Lettere dal delirio

Gente Comune...


La gente cammina...la gente intasa le strade con i suoi piedi e suoi pensieri folli...la gente mangia e fotte...beve e ride...piange e si asciuga la lacrime e poi ricomincia...loro erano tra le gente...sospinti...a forza...da quella marea delirante...camminarono spesso sullo stesso marciapiede...ascoltarono cento volte la stessa canzone...si sfiorarono le mani...comprando lo stesso libro...lasciarono che la vita li sfregiasse...li marchiasse...li facesse sentire utili ed inutili nello stesso momento...e lavorarono...e crebbero figli...si incazzarono e gettarono la spugna mille volte...rialzandosi sempre su un'anima dolorante e devastata...arrivarono allo stesso mare...e sapevano chi erano prima di parlarsi...lei ebbe vergogna...per non potersi presentare a lui nella sua purezza...e lui le disse...che era la pių casta delle vergini...si confusero...si ribellarono e ricaddero pių e pių volte...l'uno nell'altra...sapevano amarsi e devastarsi...farsi del male e farsi del bene in eguale misura...erano come gli altri...ma erano diversi...Io no, io no, io no, io no io non ho terre da sognare io non ho voci da seguire io sono qui che aspetto. Io no, io no, io no, io no io non ho lettere da spedire non ho parole da imparare per cantarle sola. Come tarda questa notte la mia lunaspina venga gių alla finestra quella luce bambina venga gių dal silenzio mia cara compagnia con i mie muscoli stanchi sono qui che aspetto. Eh no, eh no, eh no, eh no io ne avrei terre da sognare ne avrei di voci da seguire io non č vero che aspetto. Eh no, eh no, eh no, eh no io non ho lettere da spedire ne avrei parole da imparare per non cantarle sola. Eh no, io no, io no, io no io ne avrei dette di parole io non l'ho amato il mio dolore io non č vero che aspetto. Eh no, eh no, eh no, eh no Fossati