Lettere dal delirio

guardò su quel cuscino, fino a poco prima lei era seduta lì ed adesso la sua assenza invadeva già tutta la stanza fino ai bordi del vetro quello della finestra che dava sul giardino dove il roseto germogliava, e lei, un giorno, quasi per sfida, gli aveva domandato:"dimmi chi è la più bella", mettendosi di profilo al fianco della più grande di tutta la fioritura. Lui stette in silenzio poi appoggiò il palmo della sua mano al gambo della rosa, lì dove le spine si protendono aguzze, e lo strinse con forza finchè non vide il sangue gocciolare. Solo allora le disse "le tue spine fanno molto più male". Lei prese la mano di lui ed iniziò a leccare piano quel sangue caldo, rosso, vivo. Quella era lei e quello il peso della sua assenza con quella voce ch'era d'alba e tramonto allo stesso momento, con il suo occhio azzurro intenso e l'altro coperto di nubi. Quella era lei e quello il vuoto della sua non presenza. Ieri l'avrebbe chiamata malinconia, oggi era il morso al basso ventre del desiderio.