassoni, busta 1, perg. 14.

3 Enrico Mariani (oblato secolare), Il Monastero di San Giorgio di Ferrara, in “l’Ulivo”, Periodico della Congregazione Benedettina di Monte Oliveto, 2015(Luglio-Dicembre), p. 288.

4 Comune di Ferrara, A&B ArchiBiblio, Biblioteche e Archivi, Archivio Storico Comunale, Archivi di famiglia, Famiglia Estense Tassoni, sec. XI-XIX, 205 buste.  

 
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Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°439 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

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Maria Alberta Faggioli Saletti RECENSIONE-ANALISI 2022 

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE QUINTA

● La copertina. Le Immagini

La copertina riproduce la Lunetta del Portale del Duomo di Ferrara, con San Giorgio a cavallo in atto di uccidere il Drago, che poggia su una architrave scolpita con le storie di Cristo.

Nella Lunetta, San Giorgio ha trafitto il drago con la lancia e si appresta a finirlo con un colpo di spada. Si tratta di un rilievo di grande valore artistico per il dinamismo dell'azione e la resa plastica del cavallo e del cavaliere. Sono ancora visibili tracce della colorazione originale. E’ considerato uno dei più perfetti capolavori della scultura del secolo XII.  Lunetta e architrave scolpita fanno parte della ricca decorazione attribuita allo scultore Nicolò/Nicolao, architetto-scultore al quale è stata affidata la costruzione della nuova Cattedrale.

Nella cornice della lunetta del portale, c’è un’iscrizione latina anch’essa risalente a poco dopo il 1135 che ricorda lo scultore: artifice(m) gnaru(m) q(ui)sculpserit  hec Nic[ho]lau(m) (SC) hu(n)c[con]currentes laudent p(er) s(ae)c(u)la gentes (Le genti che qui si ritroveranno nei secoli lodino Nicolò, artefice valente che queste opere scolpì). Nicholaus viene definito gnarus “valente”, e gli si tributano grandi onori nell’affermare che la sua fama sarà eterna presso le genti che visiteranno la chiesa. L’iscrizione latina corrisponde a quella che si trova sotto il cornicione del portico della Cattedrale di Verona. 1

Le immagini contenute nel volume sono anteriori alla costruzione del Duomo di Ferrara.

● Patrocini dell’opera

Il libro è pubblicato con il patrocinio del Comune di Ficarolo, del Centro Polesano di Studi Storici, Archeologici, Etnografici (CPSSAE), e del Gruppo Storico Archeologico "Eridano". 

Conclusioni

Un racconto denso e interessante nel quale risaltano il protagonista Landolfo e i legami, documentati ma ancora non del tutto chiariti, all’interno della sua famiglia, tra quelle che dominano in città. Ad esempio il legame matrimoniale tra Adelasia, possibile figlia di Sichelmo (fratello di Landolfo) e Guglielmo Marchesella Adelardi (la pergamena di enfiteusi del 1104).

Un racconto di vita e di dinamiche cittadine, nella Ferrara medievale, con un procedere attento all’unità di ricerca tra ambito “ecclesiale” e ambito “politico-istituzionale”, nel più ampio contesto storico e culturale.

Circa la nascita dei governi autonomi cittadini -i Comuni- gli storici medievisti parlano di Popolo e Vescovo, ma nel caso di Landolfo è opportuno dire Vescovo e Popolo. Egli infatti, pur provenendo da una famiglia fedele canossiana, ha fatto una politica a sé.

Possiamo terminare citando ancora Paolo Cammarosano: “Ferrara è una delle città in cui il ruolo dei Vescovi, delle loro clientele di funzionari e vassalli fu decisivo tra la fine del Mille” e la seconda metà del 12°secolo, “per l’organizzazione della città in Comune”.

Ecco le parole conclusive del saggio storico di Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara. Da Ficarolo alla nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022:

La morte di Landolfo segnava veramente  una cesura nei rapporti collaborativi tra l’episcopato e il Comune, anche  se quest’ultimo avrebbe successivamente assistito il vescovo nelle operazioni di acquisto delle terre transpadane di Melara e Bergantino appartenenti ai monasteri  di S. Salvatore di Pavia e di S. Silvestro di Nonantola. Azione che rientrava nell’ambito di quell’esigenza di eliminare la presenza di enclaves giurisdizionali   estranee all’ambiente ferrarese in quello che il Comune di Ferrara considerava il proprio territorio. Senza Landolfo il Comune perveniva sotto il pieno controllo  della pars aristocratica e Guglielmo Marchesella ne assumeva la direzione politica; l’esclusione di San Maurelio dalla contitolarità della nuova cattedrale era un esplicito segnale ai gruppi sociali, che controbilanciavano la pars aristocratica nel governo comunale, a non far più alcun affidamento politico sul sostegno della chiesa vescovile. Il Comune subiva un’ulteriore involuzione verso la metà del secolo, come provato dagli atti del processo di Ostiglia del1151. In quell’occasione infatti il comune di Ferrara fu rappresentato non dai consoli ma dal solo dominus Salinguerra, che non era qualificato come investito di un ufficio specifico, ma la cui funzione politica specificata nell’espressione linguistica: cui soli Ferrarienses omnem sue rei publice curam gubernandam mandaverant, indicava l’ufficio di magistrato unico posto a capo del comune. E questo sì segnava la fine di quel consociativismo civico alla base della politica di Landolfo.


1 Marta Boscolo Marchi, La cattedrale di Ferrara in età medievale: fasi costruttive e questioni iconografiche, Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato di Ricerca in Storia e Critica dei Ben Artistici, Musicali e dello Spettacolo, Ciclo XXII, Padova 2011, p. 55.

2 Luciano Pigaiani, Il possesso della terra nella Transpadana ferrarese fra X e XII secolo. Enti ecclesiali, Canossa e Signorie fondiarie (Domus Casotti, Marchesella), Este Edition, Ferrara2020.

3 P. Cammarosano, Italia medievale, cit., p.132.

 
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