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Nickname: marcinkus65
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Sesso: M Età: 59 Prov: BA |
I NOSTRI PRINCIPI
1) La difesa di tutte le libertà;
2) La correlazione fra diritti e responsabilità;
3) La distinzione fra principi morali e vincoli giuridici non per indifferenza morale ma per facilitare le condizioni della convivenza;
4) L’attribuzione alla politica di un ruolo che riguarda soprattutto le regole, anche se le istituzioni hanno il fondamento in principi come la tolleranza, l’autonomia e il rispetto di sé e degli altri che non sono moralmente neutri;
5) La centralità dell’istruzione e della formazione continua per una società di uomini liberi e con eguali opportunità;
6) La convinzione che ogni cittadino sappia impiegare meglio del Governo i suoi soldi e che il prelievo pubblico non debba superare quella soglia che favorisca l’evasione e scoraggi le attività dei cittadini;
7) La fiducia nel Mercato e nella Concorrenza;
8) Il premio per il MERITO;
9) La preferenza per il principio che ai cittadini debba essere permesso tutto ciò che non è espressamente vietato;
10) L’amore per la propria Patria non deve mai trascendere in odio per quella degli altri;
11) La ferma determinazione nel perseguimento dell’obiettivo dell’integrazione europea e la volontà di lavorare per un’Europa sempre più forte, alleata con gli Stati Uniti d’America, per affrontare insieme le sfide del terzo millennio.
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« Messaggio #1 | IL PROGRAMMA » |
La grande storia racconta che dopo il fallimento del Trattato di Granada - stipulato segretamente nel novembre del 1500 - con il quale Francia e Spagna si spartivano rispettivamente Campania e Abruzzi e Puglia e Calabria, gli scontri fra le parti avverse s'intensificarono sui suoli di guerra, di cui Barletta era uno degli epicentri. E fu proprio in una di queste violente scaramucce che gli Spagnoli, sotto il comando di Diego de Mendoza, catturarono numerosi Francesi fra cui Charles de Tongue, detto Monsieur de La Motte. Ancora l'Anonimo Autore di Veduta racconta che la sera seguente la cattura, il 15 gennaio 1503, il Gran Capitano Consalvo da Cordova diede un banchetto nella cantina del palazzo requisito a una nobile famiglia della città di Barletta - quartier generale spagnolo dove alloggiava anche il capitano don Diego de Mendoza - al quale parteciparono anche i prigionieri francesi. In quella che la tradizione riferisce essere l'Osteria di Veleno o la Cantina del Sole e che oggi è ricordata come la Cantina della Sfida - mentre i convitati parlavano di fatti d'arme, La Motte accusò di codardìa gli italiani, difesi vivacemente da Inigo Lopez y Ayala, e lanciò loro una sfida, che fu accolta dal nobile e valoroso capitano di ventura Ettore Fieramosca da Capua. Si può ragionevolmente ritenere che la sfida fu provocata ad arte dagli spagnoli, assediati dai francesi e quasi isolati in attesa di rinforzi e viveri, sia per tenere alto il morale delle truppe che per ingraziarsi la simpatia degli italiani, dei quali in quel momento erano oppressori. Ettore Fieramosca molto probabilmente non era presente alla cena, ma fu contattato nei giorni seguenti dai nobili italiani Prospero e Fabrizio Colonna, al servizio degli Spagnoli, che formarono la compagine italiana scegliendo fra i combattenti più coraggiosi d'Italia. Lo scambio di lettere tra Fieramosca, capitano di ventura italiano, e il cavaliere francese Monsieur de La Motte, testimonia l'importanza che il combattimento rivestiva per i protagonisti. Tutto fu programmato nei minimi particolari, con scrupolo e finanche con puntiglio. Fu stabilita la somma di cento corone per il riscatto dei prigionieri, il numero degli sfidanti in tredici cavalieri con due ostaggi per parte, quattro giudici e sedici cavalieri per testimoni. Sempre di comune accordo fra le due parti, fu individuato il campo di battaglia in Contrada S.Elia, territorio neutro fra Andria e Corato, appartenente a Trani, allora sotto la giurisdizione di Venezia. La mattina del 13 febbraio, i Tredici italiani, dopo aver ascoltato il discorso d'incitamento del loro capitano (che si dice indossasse una sciarpa azzurra bene augurante, dono di Isabella d'Aragona) giurarono di difendere il proprio onore e quello dell'Italia anche a costo della vita, e nel pomeriggio infersero una sconfitta bruciante all'arroganza dei francesi, in un'epoca in cui l'Italia era un insieme di stati e staterelli subalterni e la Francia si avviava a diventare un moderno stato nazionale. Fieramosca diede ulteriore prova di ardimento, ma anche di lealtà : non approfittò dell'inferiorità tattica di La Motte, disarcionato, ma scese da cavallo e gli diede il colpo di grazia a terra. Dopo il combattimento i francesi che non avevano portato con loro il riscatto, convinti com'erano di uscire vincitori dal campo di battaglia furono condotti prigionieri a Barletta. Incontenibile fu la gioia dei barlettani, che accolsero i loro eroi con `li fuochi per le strade…' Tutti fecero festa ai Tredici, dal popolo minuto al Sindaco, ai consiglieri e ai priori. I preti del Capitolo della Cattedrale portarono in processione la Madonna dell'Assunta, un'icona del `300 da allora ribattezzata Madonna della Sfida, conservata ancor oggi nella Cattedrale di Barletta. Il comune di Barletta all'epoca era ricco e potente, sia sul territorio costiero che nell'entroterra. Le vie della città brulicavano di mercanti anche forestieri; vi erano alti casati nobiliari; il suo porto era popolato da navi di Venezia, Trieste; Ragusa; le sue piazze ospitavano i commessi di Piero de' Medici e mercanti di ogni regione mediterranea.
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