Catallaxy

Una questione di educazione. 1


 
"Il tempo è la forma ineliminabile delle realtà individuali"Edmund HusserlDa piccolo mi è sempre stato piuttosto naturale andare contro tutto quello che mi dicevano i grandi, non in modo plateale o vivace, com'è invece solito nei bambini, ma in modo profondo, mettevo in discussione ciò che mi veniva detto in linea di principio, poi magari ubbidivo - non dimentichiamoci che in casa il "monopolio della forza" è dei genitori -, ma ciò non toglieva che io avessi ragione e che di nascosto potevo provarlo, prima a me stesso, poi agli altri.Così succedeva che prendevo la bicicletta e, senza dire niente a nessuno, mi allontanavo di casa, o che la sera tornavo sempre un pochino più tardi. Ero curioso del mondo, mi affascinava tutto quello che c'era intorno alla mia realtà e cercavo appena potevo di esplorare. Questo perché sin da piccolo, avevo la sensazione, poi la coscienza, della proprietà del mio tempo. Credo che in questo ci sai stato anche l'impulso, volontario o meno, dei miei genitori, anche se quando disubbidivo non si risparmiavano ceffoni. Poche volte mi è capito di annoiarmi, le mie giornate da piccolo erano sempre un' avventura.Questa educazione credo abbia influito notevolmente nelle mia indole indipendente, individualista, nel rispetto estremo che ho del tempo degli altri e del mio, perché esso è rispetto per la proprietà di uno dei beni più prezioso: la nostra vita.Mi capita invece di imbattermi in genitori disarmati di fronte a figli sempre più impotenti, incapaci di impiegare il loro tempo, profondamente annoiati e alla ricerca di un brivido da "condividere" su youtube o con i compagni a scuola sul cellulare. Credo che in questi comportamenti ci sia una mancanza di fondo, la mancanza di quel rispetto per se stessi, che può venire solo da un' autentica consapevolezza della bellezza della vita e da quella sensazione superiore che è il senso di proprietà di se stessi. Solo se si è gelosi della propria vita e del proprio tempo si sarà rispettosi anche del nostro prossimo. Credo che bisogna saper stare soli, facendo affidamente sulle sole proprie forze, per apprezzare appieno la vita e per capire che l'essere indipendenti dal nostro prossimo è anche un dovere. Nessuno di noi può reclamare un solo minuto del tempo di un altro come qualcosa di dovuto.Questa nostra era digitalizzata, ci ha reso molto meno liberi: basta pensare al telefonino, ora chiunque può essere raggiunto sempre e in ogni luogo, il computer, il web, i blog, facebook ... e chi più ne ha, più ne metta. Si è diffusa un' estrema esigenza, soprattutto nei giovani, di condividere tutto, di non lasciare nulla esclusivamente per se stessi."La pluralità umana è la paradossale pluralità di esseri unici" Hannah ArendtUna buona educazione non può prescindere dall'assunzione completa della responsabilità verso se stessi e delle proprie azioni, mentre oggi c'è una forte porzione di persone che passano la maggior parte del loro tempo a scaricare le proprie colpe sull'altro: figli che incolpano i genitori dei loro insuccessi, gl'imprenditori che incolpano il governo se il loro business va male, il governo che a sua volta accusa le banche della crisi e della mancata ripresa, dipendenti pubblici e privati che sono tutti intenti a passarsi "palle avvelenate", a scaricare colpe sugli altri e a parlar male del capo.Questo spreco di tempo passato a distruggersi, è il sintomo malato di una tendenza che è forse parte di noi, ma che individualmente bisogna vincere per ricominciare a vivere e, come ho già scritto mesi fa, "realizzarsi.