Lettere dal delirio

dentro la luce ambrata di quel tramonto era lì, era lei, su quel tratto di promontorio che l'affacciava al mare, lo stesso mare che il suo specchio, la sua vera natura: inquieta. Era lì, era lei che comandava il suo trabaccolo, dove ad un suo grido le tre vele si sarebbero alzate e via, a forza di vento, via, verso un'altra còrsa, via via, a sentir la corda fradicia d'onda e sale scorrere sulla pelle e scorticarla. Via, via, in quel dolore, ed a volte sangue, ch'era il suo modo di sentirsi viva. Fu lì, in quel tramonto ambrato dove l'ombra bruna del profilo s'allunga sul terreno che lo scorse poco lontano. Un passo, due, cinque. Tre braccia avrebbe detto, sicura, fosse stata sulla sua tolda. Ma lì era terra, per quanto il mare le fosse vicino. E forse fu per quello, e forse fu per gioco, che lasciò che l'ombra di lui s'intigesse un poco nella sua. E forse fu per quello, o forse fu per gioco che rispose al sorriso che lui le lanciò come una gomena e finse, per un istante finse, d'abbracciarla grata. Fu quando lei s'avvicinò come attirata da quella fune che le due ombre si staccarono. L'uomo non vide in quello il suo destino. L'ombra della donna rimase ombra, la sua di uomo invece si ritrovò macchiata, indelebilmente, da quella di lei.

Grazie Claudio...mi lasci senza parole...è bellissima...

le parole vanno e tornano a chi le porta.... abbi un buon tempo :)

Questo è un signor commento...grazie...

eppure...

Quando ci sono gli "eppure" io mi preoccupo...ehehe

non lo avrei detto, non sembri una usa alla preoccupazione figlia dell'irresistibile

Non sono facilmente prevedibile...dicono...