Catallaxy

Alcune ragioni all'egoismo.


Sono  egoista, profondamente, ed è questo egoismo che mi dà la forza  di proteggere la mia dignità: forte della mia indipendenza e curioso nella consapevolezza di me stesso, delle mie capacità, ambizioni e carenze."... ciò che c'è di buono, di alto e di nobile sulla terra è solo ciò che mantiene la propria integrità". "La Fonte Meravigliosa" Ayn RandMi è stato detto di essere conciliante nella vita, di non essere radicale nei giudizi: ma io sono "radicale". C'è la giustizia e l'ingiustizia, se mi piegassi alla seconda tradirei la prima, tradissi la prima non sarei più l'individuo libero che ritengo d'essere, perciò non esiste.Lo faccio per puro egoismo, l'altruista perdona, si fa lacerare dentro dall'ingiustizia: dato che io credo nella giustizia e che essa sia libertà, non mi piegherò mai alla logica di chi vuol asservire gli altri. Non ora. Spero mai." ... E qui l'uomo fa fronte ad un' alternativa fondamentale: egli può sopravvivere in uno solo di due modi: per mezzo del lavoro indipendente della propria mente o come parassita della mente altrui. Il creatore agisce. Il parassita acquista. Il creatore fa fronte alla natura da solo. Il parassita attraverso un intermediario. Scopo del creatore è la conquista della natura. Scopo del parassita è la conquista degli uomini. Il creatore vive per il proprio lavoro. Egli non ha bisogno degli altri. Suo scopo principale è lui stesso. Il parassita ha bisogno degli altri. Gli altri diventano il suo scopo principale. Il bisogno principale del creatore è l'indipendenza. La mente che ragiona non può vivere sotto alcun tipo di obbligo. Per il creatore, ogni relazione con gli uomini è secondaria. Il bisogno fondamentale  del parassita è quello di assicurarsi i legami con gli uomini per venir nutrito. In primo luogo egli considera le relazioni. Dichiara che l'uomo esiste per servire gli altri. Predica l'altruismo. L'altruismo è la dottrina che chiede che l'uomo viva per gli altri e pone gli altri al di sopra di se stessi. ..."Howard Roark nel "La Fonte Meravigliosa" di Ayn Rand