Professori obiettori di coscienza

Post n°1 pubblicato il 19 Maggio 2006 da biuro

Progetto Docenti obiettori

Il progetto si pone come obiettivo principale quello di eliminare l’alto costo sociale della surroga breve dell’adozione dei libri di testo nella scuola d’obbligo secondaria di primo e di secondo grado.

 La considerazione deriva da un’attenta analisi dell’attualità scolastica che vede l’adozione di nuove edizioni dei libri di testo troppo frequente un grave problema sociale che va a tracimare prepotentemente nell’economia domestica di una famiglia italiana, senza essere supportata da un’apparente logica o indifferibile necessità. Il problema, ancorché finanziario, come si può facilmente dedurre, va direttamente a minare il rapporto che il cittadino instaura con l’istituzione pubblica per eccellenza che è la scuola, struttura sociale che per secoli è stata riferimento principale della società e dove, addirittura, viene impostato per gli alunni e per le famiglie il concetto stesso di educazione civica e rispetto delle direttive legali sociali. La società dei consumi non ha il diritto di avocare a sé anche la gerenza di un così delicato ambito non facendo niente di diverso dall’ incrinare, a volte irreparabilmente, il rapporto cittadino – istituzioni, creando quella acredine che pone su due piani nettamente diversi le parti il genitore che non può far altro che accettare un’ imposizione dettata dai dominanti in questo caso rappresentati  dall’istituzione scolastica statale che è anche controparte che autarchicamente impone le sue intimazioni.

La controparte in questa azione di miglioramento gestionale dell’istituzione scolastica sono logicamente le case editrici. Chi sottoscrive questo protocollo è un soggetto che non è “contro il libro”, è contro la speculazione editoriale fine a sé stessa che poco si discosta da una speculazione edilizia o finanziaria avvicinandosi ad un odioso concetto di inquinamento culturale  frutto di una clima pseudointellettuale che non può far altro che nuocere alle istituzioni allontanando l’utente finale dal giudizio benevolo in favore della cultura e, specificamente, verso la sua positiva azione all’interno della società moderna. Le piccole case editrici giocoforza sono estromesse dalla successione turbinosa di nuove edizioni in quanto i magri capitali non glielo consentono per cui molte sono costrette a chiudere o quantomeno a far mancare l’importante valore aggiunto della sperimentazione e dell’emersione dal basso di talenti e di studiosi non convenzionali ripiegando su altre forme di pubblicazioni.     

Quindi possiamo attestare che il libro innovativo è sempre ben accetto ma che deve avere, in quanto tale, un decorso di almeno sei anni di adozione, mentre non è gradita qualsiasi forma di speculazione editoriale fine a sé stessa. Il problema non tocca solo i diretti interessati ma anche gli autori stessi dei libri di testo che non si identificano più in studiosi della materia specifica unitamente allo studio della pedagogia più avanzata, ma si è creata una sorta di nuova figura professionale che possiamo identificare in professionisti del plagio e del duplicato, mercenari che riescono a soddisfare gli interessi editoriali meramente legati ai titoli di catalogo degli editori senza apportare nessun beneficio all’opera stessa e quindi ai docenti e agli alunni.

 I docenti, quindi, giocano un ruolo molto importante all’interno della manovra speculativa in cui si trovano chi più chi meno coscientemente,  protagonisti diretti dell’intervento indotti o da rappresentanti delle case editrici troppo pressanti o, ancora peggio, dalla promessa di agevolazioni, benefici o donazioni segnatamente all’acquisto di libri di testo personali. L’ immagine del docente è quella che ne esce più svilita in quanto si identifica nella figura del docente un professionista dotato di un concetto di onestà, poi conseguentemente trasmesso ai discenti, elastico e superficiale per quanto riguarda le nuove  adozioni “facili”. Didatticamente risulta poco consistente in quanto mette il sussidio didattico al centro del suo insegnamento anziché ispirarsi ai veri valori della didattica basati sul rapporto umano docente-discente assegnando alla scuola un ruolo in primo luogo pedagogico e poi pregnante di competenze specifiche e non la mera somministratrice pedissequa di sussidi didattici con relative esercitazioni comodamente redatte seguendo un criterio massificante nazionale  senza  nessun adattamento da parte del docente al territorio e all’ambito sociale di appartenenza.

 Quindi nasce la figura di “Docente obiettore” in cui si identifica un docente che mira ad un alto valore deontologico della propria professione. La figura di professionista che rifiutava di svolgere un’attività professionale anche a fronte di una legislazione favorevole ad essa la ricordiamo identificata nei “medici antiaboristi”, che ritenevano immorale praticare l’aborto, anche a fronte di inibizioni di carattere religioso. Allo stesso modo il docente che, con estrema leggerezza, induce un’intera classe a sostituire il libro di testo in uso con uno solo apparentemente più aggiornato ma che risulta abbellito soltanto di qualche immagine o di qualche piccolo paragrafo più attualizzato, senza sostanziali e scientificamente motivate innovazioni metodologiche, compie un atto immorale e deprecabile condannato sia dalla società civile che da quella religiosa.

 I costi: una nuova adozione costa 625 Euro per ogni libro a classe. I libri acquistati già usati potrebbero costare 300 Euro a classe. La spesa potrebbe essere dimezzata, i libri potrebbero essere riciclati e non meramente eliminati e gli editori potrebbero evitare di rincorrere la produzione frenetica di testi di scarso valore aggiunto con un cospicuo risparmio dell’intera filiera editoriale vendendo sì di meno, ma evitando inutili produzioni, realizzando un pari ricavo.

 Secondo un semplice calcolo questo tipo di azione comporterebbe in una città di 50.000 abitanti un vantaggio:

  • Finanziario in quanto il milione di Euro spesi ogni anno di cui sopra potrebbero diventare   € 500.000,00,
  • Ecologico in quanto le tonnellate di libri dismessi si ridurrebbero almeno di un quarto,
  • Istituzionale in quanto il rapporto scuola famiglia sarebbe più complice e più cordiale.                                                                                                     
                                                                                                                   Mauro Bibbò

 
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