Fonte: REPUBBLICA.it
Per il romeno Karol Racz è stata confermata la detenzione in carcere per lo stupro del 21 gennaio scorso in via Andersen, nel quartiere di Primavalle, a Roma. L'uomo di 36 anni è detenuto anche perché considerato, assieme al connazionale Alexandru Isztoika Loyos - che ha prima confessato e poi ritrattato - uno dei due aggressori della 14enne violentata nel parco della Caffarella. "Ancora oggi non capisco perché sono stato coinvolto in questa storia", si è difeso il romeno davanti al gip, negando ogni coinvolgimento in entrambe le aggressioni. E citando nomi e circostanze che lo scagionerebbero dalle accuse sia per Primavalle che per la Caffarella. Intanto alcuni investigatori della Questura di Roma sono giunti a Bucarest alla ricerca del terzo uomo che avrebbe partecipato alla violenza della Caffarella.
Racz. A confermare la detenzione di Racz è stato il giudice dell'indagine preliminare Silvia Castagnoli che due giorni fa, su richiesta della Procura, aveva contestato all'uomo la responsabilità per l'episodio di Primavalle ai danni di una donna di 41 anni. Assistito dall'avvocato Lorenzo La Marca, Racz oggi ha respinto l'accusa di essere uno degli aggressori e ha detto di avere un alibi che dovrebbero chiarire la sua posizione e confermare la sua innocenza.
I dubbi della vittima. La vittima dell'aggressione, dopo aver in un primo momento Racsz, ha successivamente espresso dei dubbi, ribaditi ieri sera nel corso della trasmissione Annozero. La Marca ha spiegato che la donna "non ha riconosciuto Racz, ma ha detto che somiglia a uno dei suoi aggressori", che avevano entrambi il volto in parte coperto da un cappuccio. Il provvedimento del giudice Castagnoli, che ha confermato la detenzione in carcere, viene comunque giustificato con la possibilità che, una volta rimesso in libertà, l'uomo possa reiterare il reato e comunque fuggire dall'Italia per sottrarsi alle indagini. Intanto agenti della squadra mobile della questura di Roma, che indagano sullo stupro della Caffarella, sono arrivati a Bucarest per confrontare i Dna ritrovati sui reperti e cercare di dare nome e volto ai profili genetici che non corrisponderebbero ai due arrestati.
I poliziotti romeni. "Nessuno ha fatto pressioni su uno degli arrestati per lo stupro alla Caffarella per costringerli a confessare", hanno riferito al quotidiano di Bucarest Evenimentul zilei i poliziotti romeni che collaborano con la polizia italiana. Gli agenti hanno spiegato che durante l'interrogatorio "il principale sospettato ha raccontato dettagli scioccanti che non avrebbe conosciuto se non avesse partecipato al reato". Quindi, sostengono, "la sua testimonianza non può essere messa in dubbio".
Il cromosoma Y. Ieri il doppio riscontro sui reperti ha dato esito negativo. Anche la comparazione degli esami del Dna svolti sulla base dei risultati a cui erano arrivati gli esperti della polizia scientifica, non lascerebbe dubbi: su una serie di reperti rinvenuti alla Caffarella, non ci sarebbero tracce biologiche dei due romeni indagati. Ma gli esperti della Scientifica hanno isolato un cromosoma Y che corrisponde a quello di un cittadino romeno attualmente in carcere. L'uomo era dietro le sbarre il giorno dello stupro, ma il cromosoma, che resta uguale tra i maschi di una famiglia, potrebbe condurre a uno dei suoi familiari. In queste ore, in Romania, gli investigatori starebbero effettuando controlli a tappeto su tutti i membri di una famiglia di pastori.
Il terzo uomo. Secondo quello che riferisce il quotidiano romeno Cotidianul, tra i principali indiziati ci sarebbe Ciprian Cioschi (22 anni), l'uomo senza tre dita riconosciuto dalla ragazzina in una foto il giorno dopo l'aggressione. Per la polizia romena il sospettato, originario di Botosani, sarebbe "partito alla volta di Roma in pullman due giorni prima dell'aggressione", quindi potrebbe essere stato nella capitale il giorno di San Valentino. Questa versione smentirebbe quella ufficiale, secondo cui Cioschi si trovava in Romania il 14 febbraio, giorno dello stupro.